Tratto da “L'avventura
del desiderio e il richiamo dell'amore” di Umberto Galimberti, pubblicato
sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 26 di agosto dell’anno
2017: L'innamoramento cerca una stabilità che non contempla evasione. Se non
con una strategia da artisti. È nella natura dell'amore nascere
dall'idealizzazione della persona amata che ci affascina per un incantesimo
della fantasia, che, nutrendosi di novità, mistero e imprevisto, ha come suoi
nemici il tempo, la quotidianità, la familiarità, che a poco a poco producono
il disincanto e traducono l'amore in un affetto a bassa tensione emotiva. Sarà
per questo che in un suo saggio intitolato Contributi alla psicologia della
vita amorosa, Freud scrive: «Dove amiamo non proviamo
desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare». Infatti, a differenza
dell'amore che vuole costruzione e stabilità, il desiderio è un atto infondato
che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione di cui si nutre la
quotidianità. E perciò, attratto da fascinazioni impreviste, irrompe nella
stabilità dell'ordine, decentrandolo verso linee di fuga dove si smarrisce il
senso che una biografia ha faticosamente costruito. Il desiderio, infatti,
conosce solo il furto e il dono, mai il contratto e tantomeno il giuramento di
fedeltà che, nel tempo dell'innamoramento, è sotteso a ogni promessa, anche
sincera nel suo inganno. L'avventura che il desiderio agogna non è
necessariamente qualcosa di banale, come il tradimento di una notte potrebbe
far pensare. Al contrario essa allude a quel tratto tipico dell'uomo che, a
differenza dell'animale, è sempre proteso oltre di sé, oltre la realtà che
abita, oltre l'accettazione rassegnata dell'esistente. Qualcosa di simile a
quello che nel linguaggio religioso si chiama "trascendenza", di cui
i mistici fanno esperienza nelle loro estasi che grondano di sensualità. Il
desiderio è bisogno di trascendenza. Forse qui sta la felicità. Quella felicità
che, sempre a sentire Freud, «abbiamo barattato per un po' di sicurezza». Ma
salvo alcune eccezioni, nessuno, per quanto attratto dal fascino ignoto
dell'avventura, è disposto a mettere in gioco interamente se stesso,
abbandonando la casa da dove proviene, la casa che abita, la casa che il poeta
Robert Lee Frost definisce come «il posto in cui, quando ci devi andare, ti
devono accogliere». E siccome lo spirito d'avventura potrebbe sottrarci la sicurezza
e l'accoglienza, di cui, al pari dell'avventura, abbiamo un assoluto bisogno,
finiamo con l'essere lacerati tra la fascinazione del desiderio e il richiamo
della casa. E allora mi vien da pensare che non è tanto la quotidianità, la
familiarità, l'abitudine a estinguere il desiderio, quanto noi a usare la
quotidianità, la familiarità e l'abitudine per spegnere la passione, allo scopo
di difendere la nostra casa, fino a quel momento accogliente, dal rischio
destabilizzante dell'avventura. Sentiamo il richiamo attraente di Kerouac che
ci invita a essere ancora «sulla strada, on the road», ma non al punto di non
sentire anche il monito di quel grande nomade che è stato Nietzsche là dove
dice: «Guai a chi non ha casa!». (…). …si può uscire da questa lacerazione?
Penso di no. Al massimo la si può attenuare, ma per questo si deve essere dei
veri artisti, capaci di accorgersi e accettare il continuo cambiamento a cui
nel tempo vanno incontro tutti gli abitanti della casa. Un cambiamento che
rinnova la quotidianità, sbilancia la familiarità, spezza le abitudini e,
giorno dopo giorno, rende insolito e nuovo il tempo. Non è escluso infatti che
quotidianità, familiarità e abitudini che spengono il desiderio nascano dalla
nostra disattenzione all'altro, di cui non avvertiamo i cambiamenti e tanto
meno i desideri che insorgono in lui e che magari potrebbero coincidere con i
nostri. Oppure, attraverso un percorso inconscio e un po' vigliacco, mettiamo
in atto tutto ciò che può spegnere la curiosità e la passione, per garantirci
la sicurezza della casa e difenderci dalla rischiosità del desiderio. In fondo
un amore senza passione è noioso, ma sicuro. Siccome nella vita tutti andiamo
incontro a un cambiamento, per il nostro bisogno di sicurezza non possiamo non
accorgerci del cambiamento dell'altro e, ancora peggio, non possiamo
immobilizzarlo in un nostro schema che ci rassicura, perché in questo caso
estinguiamo la forza del desiderio che è il tratto tipico dell'uomo, mentre la
sicurezza che ci illudiamo di aver così guadagnato ha tutto il sapore di una
prigione.
"L'amore è un concetto estendibile che va dal cielo all'inferno, riunisce in sé il bene e il male e il sublime e l'infinito".(C.G.Jung). "Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo".(S.Freud). "Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno a noi stessi".(S.Freud). "L'umanità ha sempre sacrificato un po' di felicità, in cambio di un poco di sicurezza".(S.Freud)."L'incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge, proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito ".(C.G.Jung)." In ognuno di noi c'è un altro che non conosciamo". (C.G.Jung)." L'uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso,che in esso avvengono e si sperimentano cose che sono inesplicabili".(C.G.Jung). Grazie, Aldo, per questo post molto interessante, perché è un invito a riflettere... Ritengo che la passione, per certi aspetti, è un vero e proprio dono dell'inconscio. Quando siamo permeati da passione, siamo in parte posseduti da un'energia psichica più grande di noi. Ma che cosa è la passione, che cosa sono le emozioni? È lì la fonte del fuoco, è lì la pienezza dell'energia. Una fiamma deve bruciare da qualche parte, altrimenti non spande nessuna luce e non sprigiona alcun calore. Soltanto se si impara qualcosa con il cuore, la si possiede veramente. Se ciò che si impara non è associato ai sentimenti, è così leggero che vola via. "Se fuggi pieno di paura davanti al tuo fuoco, inaridisci i tuoi simili e il bruciante tormento della tua brama non si potrà mai placare".(C.G.Jung). "In realtà nessuna consapevolezza è possibile senza il fuoco dell'emozione".(Marie Louise Von Franz). Grazie ancora e buona continuazione.
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