Tratto da “Un
Betulla è per sempre” di Marco Travaglio pubblicato su “il Fatto Quotidiano”
del 6 di agosto 2021: L’arruolamento di Renato Farina nello staff
del ministro Renato Brunetta in qualità nientemeno che di “consulente
giuridico” è un segnale incoraggiante per almeno tre motivi. Il primo è etico:
il Governo dei Migliori premia un giornalista che violò la legge prendendo
soldi dai servizi segreti come “agente Betulla”. Il secondo è deontologico: il
Governo dei Migliori porta a esempio per i giovani un giornalista espulso
dall’albo per aver venduto la professione al Sismi del generale Niccolò Pollari
e del fido Pio Pompa non per 30 denari, ma per 30mila euro, pubblicando fake
news e realizzando false interviste per carpire informazioni ai pm e depistare
l’indagine sul sequestro dell’imam Abu Omar, rapito e deportato in Egitto dalla
Cia per torturarlo in santa pace. Il terzo è meritocratico: se il Governo dei
Migliori ha un tale culto della competenza da promuovere a “giurista” un tizio
che ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento in sequestro di persona, c’è
speranza per tutti. Si dice sempre che l’America è il paese delle opportunità:
e l’Italia, allora? Basta conoscere le lingue, ma soprattutto la lingua come
ascensore sociale, e nessuna via è preclusa. Il 14 febbraio, appena Brunetta
tornò sul luogo del relitto, cioè della PA, Farina gli dedicò su Libero un sobrio
ritratto dei suoi: “Meno male che c’è lui. È l’unica autentica sorpresa di
questo governo… È un numero primo. Il migliore ministro che sia capitato
all’Italia nel settore… Un professore di rilievo internazionale… la stampa
internazionale l’aveva individuato nel campo dell’economia del lavoro come un
potenziale Nobel… uno dei pochi giganti del pensiero in circolazione… altissimo
profilo intellettuale e morale”. Infatti gli ha fatto un contrattino piuttosto
stitico da 18mila euro l’anno: solo per il rimborso saliva, meritava ben di
più, specie ora che a Libero gli Angelucci tagliano i compensi. Il curriculum
del giureconsulto è di tutto rispetto. Ciellino, prima al Sabato, poi
all’Indipendente e al Giornale con Vittorio Feltri, si sbuccia le ginocchia
intervistando B. e si specializza in bufale: interviste mezze inventate alla
Ariosto e a Massimo Fini, campagna contro la Boccassini accusata di “rapire
bambini”, cose così. Nel ’94 diventa portavoce di Irene Pivetti, di cui –
politicamente, s’intende – si invaghisce. Un giorno Feltri gli racconta,
d’accordo con l’intera redazione, di avere in pagina un servizio fotografico
della Pivetti senza veli: lui se la beve, le prova tutte per bloccare la
pubblicazione e alla fine, fra l’ipossia e l’ictus, s’inginocchia al direttore
sporgendogli un assegno ed esalando un “Ti prego, le foto le ricompro io, metti
tu la cifra”, prima di essere sommerso da una risata omerica. Lo nota subito
l’Ufficio Disinformatija del Sismi, diretto da Pompa, che i giornalisti scomodi
li spia e quelli come lui li arruola. “Io – gli dice Farina – ti do anche la
pattumiera, poi sei tu a scegliere, perché molte cose che girano nell’ambiente
giornalistico sono anche tentativi di depistaggio, no?”. In cambio di cotanta
monnezza, Pompa gli passa “soffiate” basate sul nulla, che Betulla mette in
pagina sotto dettatura e senz’alcun controllo. Annuncia attentati di al Qaeda
mai esistiti. Sputtana nemici veri o presunti del Sismi, tipo Prodi e De
Gennaro. Insulta gli ostaggi italiani in Iraq: Simona Pari e Simona Torretta
(“le vispe terese”), Giuliana Sgrena (rapita dai “suoi amici terroristi”), Enzo
Baldoni (“un pirlacchione” da “vacanze intelligenti”). In cambio si contenta di
poco: ai Mondiali in Germania, Pompa gli regala due biglietti di tribuna per
Italia-Ghana e lui lo ringrazia sulla prima di Libero, in codice cifrato: “Ho
usato amici che la sanno lunga. Fatta! Grazie a Pio e a Dio”. Nel maggio 2006,
in missione per conto di Pio, realizza una falsa intervista ai pm Spataro e
Pomarici che indagano sul sequestro Abu Omar per rubare i segreti
dell’inchiesta. Non sa che Pompa è intercettato e dunque pure lui che lo chiama
mentre va all’appuntamento per ripassare le domande. Pensa di buggerare i due
pm, che invece lo aspettano al varco per buggerare lui. Domanda loro cosa
sappiano di Pollari, con una scusa astutissima: “Io sono cattolico, Pollari è
cattolico, mi spiacerebbe se un cattolico facesse cose brutte”. Manca poco che
i pm finiscano sotto il tavolo per le risate. Poi, appena esce, l’agente Farina
Doppio Zero fa rapporto telefonico a Pompa: “È stata durissima, quasi quasi
Pomarici mi voleva arrestare, ma alla fine li ho messi nell’angolo e ho avuto
quel che cercavo”. Stavolta i pm all’ascolto possono sbudellarsi
tranquillamente. Indagato per favoreggiamento, si difende alla grande. Si
dipinge come un patriota della “quarta guerra mondiale” (senza spiegare quale
sia la terza) in difesa della “civiltà ebraico-cristiana”. Sostiene di aver
mediato nel ’99 nientemeno che tra Milosevic e D’Alema (che smentisce).
Racconta di aver aderito al Sismi perché “è come se mi fossi innamorato di
Pollari”. Ricorda una velina su eventuali attentati a Londra che lui, su
Libero, tradusse così: “Tettamanzi e Formigoni nel mirino del terrorismo”, ma
ammette: “Fu una mia esasperazione”. E ai 30mila euro preferiva “una nomina a
commendatore”, però la cosa sfumò e allora li prese, ma solo per donarli a un
santuario. Alla fine patteggia. E vince di diritto un seggio di FI alla Camera,
poi torna sparare betullate su Libero. Voi capite perché ora è “consigliere
giuridico” dei Migliori. Averne.
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