"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 2 agosto 2021

Notiziedalbelpaese. 23 «È il no vax che impone alla comunità la sua scelta, non viceversa».

 

Ha scritto Michele Serra in “Il rovesciamento delle ragioni” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 23 di luglio 2021: Che insegnanti, medici e infermieri debbano essere vaccinati contro il Covid (se non per eccezionali e comprovate ragioni di salute) è talmente ovvio che non si riesce a credere che sia in atto una discussione in materia. Eppure lo è. Lo è, per giunta, con un rovesciamento delle ragioni che lascia di stucco: come se a mettere sotto schiaffo la libertà personale fosse chi si vaccina, a tutela di se stesso e degli altri, e non chi si sottrae al vaccino, mettendo a rischio la salute degli altri e per giunta senza nemmeno avvisarli: perché pretende che il suo status di non vaccinato non sia reso noto. Se vado in un ristorante, in treno o in altro luogo pubblico da vaccinato, non solo non metto a repentaglio la libertà degli altri di condividere con me quel luogo, ma me ne faccio garante: la difendo. Al contrario, se frequento luoghi pubblici senza essermi vaccinato, ledo la libertà degli altri di riprendersi serenamente uno spazio condiviso, come sarebbe loro diritto dopo tante privazioni. Ogni spazio condiviso, ogni momento di socialità, tra vaccinati è protetto, tra non vaccinati è pericoloso. È il no vax che impone alla comunità la sua scelta, non viceversa. Che l’argomento fondamentale di chi non vuole vaccinarsi sia la libertà di scelta è dunque una beffa: la scelta di cui parla è la sua, ma a scapito della mia e di quella di milioni di persone che hanno affrontato il (piccolo) disagio del vaccino anche per tutelare lui, il non vaccinato. Si regolino i gestori di locali pubblici: in un ristorante o in un albergo che non verifichi che i suoi clienti siano vaccinati, non bisogna mettere piede. Boicottare il menefreghismo è difficile, ma almeno ci si può provare. Tratto da “Chi non si immunizza deve almeno pagare i danni che provoca” di Tito Boeri e Roberto Perotti, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 20 di luglio 2021: (…). Una delle lezioni della pandemia è la forza e la pervasività delle esternalità negative. La decisione di concentrare i vaccini quasi esclusivamente tra i Paesi ricchi si è ritorta contro di loro, perché ha favorito la nascita di varianti nei Paesi più poveri che rischiano di devastare anche i Paesi più ricchi. Se si fa un rapido calcolo del costo di una dose di vaccino e dei danni economici (per non parlare più in generale dei danni umani) della variante Delta nei Paesi ricchi, è probabile che a questi ultimi converrebbe fornire i vaccini gratis e al più presto a tutta la popolazione mondiale. Più vicino a casa nostra, la libertà di un individuo di non vaccinarsi ha ovvie esternalità negative sul resto della popolazione, perché crea enormi costi alla società per curare i no-vax che si ammalano e perché impedisce il ritorno a una vita sociale normale. Una ulteriore importante complicazione della pandemia sta nel fatto che mentre un individuo che fuma è immediatamente riconoscibile e, al limite, si può scegliere di allontanarsene, un individuo non vaccinato non è esternamente riconoscibile e la comunità non ha i mezzi per evitarne l’esternalità negativa. D’altra parte, una campagna di vaccinazione forzata è impensabile: sarebbe immorale, incostituzionale, e inattuabile in pratica. Anche qui, la soluzione non può che essere pragmatica: ci sono esternalità negative più forti di altre, su cui la società ha il diritto di intervenire. I due casi ovvi sono scuola e ospedali. I risultati delle prove Invalsi resi pubblici nei giorni scorsi ci hanno dato una misura dei danni causati dalla chiusura delle scuole: è come se in alcune materie si fosse cancellato un intero ciclo scolastico. Se vogliamo che le scuole riaprano tutte in presenza a inizio settembre non rimane che impedire l’accesso fisico alle classi a chi, studente o insegnante, non si è vaccinato, non è guarito dal coronavirus o non ha un test negativo rinnovato quotidianamente. Gli insegnanti che non rispettano queste condizioni verranno temporaneamente sospesi e potranno più in là svolgere attività didattiche di recupero in remoto, con una retribuzione inferiore a chi opera in presenza. Gli studenti delle scuole secondarie che non volessero vaccinarsi potranno seguire le attività a distanza che le scuole continueranno ad offrire. Non è necessario soffermarsi sul caso dei medici no-vax, e sulle enormi esternalità negative che generano a contatto con pazienti già fragili. Oltretutto, qui il problema della non riconoscibilità è enorme. Se sono ricoverato d’urgenza in ospedale come posso sapere se il medico che mi visita o mi opera è no-vax? Anche in questo caso la società ha il diritto di proibire a un medico no-vax di esercitare la sua professione, se non in privato previa adeguata informazione al paziente. Poi ci sono i casi solo apparentemente meno eclatanti. Con buona pace di Salvini, studi e simulazioni (ma basterebbe il buon senso) mostrano che i ristoranti chiusi sono tra gli ambienti più pericolosi per la trasmissione del virus. E, come negli ospedali, non ho modo di difendermene da solo, perché nessuno sa chi tra i clienti sia vaccinato e chi no. Ovviamente tutto questo coinvolge il ruolo della privacy. Non informare che non mi sono vaccinato esercita una enorme esternalità negativa se sono un medico, un insegnante, o se mi siedo in un ristorante affollato. Dove finisce il mio diritto di non far sapere che non mi sono vaccinato? Anche qui è una questione pragmatica su cui decide la società, non un assoluto costituzionale che prevale sempre e ovunque. Il Garante della privacy è un agente della società, non un sovrano assoluto. La società, tramite il legislatore, ha diritto di dire al garante cosa deve garantire. Non possiamo imporre alle persone di vaccinarsi. Ma, come abbiamo fatto con il fumo, possiamo e dobbiamo disincentivare le esternalità negative di chi si mette nella condizione di danneggiare gli altri.

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