"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 26 agosto 2021

Leggereperché. 100 Freud: «Dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare».

 

Tratto da “L'avventura del desiderio e il richiamo dell'amore” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 26 di agosto dell’anno 2017: L'innamoramento cerca una stabilità che non contempla evasione. Se non con una strategia da artisti. È nella natura dell'amore nascere dall'idealizzazione della persona amata che ci affascina per un incantesimo della fantasia, che, nutrendosi di novità, mistero e imprevisto, ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità, la familiarità, che a poco a poco producono il disincanto e traducono l'amore in un affetto a bassa tensione emotiva. Sarà per questo che in un suo saggio intitolato Contributi alla psicologia della vita amorosa, Freud scrive: «Dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare». Infatti, a differenza dell'amore che vuole costruzione e stabilità, il desiderio è un atto infondato che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione di cui si nutre la quotidianità. E perciò, attratto da fascinazioni impreviste, irrompe nella stabilità dell'ordine, decentrandolo verso linee di fuga dove si smarrisce il senso che una biografia ha faticosamente costruito. Il desiderio, infatti, conosce solo il furto e il dono, mai il contratto e tantomeno il giuramento di fedeltà che, nel tempo dell'innamoramento, è sotteso a ogni promessa, anche sincera nel suo inganno. L'avventura che il desiderio agogna non è necessariamente qualcosa di banale, come il tradimento di una notte potrebbe far pensare. Al contrario essa allude a quel tratto tipico dell'uomo che, a differenza dell'animale, è sempre proteso oltre di sé, oltre la realtà che abita, oltre l'accettazione rassegnata dell'esistente. Qualcosa di simile a quello che nel linguaggio religioso si chiama "trascendenza", di cui i mistici fanno esperienza nelle loro estasi che grondano di sensualità. Il desiderio è bisogno di trascendenza. Forse qui sta la felicità. Quella felicità che, sempre a sentire Freud, «abbiamo barattato per un po' di sicurezza». Ma salvo alcune eccezioni, nessuno, per quanto attratto dal fascino ignoto dell'avventura, è disposto a mettere in gioco interamente se stesso, abbandonando la casa da dove proviene, la casa che abita, la casa che il poeta Robert Lee Frost definisce come «il posto in cui, quando ci devi andare, ti devono accogliere». E siccome lo spirito d'avventura potrebbe sottrarci la sicurezza e l'accoglienza, di cui, al pari dell'avventura, abbiamo un assoluto bisogno, finiamo con l'essere lacerati tra la fascinazione del desiderio e il richiamo della casa. E allora mi vien da pensare che non è tanto la quotidianità, la familiarità, l'abitudine a estinguere il desiderio, quanto noi a usare la quotidianità, la familiarità e l'abitudine per spegnere la passione, allo scopo di difendere la nostra casa, fino a quel momento accogliente, dal rischio destabilizzante dell'avventura. Sentiamo il richiamo attraente di Kerouac che ci invita a essere ancora «sulla strada, on the road», ma non al punto di non sentire anche il monito di quel grande nomade che è stato Nietzsche là dove dice: «Guai a chi non ha casa!». (…). …si può uscire da questa lacerazione? Penso di no. Al massimo la si può attenuare, ma per questo si deve essere dei veri artisti, capaci di accorgersi e accettare il continuo cambiamento a cui nel tempo vanno incontro tutti gli abitanti della casa. Un cambiamento che rinnova la quotidianità, sbilancia la familiarità, spezza le abitudini e, giorno dopo giorno, rende insolito e nuovo il tempo. Non è escluso infatti che quotidianità, familiarità e abitudini che spengono il desiderio nascano dalla nostra disattenzione all'altro, di cui non avvertiamo i cambiamenti e tanto meno i desideri che insorgono in lui e che magari potrebbero coincidere con i nostri. Oppure, attraverso un percorso inconscio e un po' vigliacco, mettiamo in atto tutto ciò che può spegnere la curiosità e la passione, per garantirci la sicurezza della casa e difenderci dalla rischiosità del desiderio. In fondo un amore senza passione è noioso, ma sicuro. Siccome nella vita tutti andiamo incontro a un cambiamento, per il nostro bisogno di sicurezza non possiamo non accorgerci del cambiamento dell'altro e, ancora peggio, non possiamo immobilizzarlo in un nostro schema che ci rassicura, perché in questo caso estinguiamo la forza del desiderio che è il tratto tipico dell'uomo, mentre la sicurezza che ci illudiamo di aver così guadagnato ha tutto il sapore di una prigione.

1 commento:

  1. "L'amore è un concetto estendibile che va dal cielo all'inferno, riunisce in sé il bene e il male e il sublime e l'infinito".(C.G.Jung). "Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo".(S.Freud). "Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno a noi stessi".(S.Freud). "L'umanità ha sempre sacrificato un po' di felicità, in cambio di un poco di sicurezza".(S.Freud)."L'incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge, proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito ".(C.G.Jung)." In ognuno di noi c'è un altro che non conosciamo". (C.G.Jung)." L'uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso,che in esso avvengono e si sperimentano cose che sono inesplicabili".(C.G.Jung). Grazie, Aldo, per questo post molto interessante, perché è un invito a riflettere... Ritengo che la passione, per certi aspetti, è un vero e proprio dono dell'inconscio. Quando siamo permeati da passione, siamo in parte posseduti da un'energia psichica più grande di noi. Ma che cosa è la passione, che cosa sono le emozioni? È lì la fonte del fuoco, è lì la pienezza dell'energia. Una fiamma deve bruciare da qualche parte, altrimenti non spande nessuna luce e non sprigiona alcun calore. Soltanto se si impara qualcosa con il cuore, la si possiede veramente. Se ciò che si impara non è associato ai sentimenti, è così leggero che vola via. "Se fuggi pieno di paura davanti al tuo fuoco, inaridisci i tuoi simili e il bruciante tormento della tua brama non si potrà mai placare".(C.G.Jung). "In realtà nessuna consapevolezza è possibile senza il fuoco dell'emozione".(Marie Louise Von Franz). Grazie ancora e buona continuazione.

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