A lato. "Ile de Re, France", acquerello (2022) di Anna Fiore.
“Turismo/in/Russia/oggi”. Tratto da “In gita turistica da Putin” di Dario Vergassola pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 10 di giugno 2022: Mentre i media russi cercano pazientemente di spiegare agli ucraini che gli ucraini non esistono, circolano illazioni sullo stato di salute di Putin, forse già molto compromesso, anche se mai come quello di un qualunque cittadino di Severodonetsk.
Quello che la propaganda ci mostre sarebbe in realtà un
fantoccio, con le sue fattezze e la cravatta regalatagli da Silvio, mosso da un
sofisticato sistema di carrucole. Secondo varie intelligence, si dedurrebbe che
è malato dal viso gonfio dalla postura rattrappita e da come versa il veleno
nei piatti degli oppositori. Per capire se fosse ancora vivo, Draghi l'ha
persino chiamato, con una di quelle telefonate che parlano ai cuori. Ma lui,
come è noto gli ha risposto picche. Come se non bastasse, si è aggiunta la
crisi del grano, che magari impensierisce poco gli intolleranti al glutim - più
preoccupati semmai della crisi della quinoa - ma è oggettivamente un grosso
guaio. Perciò io lascerei che Salvini andasse a Mosca a cercare una soluzione.
Rischieremmo al massimo una gita turistica. Ma di sicuro non una fuga di
cervelli. “Turismo/in/Russia/ieri/l’altro”. Tratto da “La campagna di Russia di Dumas” di
Daria Galateria, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 10
di giugno ultimo: Alexandre Dumas andò in Russia nel 1858, a 55 anni, per fare il
testimone di nozze. Aveva un motivo segreto; lo zar Alessandro II intendeva
abolire la servitù della gleba, e Dumas voleva capire come andassero le cose
con quei "quarantacinque milioni di affrancati". L'amico che lo
reclamava era un famoso mago, Daniel Douglas Home, che sposava una cognata del
conte Kouchelef-Bezborodko - un conte immensamente ricco: in villa, ottanta
domestici, nel parco, con due villaggi, duemila persone. Dumas va "in
gita" in Finlandia; e sempre è circondato da oligarchi russi: incontrando
Jenny Falcon, che ha conosciuto bambina, scopre che a 33 anni ha rinunciato
alla carriera di attrice per sposare il dovizioso Dimitri Naryshkin. Per due
mesi lo scrittore si sposta a Mosca nelle residenze fastose del boiardo: terre,
dappertutto; solo la scuderia vale un milione di franchi. Dimitri ignora il
numero dei suoi villaggi e dei servi, sono problemi dell'intendente (che, senza
fare torto né all'uno né all'altro, deruba il padrone, giudica Dumas, di 100
mila franchi all'anno). I contadini muoiono di fame; Dumas non può entrare in
un'isba, respinto dall'odore. Dei possedimenti, solo un quarto è coltivato: "La
Russia è una grande facciata. Dopo l'oukase dello zar sull'emancipazione, l'aristocrazia
russa sembra avviata al destino di quella francese nel 1789" (al 1917
mancano sessant'anni). Il clero è ignorante, la giustizia crudele. A San
Pietroburgo Dumas visita una prigione. Un condannato parla francese; il suo
padrone lo ha mandato a studiare ingegneria a Parigi; rientrato, la moglie
partorisce, e anche la cagna del suo padrone: la cagnetta viene investita da
una carrozza, il padrone ritira il neonato alla madre perché nutra i cagnolini;
l'ingegnere ha ucciso i cuccioli e dato fuoco al castello; così, è condannato
alle miniere in Siberia, a vita. A Mosca, a cena, il capo della polizia si
alza: c'è un incendio in città; i pompieri accorrono, ma non si crea tra i
vicini una catena di secchi: "quella, è la fraternità!", spiegano: i
russi sono passivi. "La Russia si spezzerà, in quattro parti",
predice Dumas: "lo zar conserverà San Pietroburgo e Mosca; ci sarà un re
di Polonia; un militare infedele a Tbilisi in Georgia, e poi repubbliche
federative a Kursk, a Tobolsk...". Ma in viaggio sul Volga - silenzioso
fino alla fiera di Nizhny Novgorod, dove c'è un'intera città di cortigiane - e
fino ad Astrakhan, Dumas scopre tanta altra Russia; e sempre scrivendo (poi
condannato per parziale plagio) En Russie, e sul Caucaso. Anni e anni dopo, Jenny
confesserà qualche "peccatuccio" con Dumas.
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