"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 20 giugno 2022

Dell’essere. 44 Tiziano Terzani: «“Finché l’uomo non si metterà all’ultimo posto fra le altre creature sulla terra non ci sarà per lui alcuna salvezza”».

Ha scritto oggi, 20 di giugno 2022, Enzo Bianchi – già priore della Comunità monastica di Bose - in “Non chiudiamo gli occhi” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…). A quattro mesi dall'inizio dell'aggressione omicida intrapresa da Putin abbiamo davanti a noi un popolo abbandonato da chi gli ha assicurato protezione, milioni di persone gettate sulla strada dell'esilio a piangere i morti, città in macerie. Abbiamo la certezza di torture e stragi. Di fronte a questa innegabile realtà l'errore più grande è la lettura del conflitto come guerra tra il bene e il male, tra buoni e cattivi, e non vede la realtà di una terra insanguinata con persone uccise perché mandate al macello, obbligate, senza poter scegliere. Giovani russi e ucraini, mercenari ceceni, siriani, muoiono in numero di 500 circa ogni giorno, e per loro non ci sarà più né vita, né relazioni, né affetti, c'è solo il nulla e lo strazio di quelli che hanno lasciato. Noi occidentali e cristiani proviamo orrore e ci risulta incomprensibile l'appoggio che il Patriarca di Mosca Kirill ha dato alla guerra consacrandola come benedetta da Dio. Ma non si può dire che l'intera Chiesa ortodossa russa segua Kirill. Non la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, che nel concilio del 27 maggio ha ribadito la sua condanna della guerra rivendicando indipendenza. Non il metropolita Mark di Germania, del Patriarcato di Mosca, che ha definito la guerra "un crimine". Non l'ex numero due del patriarcato, il metropolita Ilarione - grande teologo e vero cristiano, per me amico da decenni - rimosso per essersi mostrato in disaccordo, ma anche altri vescovi e preti e monaci che hanno organizzato veglie di preghiera per la pace. E ne hanno pagato il prezzo con la destituzione, perdendo ogni possibilità di esercitare in Russia. Papa Francesco lo sa, e per questo i suoi interventi, che non sono dettati da prudenza diplomatica ma sono profetici, vogliono essere un servizio alla verità anche a costo di irritare quanti non comprendono che il Papa segue solo il messaggio scandaloso del Vangelo, che non conosce né strategie, né doppiezza nelle parole. È con parole di questo tipo che Francesco ha parlato a Kirill, e chiede che si ponga fine alla guerra per salvare il popolo ucraino. Ciò significa l'elaborazione di un compromesso che preveda che le parti cessino le ostilità e rinuncino alle pretese che han dato origine al conflitto. Solo se non si rappresenta l'altro come il male si può sperare in un margine negoziale che non condanni milioni di innocenti alla fame. Deve imporsi la razionalità: o fermare la strage, o continuare la guerra sapendo che non ci saranno vincitori. Non può essere altrimenti, se non si vuole l'allargamento del conflitto a dimensione planetaria. In questa tragicissima circostanza di guerra Tomaso Montanari ha ricordato la figura ed il pensiero umanissimo ed universale di Tiziano Terzani in «La straordinaria attualità delle “Lettere di Terzani”» pubblicato – oggi – su “il Fatto Quotidiano”:Quando, nello scorso novembre, Angela Terzani Staude mi ha regalato una copia delle Lettere contro la guerra di suo marito Tiziano, ho ricordato quanto mi avessero colpito quando uscirono, all'indomani della distruzione delle Torri gemelle e nel pieno della guerra di vendetta dell'America di Bush jr. Le ho rilette, mosso dall'urgenza di questa ennesima, oscena guerra in cui i popoli sembrano ogni giorno sempre di più carne da cannone per i governi. Per tutti, i governi: non solo per quello dell'autocrate invasore Putin. Ebbene, nonostante la profonda diversità della situazione attuale, le parole di Terzani sembrano scritte oggi. La ragione è presto detta. Benché la Russia sia parte (e che parte!) della civiltà europea, la retorica e la propaganda dei governi e dei media occidentali presentano l’invasione russa dell'Ucraina come una sfida mortale ai "valori" occidentali. Ma, oggi come allora, non si tratta di "un attacco alla libertà e alla democrazia occidentali come vorrebbe la semplicistica formula ora usata dai politici". Terzani lo scrive nella lettera costernata a Oriana Fallaci, sanguinaria capofila dell'integralismo occidentalista, da cui sono tratti tutti i prossimi virgolettati. Se in questa crisi la maggioranza dell'umanità non ha votato, all'Onu, le sanzioni contro la Russia di Putin non è per odio ideologico verso i valori occidentali, ma perché "si vede ora sempre più marginalizzata e offesa dallo strapotere e dall'arroganza dell'Occidente". Allora Terzani si interrogava, come dovremmo fare oggi, sull'essenza dei nostri famosi valori occidentali: "Se noi davvero crediamo nella santità della vita, dobbiamo accettare la santità di tutte le vite". E dunque non dovremmo, per nessuna ragione, pensare che prolungare la guerra sia una buona cosa. Il sostanziale tradimento dei valori in cui diciamo di credere si salda diabolicamente alla certezza della nostra superiorità: "Il problema è che fino a quando penseremo di avere il monopolio del bene, fino a che parleremo della nostra come dell'unica civiltà, ignorando le altre, non saremo sulla buona strada". Il paradosso è che la sicurezza del nostro primato ci conduce a tradire i capisaldi dello stesso pensiero occidentale: "L'aver diviso il mondo in maniera, mi pare, talebana fra quelli che stanno con noi e quelli contro di noi, crea ovviamente presupposti per quel clima da caccia alle streghe di cui l'America ha già sofferto negli anni 50, col maccartismo. (...). Il tuo attacco, Oriana, anche a colpi di sputo, alle 'cicale' e agli 'intellettuali del dubbio' va in quello stesso senso: dubitare è una funzione essenziale del pensiero, il dubbio è il fondo della nostra cultura. Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come voler togliere l'aria ai nostri polmoni. (...). Penso sia utile che mi si lasci dubitare delle risposte altrui, e mi si lasci porre delle oneste domande: in questi tempi di guerra non deve essere un crimine parlare di pace". Non c'è bisogno di sottolineare la drammatica attualità di questa constatazione, come di quella che denunciava il rifiuto della complessità, evidente allora come oggi: "Niente nella storia umana è semplice, da spiegare: tra un fatto e un altro c'è raramente una correlazione diretta e precisa: ogni evento anche della nostra vita è il risultato di migliaia di cause che producono insieme a quell'evento altre migliaia di effetti che a loro volta sono le cause di altre migliaia di effetti". È la stessa evidenza che sottolinea papa Francesco quando dice "non sono a favore di Putin. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi". Terzani sapeva mettere in relazione la radice delle guerre e l'istinto di possesso e di dominio dell'ambiente: citando Gandhi, ripeteva che “finché l’uomo non si metterà all’ultimo posto fra le altre creature sulla terra non ci sarà per lui alcuna salvezza”. Così come denunciava il veleno del patriottismo, che oggi torna a inquinare cuori e discorsi: "Ho pietà di coloro /che l'amore di sé lega alla patria. / La patria è soltanto un campo di tende in un deserto di sassi', dice un vecchio canto hymalaiano citato da Fosco Maraini nel suo Segreto Tibet". La strada per costruire la pace, ci ricorda Terzani, è la consapevolezza che "la guerra viene usata o per la militarizzazione delle nostre società: per produrre nuove armi, per spendere più soldi per la difesa: opponiamoci! Non votiamo per chi appoggia questa politica, controlliamo dove abbiamo messo i nostri risparmi e togliamoli da qualsiasi società che abbia anche lontanamente a che fare con l'industria bellica. Diciamo quello che pensiamo, quello che sentiamo essere vero: ammazzare è, in ogni circostanza, un assassinio”. Non votare mai più i partiti che in Parlamento votano per le armi, togliere i risparmi dalle banche che investono in armi: ecco due cose concrete che possiamo fare contro la guerra. Contro tutte le guerre.

1 commento:

  1. "Cominciamo a prendere le decisioni che ci riguardano e che riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse. Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi". "Quella mente finora impegnata prevalentemente a conoscere e ad impossessarsi del mondo esterno, come se quello fosse la sola fonte della nostra sfuggente felicità, dovrebbe rivolgersi anche all'esplorazione del mondo interno, alla conoscenza di sé". "Non arrendiamoci alla
    inevitabilità di nulla, tanto meno a quella della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta". "In tutta la storia ci sono sempre state delle guerre. Per cui continueranno ad esserci. - Ma perché ripetere la vecchia storia? Perché non cercare di cominciarne una nuova?- Rispose Gandhi a chi gli faceva questa solita, banale obiezione ". "Il mondo di oggi ha bisogno di ribelli... Ribelli spirituali". "Vogliamo eliminare le armi? Bene : non perdiamoci a discutere sul fatto che chiudere le fabbriche di fucili, di munizioni, di mine anti-uomo o di bombe atomiche creerà dei disoccupati. Prima risolviamo la questione morale. Quella economica l'affronteremo dopo. O vogliamo, prima ancora di provare, arrenderci al fatto che l'economia determina tutto, che ci interessa solo quel che ci è utile? ". (Tiziano Terzani). Grazie per questo post che ho letto e meditato con un trasporto del tutto particolare! Sicuramente lo conserverò tra quelli più preziosi... Buona continuazione.

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