“Guerra&Delatori”. Ha scritto Silvia Truzzi in “C’è il quinto verbale: un illustre
putiniano parla di complessità” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri
16 di giugno: (…). Le intercettazioni ambientali (…) a proposito della guerra in
Ucraina sono esplosive e equivocabili. "Dobbiamo allontanarci dallo schema
di 'Cappuccetto rosso': Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo
qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro. Un
paio di mesi prima dell'inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un
uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. Mi ha detto che era molto preoccupato
per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto:
'Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono
imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro.
La situazione potrebbe portare alla guerra'. Quel capo di Stato ha saputo
leggere i segni di quel che stava avvenendo". Non che l'aggressione della
Russia venga giustificata, sia chiaro: "Quello che stiamo vedendo è la
brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe,
generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realtà,
preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari". Però non si può
guardare solo questa ferocia: "Non vediamo l'intero dramma che si sta
svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o
non impedita". Chi ha interesse a portare avanti la guerra? I signori
delle armi: "E molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in
gioco". Ce n'è più che abbastanza per essere tacciati di putinismo:
"Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo
sono". E a questo punto i microfoni rilevano l'orrida parola, - messa
all'indice per intere settimane, insieme a coloro che la usavano,
esplicitamente o solo provando a ragionare. La parola "complessità".
"Sono contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i
cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi.
Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo
dimenticare i problemi per provare a risolverli. È pur vero che i russi
pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i
calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per
sopravvivere e che ha una storia di lotta". La ciliegina sulla torta è una
telefonata di 10 minuti con il famigerato patriarca Kirill: "Mi ha letto
una dichiarazione in cui dava i motivi per giustificare la guerra. Io gli ho detto: 'Fratello, noi non siamo chierici di
Stato, siamo pastori del popolo'. Spero di incontrarlo in Kazakistan, a
settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po' con lui in quanto
pastore". Non possiamo fare il nome dell'intercettato, perché la rivelazione
sarebbe esplosiva e il soggetto in questione ha agganci così in alto che
rischiamo assai più di una smentita (…) rischiamo di venire fulminati da una
saetta scagliata dal cielo. Quello che possiamo spingerci a dire, cari lettori,
è che i vostri (e i nostri) pensieri - fuorilegge fino all'altroieri - sono
stati benedetti. Di seguito, «I guardiani “mainstream”
che fabbricano reprobi» di Moni Ovadia,
pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 15 di giugno ultimo: (…). Ogni
guerra ha bisogno di individuare anche il nemico interno. Certo nel tempo della
mediatizzazione del sistema informativo esso non viene espunto dallo spazio
sociale, non viene ristretto in una segregazione probo, né emarginato. La sua
presenza serve per indicarlo all'esecrazione generale, magari con fastidio, con
sufficienza o con modi compassionevoli. Lo si indica come uno spostato lontano
dalla realtà o come uno che ha messo il suo sapere critico al servizio dell'aggressore.
Lo si ridicolizza facendogli notare che il suo pensiero critico nel paese di
cui lo si accusa di essere al servizio sarebbe fonte dei peggiori guai. I
guardiani del mainstream nella loro totale autoreferenzialità non si ritengono
tenuti ad argomentare sul piano logico ciò che sostengono. Non si chiedono come
un oppositore radicale dell'economia iperliberista possa sostenere un regime
che si fonda sullo smisurato potere di oligarchi. Queste anime candide si
riempiono la bocca con la reiterazione interminabile della parola democrazia,
lo fanno con spirito apotropaico, illudendosi che recitare incessantemente la
parola, come il mantra del loto, faccia di loro dei democratici. Ma ignorano
che la democrazia è tanto più tale quanto più la voce oppositori al pensiero dominante
viene ascoltata e rispettata. Adirano fanaticamente tutto ciò che è America, la
più grande democrazia del mondo - dicono - e accusano acriticamente chi si
oppone alla scellerata politica egemonica aggressiva e guerrafondaia delle
amministrazioni degli Stati Uniti di essere anti-americano, anche se la sua
formazione si è nutrita di molteplici aspetti della miglior cultura
statunitense. E, se un libero pensatore fa notare che le più autorevoli voci di
studiosi delle più prestigiose università del Grande Paese hanno parole
asperrime contro la politica estera a stelle e strisce, fanno orecchie da
mercante e smettono di parlare di democrazia. Il grande Noam Chomsky, definito
dal New York Times "verosimilmente il più grande intellettuale americano
vivente", insegna da decenni al Mit, senza peraltro cessare di definire,
in ripetute circostanze, gli Stati Uniti uno Stato terrorista per la sua politica
estera. Chomsky non ha mai fatto domanda per insegnare a Mosca. I nostri
giornalisti mainstream si sono autonominati detentori della realtà, accusano
chi non la pensa come loro di noli vederla, per questi talenti i secoli sono
passati invano, per non pagare il dazio fanno finta di ignorare che ogni realtà
può essere variamente interpretata in merito a ciò che l'ha generata. Un'altra delle
loro ossessioni è la caparbia volontà di espungere dal reale la categoria della
complessità, ovvero la accusano di essere nemica della verità. Se fossero
medici espungerebbero dalla loro scienza l'anamnesi, ovvero storia clinica del
paziente, per limitarsi all'epifenomeno patologico e così curerebbero la malattia
facendo crepare il paziente. La loro presunta onestà democratica è solo
un'ottusa adesione all'ideologia occidentalista. Accusano Putin di avere invaso
il Paese sovrano e di usurparne alcune terre contro la legalità internazionale,
ma ritengono naturale l'occupazione sessantennale delle terre palestinesi e
parte dell'unica "democrazia" del Medioriente, non sollevano un sopracciglio
davanti al massacro dei curdi da parte di un membro della Nato, fanno le faccine
scandalizzate per l'efferato orso russo ma fanno lucrosi affari con i dittatori
amici dell'Occidente. Amano appellarsi all'Europa, ma rifiutano di vedere che
essa è una chimera. Quale Europa? Quella dell'asse Parigi-Berlino? Quella di Visegrad?
Quella di Orbàn? Se un'Europa unita, indipendente ci fosse stata - ebbene sì!
Si può essere amici dell'America senza esserne sudditi - questa tragica guerra
non sarebbe scoppiata. Qualcuno si ricorda che fino agli Urali la Russia è
Europa e che la maggioranza dei russi vive entro confini europei? Un'Europa appiattita
sulla vocazione di dominio mondiale degli Usa è solo un simulacro inservibile a
dare un contributo fattivo alla creazione di un equilibrio multipolare basato
sulla pace. Non arrivano a capire che gli attuali Stati Uniti non possono
rappresentare una soluzione ai problemi planetari perché ne sono una delle cause
principali. Avete riconosciuto l’eminenza religiosa accusata dai mestieranti
della delazione di essere un “illustre putiniano (che) parla
di complessità”?
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