"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 31 agosto 2021

Cronachebarbare. 100 «L’indifferenza non è mai neutralità: è sempre complicità».

Ha scritto Umberto Galimberti in “Io non sono razzista, però…” pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 14 di agosto 2021: Perché siamo razzisti? Senza troppi infingimenti diciamolo chiaramente: perché la nostra società si va disgregando. E siccome sentiamo la nostra identità collettiva minacciata unitamente alle nostre condizioni di benessere che non sappiamo come difendere, invece di riconoscere la nostra patologia, accusiamo lo straniero di essere la causa della nostra dissolvenza. E tutto ciò anche se le cause sono sotto gli occhi di tutti a partire dalla corruzione (morale, politica, amministrativa), dalla nostra mancanza di iniziativa, dalla nostra indolenza lavorativa (per cui affidiamo agli stranieri i lavori che nessuno di noi vuole più svolgere), fino a giungere al nostro decadimento culturale, portato fino a quel limite dove ci si vanta della propria ignoranza. Accogliamo gli stranieri alla sola condizione che si “integrino” nella nostra cultura, nei nostri usi e costumi, purché la loro integrazione non cancelli le differenze socialmente percepibili tra Noi e Loro, come quando ci sentiamo minacciati se Loro hanno diritto a una casa, a un’assistenza medica, a una pensione, ai vantaggi dello stato sociale. (…). …lo straniero è ritenuto inferiore per il timore che un innalzamento del suo livello di vita comporti per noi un precipitare al suo livello, fino a esserne sommersi, inglobati e risucchiati. L’ostilità verso lo straniero nasce allora dal terrore del nostro “declassamento”, le cui cause vanno invece ricercate nell’indolenza e nella scarsa capacità di sacrificio tipiche delle società opulente. Non dunque il pigmento della pelle o le differenze culturali o religiose, ma il terrore di perdere la nostra ricchezza, perché tutti sappiamo che una ricchezza è tale non quando la si possiede ma quando si è in grado di mantenerla. Ma non basta. Oltre al pregiudizio “economico”, più segretamente si nasconde nel nostro inconscio un pregiudizio “biologico”. (…). E questo ci fa capire e inconsciamente sospettare che questi stranieri sono biologicamente più forti di noi. E come ci insegna la dissoluzione dell’’Impero Romano, alla fine nella storia è la biologia che vince. Tratto da “Le colpe, la pietà e l'indifferenza” di Enzo Bianchi – già priore della Comunità di Bose – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 30 di agosto 2021: Ma è davvero pietà? È veramente compassione questa emozione che si fa lamento e protesta di fronte alla disfatta di Kabul e alla fuga disperata di donne, uomini e bambini impauriti per il ritorno del regime talebano? Abbiamo negli occhi le immagini: gente terrorizzata che cerca di fuggire assembrata nell’aeroporto, bambini gettati da braccia materne ai soldati perché li portino via da una terra di oppressione e di morte. Persone che aggrappati agli aerei decollati cadono nel vuoto e ora anche vittime di attentati che rivelano, se ci fossero ancora dubbi, la folle violenza che abita coloro ai quali l’Occidente ha abbandonato un intero popolo. Sì, siamo tutti impressionati ma non per questo capaci di leggere ciò che accade e soprattutto di assumerci fino in fondo le nostre responsabilità. Invochiamo aiuti umanitari, proclamiamo il dovere del soccorrere questa povera gente, diciamo con voce forte l’urgenza di “dare salvezza” soprattutto a donne e bambini, e affermiamo la necessità di accogliere gli afghani che hanno collaborato con noi in questi vent’anni di guerra, fidandosi delle nostre promesse. È scandaloso, per chi ha anche solo una briciola di consapevolezza, dover constatare che quelli che oggi offrono salvataggi e aiuti economici sono gli stessi responsabili di vent’anni di guerra che ha martoriato questo popolo afghano. E possiamo essere certi: tra qualche settimana queste emozioni non ci abiteranno più e saremo invece dominati da sentimenti di indifferenza: non mancherà chi arriverà a deprecare la presenza di profughi afghani nelle nostre terre d’Occidente. È sufficiente avere un po’ di memoria delle guerre provocate da noi in Siria e subito si fa viva l’immagine di Alan, il bambino curdo annegato e riverso sulla spiaggia di Bodrum, perché non era riuscito con la sua famiglia ad approdare in Europa. Anche allora l’impressione fu grande, e sdegno, pietà e dichiarazioni di volontà di accoglienza dei profughi invasero i media di tutto il mondo, riflesso di sentimenti vissuti dalle nostre società. Ma dopo poco tempo, proprio i profughi siriani diventarono indesiderabili, fuggiaschi che nessuno voleva, destinati ai campi del Libano o bloccati per conto nostro dalla Turchia. L’indifferenza riesce sempre a seppellire ciò che di buono è presente nel cuore umano. L’indifferenza, questa è veramente la grande malattia di cui siamo preda. Ci basta provare emozione, magari anche commozione, tuttavia la nostra coscienza non ci interroga e non ci rimprovera nulla. Soprattutto ci impedisce di farci domande sulle nostre responsabilità. Per questo, i potenti del mondo oggi non hanno neppure bisogno di dire bugie. È significativo che il presidente Joe Biden con agghiacciante ingenuità abbia potuto affermare: «Noi americani ce ne andiamo via perché l’Afghanistan non rientra più nei nostri interessi»! Confessa con disarmante franchezza che per degli interessi precisi si è iniziata una guerra e per interessi precisi si abbandona un popolo al suo destino. Queste parole cadono nella nostra radicale indifferenza. Ma l’indifferenza non è mai neutralità: è sempre complicità. Sì, l’indifferenza non è solo passività, è sempre pavido supporto alla violenza.

2 commenti:

  1. "Il vero male è l'indifferenza".(Madre Teresa di Calcutta). "Non sopporto più questa indifferenza alle sofferenze delle persone".(Gino Strada). "Il peggior peccato contro i nostri simili non è l'odio, ma l'indifferenza:questa è l'essenza della mancanza di umanità".(George Bernard Shaw). "È curioso quanto lontana ci risulti una disgrazia quando non ci riguarda personalmente".(John Steinbeck). "L'indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti. Comportandoci in questo modo, perdiamo una delle componenti essenziali dell'umano. Una delle sue qualità indispensabili:la capacità di indignarsi e l'impegno che ne consegue".(Stephane Hessel). "L'indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore.(Liliana Segre). "L'indifferenza è il peso morto della storia".(Antonio Gramsci). È l'indifferenza il vero male di questa epoca, insidia sempre più la nostra mente e il nostro cuore, ci rende sordi e ciechi davanti alla realtà, spingendoci a diventare freddi. L'indifferenza uccide ogni volta che esprimiamo disinteresse per la vita altrui, ogni volta che non amiamo, perché in fondo disprezziamo la vita. Grazie di cuore anche per questo stupendo post che è un efficace stimolo alla riflessione, ma anche e soprattutto una forte spinta ad uscire dal torpore dell'egoismo che invade sempre più l'animo umano. Buona continuazione.

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  2. Carissima amica, ti ringrazio per le tue sentite considerazioni e per l'attenzione che accordi al mio dilettevole impegno.

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