"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 26 giugno 2022

Dell’essere. 46 Gramsci: «Il popolo “imbarbarito” e “l’americanarsi dell’Europa”».

 

“Storia di un ritrovamento straordinario” da “il Fatto Quotidiano” del 24 di giugno 2022: La storia. Dodici fogli protocollo in tutto, quattro per ogni tema. Il "tesoro" di questi tre scritti giovanili inediti di Gramsci, era custodito tra le carte di un dirigente comunista milanese, Francesco Scotti. Un protagonista a sua volta: antifascista della prima ora, condannato dal tribunale speciale, recluso a Civitavecchia, combattente nella guerra di Spagna (…), comandante partigiano delle Brigate Garibaldi, primo segretario della federazione di Milano dopo la Liberazione, fino a diventare deputato all'Assemblea Costituente. È probabile che a donare o a lasciare in custodia all'amico Scotti i documenti che (…) sia stato Carlo Gramsci, il fratello di Antonio. La Fondazione Gramsci, alla quale il figlio Giuseppe Scotti (medico pioniere della radio-neurologia) e la nipote Alice Barrese hanno deciso di donare in custodia i manoscritti, ne ha certificata l'autenticità.

Tema. “Non si dee contentare di fare le cose buone, ma dee studiare di farle anco leggiadre”. Giovanni Della Casa

 (…). …io credo, che in ogni tempo e ogni luogo, chi senta bollire nel proprio cervello fantasmi di bellezza e di arte, possa fingersi una sua favola bella. Io credo appunto che il torto dell'età moderna sia quello di avere disgiunto l'arte e la bellezza dalla vita comune, di aver relegato tutte le più belle espressioni del sentimento artistico nei Musei e nelle Gallerie, dove solo gli iniziati sono ammessi al culto della divinità. Si permise che il popolo imbarbarisse in una ributtante volgarità, che piano piano s'infiltrasse la convinzione che noi moderni, pratici e spregiudicati, dobbiamo disprezzare tutto ciò che non interessa il nostro utile immediato; avvenne, se si potesse così dire l'americanarsi della vecchia Europa. Qualche volta è vero, si sente pure il bisogno di qualche opera che servisse come affermazione o come ricordo; e allora vennero eretti quegli orribili monumenti, quelle idropiche costruzioni che, afferma il Carducci, fanno venire l'itterizia del brutto. Non si può negare che in questi ultimi anni una certa rinascita sia avvenuta; perché pare sia stato principalmente capito che molti mali che ci affliggono derivano appunto da questa volgarità che ci circonda. Perché, si dica ciò che si vuole, ma in fondo all'uomo c'è pure qualche cosa che aspira a salire, a purificarsi in aere più spirabile; anche nella vita comune avviene di osservare certi piccoli fatti che denotano, che se il gusto degli uomini si è traviato, pure esiste in lui l'amore per il bello.

La massaia che adorna le pareti della sua casetta di orribili litografie, o il pastore che adorna la sua zucca di fregi barocchi, esprimono in questi modi primitivi il loro amore per la bellezza. La società dovrebbe incanalare e raffinare questi istinti appena appariscenti, dovrebbe impedire certe sconcezze che ora si verificano. Ricordo con piacere il giorno che nelle pagine di una rivista, potei vedere l'attuazione che in Inghilterra si sta facendo delle città giardino. Immaginavo di vedere realmente quei villaggi formati di casettine eleganti nella loro semplicità, rallegrate da un pezzettino di aiuola, simpatiche nei loro colori allegri senza essere deturpanti; e poi le paragonai alle case che compongono i nostri villaggi e anche le nostre città; casette di fango, malamente innalzate, bigie e scabbiose, sporche e disadorne; e pensai all'accorante desiderio delle nostre donne di avere un pezzo di terra, dove poter soddisfare il loro desiderio di un po' di fiori. Nelle città poi il disaccordo è ancora più stridente: dai palazzi superbi delle loro dorature bizanentiggianti e policrome, si passa alle casacce nere e tetre, alle viuzze umide e fetenti, che sembrano grotte stillanti umidità e malinconia da ogni poro. E poi si va a ricercare la causa della nevrastenia dei moderni nel sovraccarico di lavoro! dovrebbe invece ricercarsi nella mancanza di soddisfazione del sentimento estetico. L'agricoltore torna a casa e dovendo rimanere in una stanzaccia lurida, fra i suoi animali domestici e non domestici, preferisce andare in una bettola e si rovina alcolizzandosi. Nelle città, continuamente lacerati da stridenti fischi di sirene, o accecati da luci o da fumi nauseanti, gli uomini diventano idrofobi a lungo andare. Come siamo lontani dalla vita dei Greci o da quella del nostro Rinascimento: l'euritmia dominava in tutte le manifestazioni della vita; anche durante le più rudi fatiche l'occhio si posava su una linea aggraziata, su una figurina svelta e elegante, e la pupilla si dilatava dal piacere, e l'animo s'addolciva, e il pensiero non trascorreva su immagini lubriche e urtanti, ma andava fingendosi gentili fantasmi e annodava i diversi fili d'una graziosissima tela. Allora soltanto si avrà la catarsi aristotelica, quando in tutte le manifestazioni predominerà Io spirito dell'artista; e allora l'animo si purificherà dalle male passioni, e sognerà più alti ideali. Ma ... fuggir le ninfe a piangere ne' fiumi occulte e dentro i cortici materni...e chissà semmai più ritorneranno a rallegrare con la loro presenza i figli degli uomini!

“Il giudizio dell’insegnante V. A. Arullani ed il voto”. “Se cade in qualche leggera esagerazione, in massimo Ella dice cose sensate; e ragionevoli e in buona forma”. (Voto 7-8/10)

“La chiosa al “Tema” di Gad Lerner”: Lo studente liceale Antonio Gramsci aveva soldi per mangiare solo una volta al giorno ma, con libri e riviste, riusciva a tenersi aggiornato su tutte le novità culturali, spaziando dalla filosofia di Croce· ai classici della letteratura, fino alla sociologia e all'urbanistica. Descrivendo con ammirazione il piano edilizio inglese delle città giardino, non poteva fare a meno di paragonarle alle "casette di fango, malamente innalzate, bigie e scabbiose, sporche e disadorne" della sua campagna sarda. Chi ha visitato l'umile abitazione della famiglia Gramsci a Ghilarza, ora trasformata in Casa- Museo per opera della partigiana e architetta Cini Boeri, intuirà con quale stato d'animo egli si aprisse al mondo. Un divario di condizioni di vita che gli appariva ancor più "stridente" nelle città: da una parte i "palazzi superbi delle loro dorature bizantineggianti e policromatiche", dall'altra le "casacce nere e tetre" in "viuzze umide e fetenti". Ma a colpirci, nel suo testo magistralmente ben scritto, è la precoce anticipazione del "torto dell'età moderna": "avere disgiunto l'arte e la bellezza dalla vita comune" permettendo che "il popolo imbarbarisse in una ributtante volgarità" dopo aver relegato il "sentimento artistico nei Musei e nelle Gallerie". Qui troviamo la prima, sorprendente anticipazione di quello che diventerà un elemento fondante della filosofia della storia gramsciana: quando egli spiega l'esito della pulsione capitalistica a "disprezzare tutto ciò che non interessa il nostro utile immediato". E, per farlo, si prende la libertà di coniare un termine nuovo: "Avvenne, se si potesse così dire l'americanarsi della vecchia Europa". Come non riconoscere, in quel "americanarsi", l'embrione delle sue future celebri riflessioni su "americanismo e fordismo" scritte in carcere nel "quaderno speciale" 22. Gramsci sarà il primo teorico marxista del Novecento a considerare l'unità del mondo nella sua configurazione geopolitica, descrivendo il ruolo egemone assunto dagli Stati Uniti.

Nessun commento:

Posta un commento