"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 17 giugno 2022

Eventi. 78 «Io gli ho detto: 'Fratello, noi non siamo chierici di Stato, siamo pastori del popolo'. Spero di incontrarlo in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po' con lui in quanto pastore».

 

“Guerra&Delatori”. Ha scritto Silvia Truzzi in “C’è il quinto verbale: un illustre putiniano parla di complessità” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri 16 di giugno: (…). Le intercettazioni ambientali (…) a proposito della guerra in Ucraina sono esplosive e equivocabili. "Dobbiamo allontanarci dallo schema di 'Cappuccetto rosso': Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro. Un paio di mesi prima dell'inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. Mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: 'Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro. La situazione potrebbe portare alla guerra'. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo". Non che l'aggressione della Russia venga giustificata, sia chiaro: "Quello che stiamo vedendo è la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realtà, preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari". Però non si può guardare solo questa ferocia: "Non vediamo l'intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita". Chi ha interesse a portare avanti la guerra? I signori delle armi: "E molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco". Ce n'è più che abbastanza per essere tacciati di putinismo: "Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono". E a questo punto i microfoni rilevano l'orrida parola, - messa all'indice per intere settimane, insieme a coloro che la usavano, esplicitamente o solo provando a ragionare. La parola "complessità". "Sono contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli. È pur vero che i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta". La ciliegina sulla torta è una telefonata di 10 minuti con il famigerato patriarca Kirill: "Mi ha letto una dichiarazione in cui dava i motivi per giustificare la guerra. Io gli ho detto: 'Fratello, noi non siamo chierici di Stato, siamo pastori del popolo'. Spero di incontrarlo in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po' con lui in quanto pastore". Non possiamo fare il nome dell'intercettato, perché la rivelazione sarebbe esplosiva e il soggetto in questione ha agganci così in alto che rischiamo assai più di una smentita (…) rischiamo di venire fulminati da una saetta scagliata dal cielo. Quello che possiamo spingerci a dire, cari lettori, è che i vostri (e i nostri) pensieri - fuorilegge fino all'altroieri - sono stati benedetti. Di seguito, «I guardiani “mainstream” che fabbricano reprobi» di Moni Ovadia, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 15 di giugno ultimo: (…). Ogni guerra ha bisogno di individuare anche il nemico interno. Certo nel tempo della mediatizzazione del sistema informativo esso non viene espunto dallo spazio sociale, non viene ristretto in una segregazione probo, né emarginato. La sua presenza serve per indicarlo all'esecrazione generale, magari con fastidio, con sufficienza o con modi compassionevoli. Lo si indica come uno spostato lontano dalla realtà o come uno che ha messo il suo sapere critico al servizio dell'aggressore. Lo si ridicolizza facendogli notare che il suo pensiero critico nel paese di cui lo si accusa di essere al servizio sarebbe fonte dei peggiori guai. I guardiani del mainstream nella loro totale autoreferenzialità non si ritengono tenuti ad argomentare sul piano logico ciò che sostengono. Non si chiedono come un oppositore radicale dell'economia iperliberista possa sostenere un regime che si fonda sullo smisurato potere di oligarchi. Queste anime candide si riempiono la bocca con la reiterazione interminabile della parola democrazia, lo fanno con spirito apotropaico, illudendosi che recitare incessantemente la parola, come il mantra del loto, faccia di loro dei democratici. Ma ignorano che la democrazia è tanto più tale quanto più la voce oppositori al pensiero dominante viene ascoltata e rispettata. Adirano fanaticamente tutto ciò che è America, la più grande democrazia del mondo - dicono - e accusano acriticamente chi si oppone alla scellerata politica egemonica aggressiva e guerrafondaia delle amministrazioni degli Stati Uniti di essere anti-americano, anche se la sua formazione si è nutrita di molteplici aspetti della miglior cultura statunitense. E, se un libero pensatore fa notare che le più autorevoli voci di studiosi delle più prestigiose università del Grande Paese hanno parole asperrime contro la politica estera a stelle e strisce, fanno orecchie da mercante e smettono di parlare di democrazia. Il grande Noam Chomsky, definito dal New York Times "verosimilmente il più grande intellettuale americano vivente", insegna da decenni al Mit, senza peraltro cessare di definire, in ripetute circostanze, gli Stati Uniti uno Stato terrorista per la sua politica estera. Chomsky non ha mai fatto domanda per insegnare a Mosca. I nostri giornalisti mainstream si sono autonominati detentori della realtà, accusano chi non la pensa come loro di noli vederla, per questi talenti i secoli sono passati invano, per non pagare il dazio fanno finta di ignorare che ogni realtà può essere variamente interpretata in merito a ciò che l'ha generata. Un'altra delle loro ossessioni è la caparbia volontà di espungere dal reale la categoria della complessità, ovvero la accusano di essere nemica della verità. Se fossero medici espungerebbero dalla loro scienza l'anamnesi, ovvero storia clinica del paziente, per limitarsi all'epifenomeno patologico e così curerebbero la malattia facendo crepare il paziente. La loro presunta onestà democratica è solo un'ottusa adesione all'ideologia occidentalista. Accusano Putin di avere invaso il Paese sovrano e di usurparne alcune terre contro la legalità internazionale, ma ritengono naturale l'occupazione sessantennale delle terre palestinesi e parte dell'unica "democrazia" del Medioriente, non sollevano un sopracciglio davanti al massacro dei curdi da parte di un membro della Nato, fanno le faccine scandalizzate per l'efferato orso russo ma fanno lucrosi affari con i dittatori amici dell'Occidente. Amano appellarsi all'Europa, ma rifiutano di vedere che essa è una chimera. Quale Europa? Quella dell'asse Parigi-Berlino? Quella di Visegrad? Quella di Orbàn? Se un'Europa unita, indipendente ci fosse stata - ebbene sì! Si può essere amici dell'America senza esserne sudditi - questa tragica guerra non sarebbe scoppiata. Qualcuno si ricorda che fino agli Urali la Russia è Europa e che la maggioranza dei russi vive entro confini europei? Un'Europa appiattita sulla vocazione di dominio mondiale degli Usa è solo un simulacro inservibile a dare un contributo fattivo alla creazione di un equilibrio multipolare basato sulla pace. Non arrivano a capire che gli attuali Stati Uniti non possono rappresentare una soluzione ai problemi planetari perché ne sono una delle cause principali. Avete riconosciuto l’eminenza religiosa accusata dai mestieranti della delazione di essere un “illustre putiniano (che) parla di complessità”?

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