"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 15 giugno 2022

Piccolegrandistorie. 23 Alexandre Dumas: «La Russia è una grande facciata».

A lato. "Ile de Re, France", acquerello (2022) di Anna Fiore.

“Turismo/in/Russia/oggi”. Tratto da “In gita turistica da Putin” di Dario Vergassola pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 10 di giugno 2022: Mentre i media russi cercano pazientemente di spiegare agli ucraini che gli ucraini non esistono, circolano illazioni sullo stato di salute di Putin, forse già molto compromesso, anche se mai come quello di un qualunque cittadino di Severodonetsk.

Quello che la propaganda ci mostre sarebbe in realtà un fantoccio, con le sue fattezze e la cravatta regalatagli da Silvio, mosso da un sofisticato sistema di carrucole. Secondo varie intelligence, si dedurrebbe che è malato dal viso gonfio dalla postura rattrappita e da come versa il veleno nei piatti degli oppositori. Per capire se fosse ancora vivo, Draghi l'ha persino chiamato, con una di quelle telefonate che parlano ai cuori. Ma lui, come è noto gli ha risposto picche. Come se non bastasse, si è aggiunta la crisi del grano, che magari impensierisce poco gli intolleranti al glutim - più preoccupati semmai della crisi della quinoa - ma è oggettivamente un grosso guaio. Perciò io lascerei che Salvini andasse a Mosca a cercare una soluzione. Rischieremmo al massimo una gita turistica. Ma di sicuro non una fuga di cervelli. “Turismo/in/Russia/ieri/l’altro”. Tratto da “La campagna di Russia di Dumas” di Daria Galateria, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 10 di giugno ultimo: Alexandre Dumas andò in Russia nel 1858, a 55 anni, per fare il testimone di nozze. Aveva un motivo segreto; lo zar Alessandro II intendeva abolire la servitù della gleba, e Dumas voleva capire come andassero le cose con quei "quarantacinque milioni di affrancati". L'amico che lo reclamava era un famoso mago, Daniel Douglas Home, che sposava una cognata del conte Kouchelef-Bezborodko - un conte immensamente ricco: in villa, ottanta domestici, nel parco, con due villaggi, duemila persone. Dumas va "in gita" in Finlandia; e sempre è circondato da oligarchi russi: incontrando Jenny Falcon, che ha conosciuto bambina, scopre che a 33 anni ha rinunciato alla carriera di attrice per sposare il dovizioso Dimitri Naryshkin. Per due mesi lo scrittore si sposta a Mosca nelle residenze fastose del boiardo: terre, dappertutto; solo la scuderia vale un milione di franchi. Dimitri ignora il numero dei suoi villaggi e dei servi, sono problemi dell'intendente (che, senza fare torto né all'uno né all'altro, deruba il padrone, giudica Dumas, di 100 mila franchi all'anno). I contadini muoiono di fame; Dumas non può entrare in un'isba, respinto dall'odore. Dei possedimenti, solo un quarto è coltivato: "La Russia è una grande facciata. Dopo l'oukase dello zar sull'emancipazione, l'aristocrazia russa sembra avviata al destino di quella francese nel 1789" (al 1917 mancano sessant'anni). Il clero è ignorante, la giustizia crudele. A San Pietroburgo Dumas visita una prigione. Un condannato parla francese; il suo padrone lo ha mandato a studiare ingegneria a Parigi; rientrato, la moglie partorisce, e anche la cagna del suo padrone: la cagnetta viene investita da una carrozza, il padrone ritira il neonato alla madre perché nutra i cagnolini; l'ingegnere ha ucciso i cuccioli e dato fuoco al castello; così, è condannato alle miniere in Siberia, a vita. A Mosca, a cena, il capo della polizia si alza: c'è un incendio in città; i pompieri accorrono, ma non si crea tra i vicini una catena di secchi: "quella, è la fraternità!", spiegano: i russi sono passivi. "La Russia si spezzerà, in quattro parti", predice Dumas: "lo zar conserverà San Pietroburgo e Mosca; ci sarà un re di Polonia; un militare infedele a Tbilisi in Georgia, e poi repubbliche federative a Kursk, a Tobolsk...". Ma in viaggio sul Volga - silenzioso fino alla fiera di Nizhny Novgorod, dove c'è un'intera città di cortigiane - e fino ad Astrakhan, Dumas scopre tanta altra Russia; e sempre scrivendo (poi condannato per parziale plagio) En Russie, e sul Caucaso. Anni e anni dopo, Jenny confesserà qualche "peccatuccio" con Dumas.

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