A lato. "Maria" di Leonardo da Vinci.
Dal “Magnificat”, ovvero il “Cantico di Maria”:
“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
(…)”.
Ha scritto Francesco Piccolo in “E poi pensi: l’estate sta finendo”, pubblicato
sul quotidiano “la Repubblica” del 14 di agosto 2021: La prima questione da affrontare
è che non abbiamo mai capito bene perché si festeggia il Ferragosto. Sappiamo
perché esiste il Natale, anche se ci dicono che ha perso il suo senso più
profondo ed è diventata una festa consumistica in cui si scambiano pacchettini,
pensierini inutili, o si vanno a fare dei viaggi in paesi caldi. Sappiamo
perché esiste Pasqua, anche se pensiamo solo ai cibi tipici e a cercare di
capire perché poi di lunedì ci ritroviamo seduti in mezzo a un prato a mangiare
un panino invece di andare a lavorare. Ma perché esiste il Ferragosto proprio
non lo sappiamo. Ovviamente lo chiediamo ogni anno, e ce lo spiegano ogni anno.
Ma la spiegazione risulta in qualche modo insufficiente se l'anno successivo ce
la siamo scordati e ce la devono rispiegare e noi diciamo: ah, ho capito. E
poco convinti affrontiamo questo giorno di festa in mezzo all'estate. (…). c'è
gente, in Italia, che oltre a fare gli auguri per Natale, Pasqua, il compleanno
e l'onomastico, è capace di mandare anche gli auguri a Ferragosto. Non sanno
perché si festeggia Ferragosto, o se lo sanno non lo hanno capito, non lo
distinguono dagli altri giorni in cui si tuffano nel mare, ma scrivono, convinti:
"Passa un bel Ferragosto", o "Buon Ferragosto a tutta la
famiglia". L'altra ipotesi è che fanno gli auguri via whatsapp perché
sanno molto bene il motivo del giorno di festa - ma nemmeno questo cambia
molto, perché noi continuiamo a non saperlo. Ed anche io personalmente
continuo “a non saperlo”. O meglio, so bene che a quelle che un tempo remoto
erano nomate come “feriae augusti” - concesse, anzi donate da Cesare Augusto al
popolo romano – pensò bene la chiesa di Roma a sovrapporvi un suo marchio oscurando
quel “dono” imperiale per iscrivere quelle “feriae” nel suo calendario. Donde questa
giornata è dedicata tutt’oggi alla “assunzione” - tra i giusti - di una
donna ebrea - Myrhiàm di Nazareth - divenuta la madre naturale di un uomo ebreo
a nome Yehoshua di Nazareth. Ma di questa donna i canoni ecclesiastici ne hanno
offerto, nel tempo, immagini che ne hanno sacrificato, se non mortificato, la
carica umana. Di Myrhiàm di Nazareth ne ha scritto Tomaso Montanari in
“La prima marxista: Madonna. Una rivoluzionaria gentile”, pubblicato su “il
Fatto quotidiano” del 12 di agosto 2021: (…). Certo, quello di “bastian-contraria”
non risulta. Eppure, a ben guardare, questa piccola e fragile donna di
Palestina la cui immagine è stata innalzata e brandita da ogni armata reazionaria
– (…) – conserva il suo fascino rivoluzionario. Il fascino di chi contraddice,
con ognuna delle sue poche parole note, l’ordine stabilito del mondo di oggi.
(…). La vicenda di Maria è quella di una marginale, di una scartata. Il
Magnificat fiorisce sulle sue labbra quando va a visitare sua cugina
Elisabetta. Sono due donne povere, entrambe incinte “fuori dalla regola”: e in
quel momento lasciate sole dai loro mariti, incapaci di comprenderle. Zaccaria
è muto, afono per la poca fede; Giuseppe pensa di ripudiare Maria in segreto.
Certamente non erano capaci di fede come le loro spose, ma non erano neppure
capaci di relazione, di cura dell’altro e di carità, come invece sono queste
due donne” (Enzo Bianchi”). Due “scartate” dalla società che cercano solidarietà
l’una nell’altra. E il canto che esce dalla bocca di Maria è un canto di
rivoluzione: spirituale, ma anche sociale e politica. Ha scritto il teologo
Clodovis Boff: “La vergine vede le contraddizioni sociali, sa che nel mondo
esistono potenti e oppressi, ricchi e affamati e denuncia la situazione, pone
cioè a nudo gli antagonismi politici ed economici, dice la ‘verità’ sociale,
perché dalla verità soltanto può nascere la libertà. Non è quindi una denuncia
che provoca il conflitto, ma essa riconosce che il conflitto è già in atto.
Maria si presenta come una donna che ha coscienza critica, la prima che nella
Chiesa mostra questa coscienza profetica”. Abbattere i potenti dai troni (…) e
innalzare gli umili è ancora oggi la prima parte del programma essenziale di
ogni politica “contraria” allo stato delle cose. La premessa indispensabile per
poter rimandare i ricchi a mani vuote e saziare chi ha fame. Il Magnificat è
molto più onesto della stragrande maggioranza dei discorsi dei capi della finta
sinistra di duemila anni dopo. La Madonna dice chiaramente che un conflitto
(pacifico, incruento) è necessario: che non è possibile innalzare gli umili
senza abbattere (quanta forza in questo verbo, letteralmente rivoluzionario!) i
potenti dai loro troni. Così come dice che la redistribuzione della ricchezza
implica necessariamente che sia tolto a chi ha troppo per dare “a ciascuno
secondo i propri bisogni” (Karl Marx). A dire oggi queste cose ci si sente dare
del terrorista. L’accusa è quella di incitare all’odio sociale. Di inventarsi
un conflitto inesistente, una lotta di classe fuori tempo massimo. Nell’Italia
di oggi il governo è saldamente in mano ai ricchi, e nell’intero arco
costituzionale non c’è praticamente nessuno che, leggendo le stesse parole del
Magnificat in un articolo o in un tweet, non correrebbe a prendere le distanze.
Proprio per questo le parole di Maria appaiono oggi da “bastiancontrario”:
perché contraddicono ogni bon ton, ogni prudenza, ogni opportunità, ogni
ipocrisia. Dicono quello che non si può dire, fanno pensare l’impensabile,
svegliano le coscienze e imbarazzano i benpensanti. Dicono che, sì, esistono i
potenti, innalzati sui loro troni e gli umili (letteralmente quelli a terra):
esistono i ricchi con le mani piene, e i poveri con la pancia vuota. “È in
corso una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta
facendo la guerra, e stiamo vincendo”, ha dichiarato Warner Buffet al New York
Times nel 2016. È una guerra vinta anche sul piano delle idee: tanto vinta da
sembrare non ci sia mai stata, e che tutto l’ordine attuale del mondo sia
ovvio, pacifico e naturale. Ma poi una domenica vai in una di quelle chiese
“che rigurgitan salmi di schiavi e dei loro padroni” (De André) e senti le
parole di quella piccola bastiancontraria di duemila anni fa. E pensi che
allora, no, la guerra delle idee non è ancora perduta.
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