Ha scritto R. P. – cittadino di Napoli – lettore del settimanale “L’Espresso” in una Sua corrispondenza pubblicata sull’ultimo numero del 19 di giugno 2022: (…), per nessuno è semplice trovare le giuste risposte alle tante domande che per una vita intera ci si pone: esiste un dopo? Ognuno di noi, probabilmente, lo chiarirà dopo, appunto! Sono solo un vecchio scugnizzo con pochi studi cresciuto nei vicoli di Napoli che sono stati la mia vera scuola di vita. Non ho alcuna preparazione teologica eppure, alla mia maniera, un po' l'ho risolto questo grande dubbio: il lastrico del Paradiso o dell'Inferno lo costruiamo noi qui ed ora. Quando ognuno di noi partirà per la destinazione finale, porterà lì il Paradiso o l'Inferno che si è costruito qui. Io mi porterò un Paradiso dove gentilezza, educazione, lealtà e tolleranza sono normalità quotidiana. Dove ogni anima che incontri ti aiuta - per quello che può - se hai bisogno. Dove tutto funziona bene perché tutti operano con coscienza, senza egoismi, né tradimenti né sopraffazione. Dove nessuno calpesta la dignità di alcuno e non si permette la villania di intaccare la divina armonia del Creato. Porterò con me un Paradiso dove è normale compiere il proprio dovere, dove c'è un'umanità fatta di uomini e donne, non di bestie travestite da esseri umani, dove si costruiscono ponti e non muri, dove nessuno respinge il migrante che fugge da una guerra, dove nessuno volta le spalle al profugo che annaspa tra le onde, dove non ci sono poveri cristi che sgobbano sedici ore al giorno per pochi miserabili euro di paga. Un Paradiso dove, incontrandoci, ci salutiamo tutti con la stessa innocente dolcezza con cui salutava Totò il buono, il giovane protagonista del film di Vittorio De Sica "Miracolo a Milano". In più "lì" mi porterò la Napoli di "Carosello Napoletano", capolavoro di Ettore Giannini, il film più bello dedicato alla mia città dove ogni scena e ogni episodio sono il più grande inno d'amore e tenerezza offerto alla mia terra. Lì mi porterò la città che ho sempre sognato: senza ferite, senza malavita, senza corruzione. Una città che ha ritrovato tutta la bontà di quel "cuore napoletano" che i poeti del tempo passato hanno cantato in tante melodie che hanno contribuito a fare di Napoli la capitale della grande bellezza! A quale “politica” potrà indirizzare i Suoi passi quel lettore? Quale “politica” potrà mai fare sue le aspettative esistenziali che affollano le legittime aspirazioni del cittadino di Napoli? Chiude Marino Niola l’intervista rilasciata ad Antonello Caporale – di seguito riportata quasi nella sua interezza - “che i tanti ora fermi nell’astensione attendono di correre di nuovo in cabina. Correre a inseguire un nuovo sogno”. “Di Maio uccide il M5S: la politica è il luogo eletto dell’ingratitudine”, intervista di Antonello Caporale all’antropologo Marino Niola pubblicata su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 27 di giugno 2022:
Brigare, maneggiare, bussare alle porte della convenienza. Se è tutto lecito è davvero un disastro. - Perché confondiamo la riconoscenza con la gratitudine. La seconda è un sentimento e ha a che fare con la grazia. La riconoscenza (da conoscere) sviluppa un calcolo più razionale, meno immediato della gratitudine. Valuta l’entità del debito che ha col dante causa e mette sul piatto il merito proprio. Se ritiene che i debiti siano stati saldati o compensati dichiara chiusa la sua storia filiale -.
La politica è il luogo dei sospetti, dei fratelli coltelli, della cattiveria e dei tradimenti. - Il luogo eletto dell’ingratitudine, abbiamo detto. Ma allargherei il campo ad altre attività della nostra esperienza di vita -.
Di Maio sarà ingrato ma accusarlo di irriconoscenza non ha senso, questo lei dice. - Freud ci ha insegnato che l’uccisione del padre è un atto necessario -.
Perché la politica è spesso senza memoria, e sempre si ritrova quasi senza storia? Un luogo abitato dai mediocri. Ai quali importa unicamente del presente, di preservarlo per garantirsi lo status quo. - Sulla memoria le ricorderò Borges, mi dia un attimo -.
Aspetti, volevo concludere: il talento innova ed espande, la mediocrità conserva e sclerotizza. Il mediocre non ha particolari istanze ideologiche cui aderire, non si immette in alcuna grande narrazione. È un camaleonte, un hypocrites pronto a indossare il costume che meglio si adatta alla scena. - Ma Grillo e Casaleggio avevano teorizzato il nuovo Stato. Era una grande prova fondativa di due personalità di assoluto talento e perciò inarrivabili. L’idea dello Stato nascente, di una comunità che allarga i suoi orizzonti, di per sé era inclusiva. Accoglieva ogni istanza, ogni opzione ideale, direi anche ogni formidabile dedizione e persino ogni fanatismo -.
Faceva infatti il pieno dei consensi. - Infatti l’ascesa è stata impetuosa. Quando poi il movimento è divenuto parte (partito), ha dovuto selezionare e mutare aspetto, pelle. Naturale che abbia perso consensi, del tutto prevedibile -.
Di Maio, e i tanti grillini divenuti ex, hanno già dimenticato la loro storia. - Qui c’è Borges a istruirci -.
Gramsci diceva: la storia insegna ma ha cattivi scolari. - Funes el memorioso, il personaggio di Borges, dimostra che avere memoria di ogni cosa ci porta alla follia. Abbiamo bisogno di dimenticare, abbiamo necessità di non tenere tutto custodito, di essere un po’ smemorati come Di Maio -.
Lui è un po’ tanto smemorato. - Assumere le dosi giuste, altrimenti si eccede e si scatenano gli effetti collaterali -.
Sembra che anche gli italiani abbiano già dimenticato i Cinquestelle. - Non sono un analista politico e non so se sarà un declino così definitivo. So che i tanti ora fermi nell’astensione attendono di correre di nuovo in cabina. Correre a inseguire un nuovo sogno -.
Nessun commento:
Posta un commento