Ha scritto Michele Serra in “Il rovesciamento delle ragioni” pubblicato sul quotidiano “la
Repubblica” del 23 di luglio 2021: Che insegnanti, medici e infermieri debbano
essere vaccinati contro il Covid (se non per eccezionali e comprovate ragioni
di salute) è talmente ovvio che non si riesce a credere che sia in atto una
discussione in materia. Eppure lo è. Lo è, per giunta, con un rovesciamento
delle ragioni che lascia di stucco: come se a mettere sotto schiaffo la libertà
personale fosse chi si vaccina, a tutela di se stesso e degli altri, e non chi
si sottrae al vaccino, mettendo a rischio la salute degli altri e per giunta
senza nemmeno avvisarli: perché pretende che il suo status di non vaccinato non
sia reso noto. Se vado in un ristorante, in treno o in altro luogo pubblico da
vaccinato, non solo non metto a repentaglio la libertà degli altri di
condividere con me quel luogo, ma me ne faccio garante: la difendo. Al
contrario, se frequento luoghi pubblici senza essermi vaccinato, ledo la
libertà degli altri di riprendersi serenamente uno spazio condiviso, come
sarebbe loro diritto dopo tante privazioni. Ogni spazio condiviso, ogni momento
di socialità, tra vaccinati è protetto, tra non vaccinati è pericoloso. È il no
vax che impone alla comunità la sua scelta, non viceversa. Che l’argomento
fondamentale di chi non vuole vaccinarsi sia la libertà di scelta è dunque una
beffa: la scelta di cui parla è la sua, ma a scapito della mia e di quella di
milioni di persone che hanno affrontato il (piccolo) disagio del vaccino anche
per tutelare lui, il non vaccinato. Si regolino i gestori di locali pubblici:
in un ristorante o in un albergo che non verifichi che i suoi clienti siano
vaccinati, non bisogna mettere piede. Boicottare il menefreghismo è difficile,
ma almeno ci si può provare. Tratto da “Chi non si immunizza deve almeno pagare i danni che provoca” di
Tito Boeri e Roberto Perotti, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 20
di luglio 2021: (…). Una delle lezioni della pandemia è la forza e la pervasività delle
esternalità negative. La decisione di concentrare i vaccini quasi
esclusivamente tra i Paesi ricchi si è ritorta contro di loro, perché ha
favorito la nascita di varianti nei Paesi più poveri che rischiano di devastare
anche i Paesi più ricchi. Se si fa un rapido calcolo del costo di una dose di
vaccino e dei danni economici (per non parlare più in generale dei danni umani)
della variante Delta nei Paesi ricchi, è probabile che a questi ultimi
converrebbe fornire i vaccini gratis e al più presto a tutta la popolazione
mondiale. Più vicino a casa nostra, la libertà di un individuo di non
vaccinarsi ha ovvie esternalità negative sul resto della popolazione, perché
crea enormi costi alla società per curare i no-vax che si ammalano e perché
impedisce il ritorno a una vita sociale normale. Una ulteriore importante
complicazione della pandemia sta nel fatto che mentre un individuo che fuma è
immediatamente riconoscibile e, al limite, si può scegliere di allontanarsene,
un individuo non vaccinato non è esternamente riconoscibile e la comunità non
ha i mezzi per evitarne l’esternalità negativa. D’altra parte, una campagna di
vaccinazione forzata è impensabile: sarebbe immorale, incostituzionale, e
inattuabile in pratica. Anche qui, la soluzione non può che essere pragmatica:
ci sono esternalità negative più forti di altre, su cui la società ha il
diritto di intervenire. I due casi ovvi sono scuola e ospedali. I risultati
delle prove Invalsi resi pubblici nei giorni scorsi ci hanno dato una misura
dei danni causati dalla chiusura delle scuole: è come se in alcune materie si
fosse cancellato un intero ciclo scolastico. Se vogliamo che le scuole riaprano
tutte in presenza a inizio settembre non rimane che impedire l’accesso fisico
alle classi a chi, studente o insegnante, non si è vaccinato, non è guarito dal
coronavirus o non ha un test negativo rinnovato quotidianamente. Gli insegnanti
che non rispettano queste condizioni verranno temporaneamente sospesi e
potranno più in là svolgere attività didattiche di recupero in remoto, con una
retribuzione inferiore a chi opera in presenza. Gli studenti delle scuole
secondarie che non volessero vaccinarsi potranno seguire le attività a distanza
che le scuole continueranno ad offrire. Non è necessario soffermarsi sul caso
dei medici no-vax, e sulle enormi esternalità negative che generano a contatto
con pazienti già fragili. Oltretutto, qui il problema della non riconoscibilità
è enorme. Se sono ricoverato d’urgenza in ospedale come posso sapere se il
medico che mi visita o mi opera è no-vax? Anche in questo caso la società ha il
diritto di proibire a un medico no-vax di esercitare la sua professione, se non
in privato previa adeguata informazione al paziente. Poi ci sono i casi solo
apparentemente meno eclatanti. Con buona pace di Salvini, studi e simulazioni
(ma basterebbe il buon senso) mostrano che i ristoranti chiusi sono tra gli
ambienti più pericolosi per la trasmissione del virus. E, come negli ospedali,
non ho modo di difendermene da solo, perché nessuno sa chi tra i clienti sia
vaccinato e chi no. Ovviamente tutto questo coinvolge il ruolo della privacy.
Non informare che non mi sono vaccinato esercita una enorme esternalità
negativa se sono un medico, un insegnante, o se mi siedo in un ristorante
affollato. Dove finisce il mio diritto di non far sapere che non mi sono
vaccinato? Anche qui è una questione pragmatica su cui decide la società, non
un assoluto costituzionale che prevale sempre e ovunque. Il Garante della
privacy è un agente della società, non un sovrano assoluto. La società, tramite
il legislatore, ha diritto di dire al garante cosa deve garantire. Non possiamo
imporre alle persone di vaccinarsi. Ma, come abbiamo fatto con il fumo,
possiamo e dobbiamo disincentivare le esternalità negative di chi si mette
nella condizione di danneggiare gli altri.
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