Tratto dalla corrispondenza di Umberto Galimberti
con la lettrice Marialaura C. pubblicata sul settimanale “D” del quotidiano “la
Repubblica” del 16 di maggio dell’anno 2015 con il titolo “Gli amanti non possono bastare a se stessi”: Perfino il più egoista dei
desideri ha bisogno dell'altro, se non altro per farsi applaudire. Ed è per
rispetto del "sentire" altrui che si tiene fede alle proprie scelte. Se
lei per "biografia" intende la "vita", è ovvio che tutti
hanno una biografia, anche quelli che revocano tutte le scelte che hanno fatto
e poi revocano persino la scelta di revocarle. Se poi limita la revocabilità
delle scelte alla scelta di coppia, toglie dal gioco tutte le altre scelte a
cui siamo "costretti" nel nostro tempo, in cui, rotti tutti i legami
tradizionali di parentela, di classe, di usi e costumi locali, ciascuno si
trova a gestire la propria esistenza in una abbondanza infinita di scelte. E
non possiamo escludere che proprio questo sia alla base
del senso di insoddisfazione dell'uomo d'oggi, se è vero che, a scelta
avvenuta, c'è sempre e comunque il dubbio che potesse essercene una più
vantaggiosa, così che revochiamo la precedente e poi quella successiva,
all'infinito. In questo senso, io dicevo, non si costruisce alcuna biografia,
perché nella rincorsa delle scelte possibili, la nostra identità o non si
costituisce o, se già costituita, va continuamente in crisi. In secondo luogo,
se ogni scelta è revocabile togliamo ogni significato alla parola
"scelta", perché non possiamo considerare davvero tale una decisione
che non comporta alcuna conseguenza di rilievo. Il fatto che nessuna scelta
sembri precluderne un'altra mi pare rientri perfettamente nella cultura del
consumo del nostro tempo, dove, al pari di tutti i prodotti che per i nostri
bisogni del momento possiamo scegliere, anche la nostra identità può essere
indossata e poi dismessa come un abito. Questa mentalità, incoraggiata dalla
pubblicità delle merci, una volta estesa al nostro stile di vita fa sì che la
libertà si risolva nella possibilità di scegliere tra due marchi, A e B,
pressoché equivalenti, i quali, per avere l'uno una maggior attrazione
dell'altro, devono essere pubblicizzati nel modo illusorio e accattivante
tipico della pubblicità. Che, nel caso dello stile di vita, è l'illusoria
enfasi sull'ideologia della libertà. Quella libertà raggiunge il massimo del
degrado quando giustifica le sue scelte sulla base dell'affermazione "Ma
io sono fatto così" oppure "Ma io sento così". Quando si assume
il proprio "sentire" come criterio di scelta si regredisce al livello
infantile che Freud ha descritto come regolato dal principio di piacere, dove
il bambino è attento solo ai propri bisogni e ai propri desideri, senza alcuna
capacità di misurare se stesso in rapporto agli altri. Ciò comporta una visione
del mondo del tutto sganciata dal principio di realtà a cui da adulti si
dovrebbe pervenire, con la conseguente percezione del mondo come un riflesso
dei propri desideri, che, se inappagati, determinano un ricorso ad altre scelte
per evitare la delusione e la frustrazione della meta non raggiunta. Nasce da
qui quella cultura narcisistica a sfondo edonistico che tende alla realizzazione
individuale, che non tiene assolutamente conto dell'appartenenza dell'individuo
a quel più ampio sistema sociale nel quale quel "mai io sento così"
deve misurarsi con quello che "sentono gli altri". E neanche il
narcisista può prescinderne, dal momento che ha bisogno degli applausi degli
altri per sentirsi gratificato, ma io direi semplicemente "per sentirsi al
mondo". Rinunciare a priori a impegni a lungo termine o a coinvolgimenti
affettivi che non si riducano al tempo breve della passione - che si chiama
"passione" perché, quando ne è posseduto, l'Io non è padrone di sé,
ma "patisce" la fascinazione dell'altro e quindi è nelle mani
dell'altro -, concentrarsi sul presente senza memoria del proprio passato e
senza progetto per il futuro, significa costruire una vita fatta di scelte, di
atti, di eventi isolati, ma non una "biografia", perché la biografia
è un opera che è riconoscibile perché ha una sua struttura, un suo disegno, una
sua narrativa, una sua storia, la cui trama non è di continuo interrotta da
scelte fatte sul momento nelle direzioni più attraenti del momento, perché in
quel momento "io sento così".
"Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente".(J.K.Rowling). "Solo chi si conosce è padrone di se stesso". (Pierre de Ronsard). "Nessun uomo è libero, se non ha il potere su se stesso. Nessun uomo può avere il potere su se stesso, se non conosce se stesso".(Anonimo). "Conosci te stesso. Da qui parte la nostra evoluzione spirituale. Chi vuole essere solo felice è destinato ad essere superficiale".(Vito Mancuso). "Ogni uomo ha in sé diversi uomini, e la maggior parte di noi rimbalza da un'identità all'altra senza nemmeno sapere chi è".(Paul Auster). "La moda risolve a buon prezzo i problemi d'identità che pongono fine all'angosciante interrogativo:chi sono?"(Umberto Galimberti). "L'indice di maturità di una persona si evince da come riesce a decidere tra ciò che desidera e ciò che è giusto".(Giuseppe Donadei). "La cosa più importante nella vita è scegliere una direzione, e dimenticare le altre".(Kasturba Gandhi). "L'unica persona che sei destinato a diventare è la persona che decidi di essere".(Ralph Waldo Emerson). Grazie per questo interessantissimo e coinvolgente post che conserverò tra quelli più preziosi. Buona continuazione.
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