È un “bignamino” prezioso “Il cretino prevalente” che Marco
Travaglio ha scritto per “il Fatto Quotidiano” del 12 di maggio dell’anno 2019.
Un “bignamino”
di quella che è stata la “storia” (al minuscolo) di questo disastrato paese dall’anno
1994, anno della infausta “discesaincampo” dell’uomo di Arcore,
ed ancor di più la “storia” (sempre al minuscolo) di “quellichelasinistra” che
hanno il (de)merito di avere portato la “sinistra”, per l’appunto, alla
quintessenza della inanità e della balordaggine. Di questo disastroso stato di
cose di “quellichelasinistra” ne ha scritto, molto più di recente, Michele
Serra in “Cos’è la destra, cos’è la
sinistra” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 26 di febbraio 2021,
a ridosso dell’insediamento del governo Draghi, per specificarne, di quella operazione
politica brillantemente effettuata da “quellichelasinistra”, lo stato
confusionale nel quale la “storia” (al minuscolo, sempre) della “sinistra” si
dipana, o meglio affoga: “(…). Ora mi verrebbe da dire che la
discussione sulle quote rosa nel Pd è molto importante, purché non distolga
l'attenzione da quanto accade, nel frattempo, fuori dalla finestra. Accade, nel
caso specifico, che il nuovo governo italiano, per dirla come al bar, è
parecchio più a destra del precedente, almeno attenendosi alla sua
composizione. Mi rendo conto che vuol dire poco, nel presente casino, "più
a destra" o "più a sinistra". Vogliono dire molto, in compenso,
Molteni al Viminale e Borgonzoni alla Cultura. Ah dimenticavo: vuol dire molto
anche la leghista Pucciarelli alla Difesa (chissà com'è contento Guerini),
sperando che sospenda, almeno mentre è in carica, la sua vivace attività social
contro i Rom e a favore dei "forni per i non italiani". A proposito di
quote rosa”. Ancor più lontano nel tempo, ovvero il 16 di settembre dell’anno
2020, e sempre il Michele Serra in un altro corsivo con lo stesso identico titolo
– “Cos’è la destra cos’è la sinistra”
– e sempre sul quotidiano “la Repubblica”, stigmatizzava così la “storia” al
minuscolo di “quellichelasinistra”: “(…). …c'è un'assemblea permanente che
litiga, se non sui dettagli, su questioni di non stringente urgenza (…). È un
piccolo, perfetto riassunto di "cos'è la destra, cos'è la sinistra".
Poche idee ma molto chiare a destra, molte idee ma ben confuse a sinistra. E il
nemico, a sinistra, è sempre e soltanto il collettivo accanto, la rivista
rivale, la fazione appena distaccata dallo stesso albero genealogico. Nel
frattempo prevale, leghista leghista, l'opinione sbagliata, ma semplice. E si
perde nel caos verbale l'opinione giusta, ma incomprensibile”. Scriveva
Marco Travaglio quella domenica 12 di maggio dell’anno 2019: Salve, sono il Pirla di Sinistra. Non vi dico il mio nome. Ma,
appena mi presento, mi riconoscete. Sono entrato in politica nel 1994. Cercavo
un posto al sole nella Gioiosa Macchina da Guerra: tutti dicevano che avrebbe
vinto di sicuro. Invece vinse B., ma fui felice lo stesso: il Cavaliere Nero,
l’autocrate miliardario che sdoganava i fascisti era il nemico ideale per
resuscitare la sinistra scampata a Tangentopoli perché Greganti aveva tenuto la
bocca chiusa. Bastava ripetere ogni due per tre che era fascista e le masse
sarebbero tornate da noi. Purtroppo le cose non andarono proprio così: B. cadde
per mano di Bossi, altro fascista. Col quale D’Alema, auspice Scalfaro, si
accordò per sostenere il governo Dini. Disse addirittura che la Lega era “una
costola della sinistra”, solo perché milioni di poveracci che votavano per noi
si erano buttati sul Carroccio per disperazione. Io ovviamente non ero
d’accordo, perché noi di sinistra non dobbiamo perdere la purezza governando
con altri: o soli contro tutti, o niente. Meglio il peggior nemico che il
migliore amico. Nel 1996 arrivò Prodi, l’usurpatore, che non veniva dal Pci, ma
dalla Dc. E ci spiegò che per governare dovevamo aprirci ad altre forze: le
chiamava Ulivo, sai le risate. Però la gente ci cascò e lui vinse. Fortuna che
D’Alema si mise con B. nella Bicamerale per far la guerra al Prof e ai giudici,
che rompevano i coglioni anche ai nostri. Nel ‘98 godetti come un riccio quando
il compagno Bertinotti, un vero puro di sinistra, rovesciò l’intruso col pretesto
delle 35 ore di lavoro e servì il governo al Lider Massimo su un piatto
d’argento. Certo, questi dovette imbarcare Cossiga e Mastella, bombardare la
Jugoslavia per ordine degli Usa, comprarsi la finta opposizione forzista con
leggi anti-pm e pro-Mediaset, ma almeno ci liberammo di Prodi. Purtroppo gli
elettori non capirono la genialità dell’operazione: D’Alema cadde e, dopo la
parentesi Amato, tornò B. Meglio così: preferisco mille volte lui alla falsa
sinistra. Tanto peggio, tanto meglio. Cinque anni radiosi: B. rovinava l’Italia
e noi dall’opposizione a strillare al regime senza responsabilità. Bastava
aspettare e avremmo stravinto. Non andò proprio così: nel 2006 tornò Prodi e
pareggiò, qualche voto in più grazie agli italiani all’estero. Per fortuna durò
meno di due anni. Poi Veltroni lanciò il Pd a “vocazione maggioritaria”, disse
che degli alleati faceva volentieri a meno, figurarsi di Prodi. Infatti gli
alleati ci mollarono (Turigliatto&C, Mastella&C). Ma sì, molto meglio
resuscitare B. e aspettare che spaventasse i nostri elettori per farli tornare
all’ovile. Lui ce la mise tutta: i soliti malaffari e pure i sexy- scandali. Ma
nel 2011, quando finalmente cadde, noi – ammazza che volpi! – decidemmo di non
andare al voto: un bel governo del compagno Monti sostenuto da Pd e FI, non
proprio di sinistra-sinistra, però piaceva tanto al compagno Napolitano. Nel
2013 i nostri elettori si sbagliarono di nuovo: anziché apprezzare le grandi
riforme contro i pensionati e i lavoratori, preferirono i 5Stelle. E finimmo
pari con loro. Quel tontolone di Bersani tentò di agganciarli, ma per fortuna
non abboccarono. Poi Grillo tentò di agganciare noi, per votare il nostro ex
presidente Rodotà al Quirinale e poi governare insieme, ma per fortuna non ci
cascammo. Molto meglio rieleggere Napolitano a 88 anni per altri sette e rifare
il governo con B. Pussa via, populisti. Purtroppo Silvio fu condannato e mollò
Letta (Enrico), ma Alfano&C. restarono incollati alle poltrone. Intanto il
compagno Renzi, che salì a Palazzo Chigi sempre con gli alfanidi e pure con i
verdinidi. Certo, non era proprio di sinistra, infatti completò l’opera
lasciata a metà da B. e attaccò pure la Costituzione. Ma in fondo questo è un
Paese di destra: la sinistra può governarlo solo se fa la destra. Purtroppo la
gente non ci capì neppure nel 2018: chi era di destra, anziché noi, votò
Salvini; chi era di sinistra, anziché noi, votò M5S. Di Maio ci offrì un
contratto di governo, ma noi furbi lo gettammo tra le braccia della Lega:
meglio starcene sull’Aventino con i pop corn a goderci lo sfascio
populista-sovranista. Mica scemi: va bene governare con B., Alfano&Verdini,
ma con quel figuro di Di Maio proprio no. Così gli elettori imparano. Ma questi
perseverano: ci preferiscono ancora i gialloverdi. Eppure gridiamo al fascismo
un giorno sì e l’altro pure, i nostri librai minacciano di non vendere il libro
di Salvini, abbiamo cacciato il suo editore dal Salone, mandiamo i nostri agit
prop in tv a ripetere che questo è il peggior governo della storia repubblicana,
va tutto male, l’Apocalisse è vicina. Che dobbiamo fare di più? Se Salvini
diserta il 25 Aprile lo fischiamo, se la Raggi va al 25 Aprile la fischiamo. Se
Salvini dimentica la lotta alla mafia lo fischiamo, se i grillini vanno al
corteo per Peppino Impastato li cacciamo. Se arriva Greta siamo tutti ultrà
ambientalisti, poi tutti a manifestare pro-Tav coi leghisti, i forzisti e
Confindustria. Se passano il reddito di cittadinanza, le leggi anti-precari e
anti-corruzione, votiamo contro perché non le abbiamo fatte noi. Ora siamo un
po’ preoccupati, perché la Lega cala nei sondaggi e i 5Stelle recuperano: la
gente, invece di apprezzare la strategia dei pop corn, scambia i grillini per
l’opposizione. Altro che dialogare con loro: più Salvini si sgonfia, più lo
rigonfiamo, dandogli del nuovo Mussolini anche se non ci crede nessuno,
ripetendo che comanda lui anche se non è vero, attaccandolo sulla guerra ai
clandestini anche se li moltiplica, difendendo questa Ue che sta sulle palle a
tutti. Sennò è capace di non votarci il Tav e di non spaventarci più gli
elettori. Se la gente non ha più paura, perché dovrebbe votare per noi?
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