“Il primo
maggio e le tre pandemie in corso” di Vandana Shiva, letto il 1° di maggio
2021 sul sito “ilmanifesto.it” – su cortese segnalazione dell’amica carissima
Agnese A. -: Siamo testimoni di tre pandemie che stanno accadendo simultaneamente.
La prima è la pandemia del coronavirus. La seconda è quella della fame. La
terza è la pandemia della perdita dei mezzi di sostentamento. Il coronavirus ha
infettato finora 3,19 milioni di persone e ne ha uccise 228.000. Il Programma
Mondiale per l’Alimentazione ha avvertito la comunità internazionale
dell’incombente “pandemia della fame”, che ha il potenziale per interessare un
quarto di miliardo di persone la cui vita e i cui mezzi di sussistenza saranno
a rischio immediato. Secondo il programma alimentare mondiale più di un milione
di persone sono a rischio di malnutrizione e 300.000 di esse potrebbero morire
di fame ogni giorno per i prossimi tre mesi. C’è anche una “pandemia” relativa
alla perdita di mezzi di sussistenza. Secondo l’OIL, “a causa della crisi
economica creata dalla pandemia, quasi 1,6 miliardi di lavoratori dell’economia
informale (che rappresentano i più vulnerabili sul mercato del lavoro), su un
totale mondiale di due miliardi e una forza lavoro globale di 3,3 miliardi,
hanno subito danni massicci alla loro capacità di guadagnarsi da vivere. Ciò è
dovuto alle varie misure di lockdown che hanno coinvolto le loro attività e/o
al fatto che lavorano nei settori più colpiti”. Come sottolineato da Guy Ryder,
direttore generale dell’OIL, “per milioni di lavoratori, non avere un reddito
significa non avere cibo, non avere sicurezza e non avere un futuro. […] Con
l’evolversi della pandemia e della crisi occupazionale, la necessità di
proteggere i più vulnerabili diventa ancora più urgente”. Tutte e tre le
pandemie affondano le loro radici in un modello economico basato sul profitto,
sull’avidità e sull’estrattivismo, che ha accelerato la distruzione ecologica,
aggravato la perdita dei mezzi di sussistenza, aumentato le disuguaglianze
economiche e polarizzato e diviso la società tra l’1% e il 99%. Ha scritto
Francesco, Vescovo di Roma, nella Sua lettera dell’8 di aprile ultimo indirizzata
ai partecipanti al meeting – 5/11 aprile - di primavera 2021 della banca
mondiale e del fondo monetario internazionale che «il concetto di ripresa non può accontentarsi di
tornare a un modello iniquo e insostenibile di vita economica e sociale, dove
una esigua minoranza della popolazione del mondo possiede metà della sua
ricchezza. Malgrado le nostre profonde convinzioni secondo cui tutti gli uomini
e le donne sono creati uguali, molti nostri fratelli e sorelle nella famiglia
umana, specialmente quelli ai margini della società, di fatto sono esclusi dal
mondo finanziario. Tuttavia, la pandemia ci ha ricordato ancora una volta che
nessuno si salva da solo. Se vogliamo uscire da questa situazione come mondo
migliore, più umano e solidale, occorre ideare forme nuove e creative di
partecipazione sociale, politica ed economica, sensibili alla voce dei poveri e
impegnate a includerli nella costruzione del nostro futuro comune (cfr.
Fratelli tutti, n. 169)».
Scrive ancora Vandana Shiva: In questo 1° maggio, nei tempi della crisi
del coronavirus, immaginiamo e creiamo nuove economie basate sulla Democrazia
della Terra e sulla democrazia economica, che proteggano la terra e l’umanità.
Affrontiamo tutte e tre le crisi attraverso la partecipazione democratica e la
solidarietà. Attraverso la compassione assicuriamoci che nessuno soffra la fame,
attraverso la solidarietà e la democrazia partecipiamo a plasmare le economie
future per garantire che nessuno sia senza lavoro, che nessuna persona sia
senza voce. Scrive ancora Francesco che «uno spirito di solidarietà globale esige anche come
minimo la riduzione significativa del peso del debito delle nazioni più povere,
che è stato esacerbato dalla pandemia.
Ridurre il peso del debito di così tanti Paesi e comunità, oggi, è un
gesto profondamente umano che può aiutare le persone a progredire, ad avere
accesso ai vaccini, alla salute, all’educazione e al lavoro. Né possiamo
ignorare un altro tipo di debito: il “debito ecologico” che esiste specialmente
tra il nord e il sud del mondo. Siamo, di fatto, in debito con la natura
stessa, come anche con le persone e i Paesi colpiti da degrado ecologico e
perdita di biodiversità indotti dall’uomo. A tale riguardo, penso che
l’industria finanziaria, che si distingue per la sua grande creatività, si
dimostrerà capace di sviluppare meccanismi agili per calcolare questo debito
ecologico, di modo che i Paesi sviluppati lo possano pagare, non solo limitando
in modo significativo il loro consumo di energia non rinnovabile o aiutando
Paesi più poveri a mettere in atto politiche e programmi di sviluppo
sostenibile, ma anche coprendo i costi dell’innovazione necessaria a tal fine (cfr.
Laudato si’, nn. 51-52)».
Sostiene Vandana Shiva: Le molteplici crisi che stiamo affrontando
sono un campanello d’allarme: l’economia gestita dall’1% non lavora per le
persone e la natura. L’1% definisce il 99% della popolazione mondiale come
“persone inutili”. La loro idea di futuro è basata sull’agricoltura digitale e
senza agricoltori, su fabbriche automatizzate e sulla produzione senza lavoratori.Abbiamo
l’obbligo di creare economie che non distruggano la natura, non distruggano i
mezzi di sussistenza e i diritti dei lavoratori; economie che non distruggano
la nostra salute diffondendo malattie e pandemie, che non provochino la perdita
di mezzi di sussistenza, di libertà, di dignità e del diritto al lavoro, che
non inaspriscano il problema della fame nel mondo. Sostiene Francesco
che «centrale per uno
sviluppo giusto e integrato è una comprensione profonda dell’obiettivo e del
fine essenziale di tutta la vita economica, vale a dire il bene comune
universale. Ne consegue che il denaro pubblico non deve mai essere disgiunto
dal bene pubblico, e che i mercati finanziari dovrebbero essere sorretti da
leggi e regolamentazioni volte ad assicurare che essi operino veramente per il
bene comune. L’impegno per la solidarietà economica, finanziaria e sociale
implica quindi molto di più che compiere sporadici atti di generosità. (…). È
ora di riconoscere che i mercati - specialmente quelli finanziari - non si
governano da soli. I mercati devono essere sorretti da leggi e regolamentazioni
che assicurino che operano per il bene comune, garantendo che la finanza - invece
di essere meramente speculativa o finanziare solo sé stessa - operi per gli
obiettivi sociali tanto necessari nel contesto dell’attuale emergenza sanitaria
globale». Conclude
così la Sua riflessione Vandana Shiva: Creiamo economie a “fame zero” proteggendo i
mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori che ci forniscono l’80% del cibo
che consumiamo. Creiamo economie di solidarietà circolari e locali, che
sostengano i venditori ambulanti e i piccoli dettaglianti, i quali danno forma
alle comunità riducendo al contempo l’impronta ecologica.Nella
prossima fase post Covid 19, rigeneriamo l’economia con la consapevolezza che
tutte le vite sono uguali, che siamo parte della Terra, che siamo esseri
ecologici, biologici, che il lavoro è un nostro diritto ed è al centro della
vita dell’essere umano. Ricordiamo ci anche che la cura per la Terra e degli
uni per gli altri è il lavoro più importante. Non ci sono persone usa e getta o
inutili. Siamo un’unica umanità su un unico pianeta. L’autonomia, la coerenza,
la dignità, il lavoro, la libertà, la democrazia sono il nostro diritto di
nascita. Chiude così la Sua lettera Francesco vescovo di Roma: (…),
abbiamo bisogno in particolare di una solidarietà vaccinale giustamente
finanziata, poiché non possiamo permettere alla legge di mercato di avere la
precedenza sulla legge dell’amore e della salute di tutti. Ribadisco qui il mio
invito ai leader di governo, alle imprese e alle organizzazioni internazionali
a lavorare insieme per fornire vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili
e bisognosi (cfr. Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2020). È mia speranza che in
questi giorni le vostre deliberazioni formali e i vostri incontri personali
rechino molti frutti per il discernimento di soluzioni sagge per un futuro più
inclusivo e sostenibile. Un futuro in
cui la finanza sia al servizio del bene comune, in cui le persone vulnerabili
ed emarginate siano messe al centro e in cui la terra, nostra casa comune, sia
ben custodita. (...)».
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