A lato. Vignetta di Altan pubblicata sul settimanale "L'Espresso" del 3 di maggio 2021.
Ha scritto Evelina Santangelo in «Maipiù», pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 3 di maggio 2021: «Maipiù». Lo sconcerto dell’Unione europea dinanzi ai 368 annegati a poche miglia da Lampedusa il 3 ottobre 2013 trovava parole intransigenti. Troppi cadaveri sulla banchina… L’eco di quelle parole è risuonata a ogni nuovo naufragio. (…). Maipiù! Ma esattamente Maipiù cosa?
Considerato l’immobilismo della Comunità internazionale; visti i continui
fermi amministrativi delle uniche navi di salvataggio delle Ong bloccate nei
porti. Maipiù cosa? Se ad essere intercettati sono i giornalisti che scrivono
quel che non si sa o non si dice; se il premier Draghi si dice soddisfatto
della guardia costiera libica: salvataggi negati; frustate ai salvati sulle
italianissime motovedette libiche… Maipiù che cosa? Se Italia ed Europa
stringono accordi con il «dittatore» turco di cui non dovremmo
mai aver bisogno per fermare quelli che con espressione adeguatamente
deumanizzante chiamiamo flussi migratori? L’unica risposta è indecente. Maipiù naufragi,
violenze, diritti umani negati sotto i nostri occhi. Che tutto rimanga
abbastanza lontano da non sentire grida di madri alla ricerca di neonati nel
mare, urla di torture, suppliche di porti sicuri. «È il momento della vergogna», sì, papa Francesco. Tratto
da “La scomparsa della vergogna” di
Enzo Bianchi – già priore della Comunità di Bose – pubblicato sul quotidiano “la
Repubblica” del 19 di aprile 2021: Anche in questa situazione critica della
pandemia sono molte, anzi si sono moltiplicate alquanto, le manifestazioni di
fatica, di sofferenza e di indignazione nella nostra vita quotidiana.
Raramente, invece, emerge un altro sentimento che in alcune situazioni sarebbe
doveroso provare, un sentimento che alcuni dovrebbero fare proprio: la
vergogna. Sovente mi indigno e insorgo contro la scarsa assunzione di
responsabilità che si registra nel nostro paese, ma parallelamente mi coglie
una profonda tristezza, quasi disperante, per la scomparsa della vergogna. La
vergogna è un’emozione complessa, connotata da valenze di diverso segno. È il
turbamento che ci assale quando arriviamo alla consapevolezza di aver commesso
il male. È un grido della nostra coscienza che ci contraddice, ci accusa e ci
condanna. La vergogna è un meccanismo regolatore dei comportamenti umani, uno
strumento per salvaguardare se stessi e la convivenza sociale: funziona come
deterrente che induce a vietarci atteggiamenti appunto vergognosi. Vergognarsi
è un atto profondamente umano e solo chi è malato di narcisismo non conosce
questa emozione umanissima e nobile. Quando il nostro volto arrossisce noi
mostriamo che non vorremmo che gli altri conoscessero il male da noi compiuto:
affermazione implicita che degli altri ci importa, che non siamo
autoreferenziali e chiusi in noi stessi. Per Darwin non a caso «il rossore del
volto è l’espressione più specificamente umana del volto». Resta vero che questo sentimento, che in
passato veniva incoraggiato nel bambino - “Vergognati!” - per richiamarlo alla
sua vocazione umana, oggi è quasi scomparso: tutt’al più ci si vergogna di
vergognarsi, e quindi si enfatizza l’esibizione, l’essere presenti a ogni
costo, si cura ossessivamente l’immagine. Sicché il pudore, che coinvolge la
responsabilità personale e agisce come monito e freno viene a mancare. Quante
volte vorrei gridare: “Vergogna! Vergogna!” per le situazioni che abbiamo sotto
gli occhi e che sembrano generare in noi solo abitudine e indifferenza: quando
ogni giorno ascoltiamo le notizie di chi anche in questa pandemia imbocca
strade di corruzione, da quelle che procurano guadagni a quelle che cercano
privilegi e corsie preferenziali per le vaccinazioni; quando constatiamo che
non c’è assunzione di responsabilità da parte di chi con le sue omissioni e a
volte per perseguire i propri interessi ha contribuito a innalzare il numero di
vittime; quando si scopre che il nostro paese ha aumentato la fornitura di armi
ai paesi in guerra alle porte del Mediterraneo; quando continuiamo a permettere
che il nostro mare sia un cimitero di migranti... Vergogna! Sì, la vergogna va
assolutamente provata, manifestata, per il male che ognuno compie personalmente
e per il male che attraversa la vita della polis. Senza vergogna non c’è
neppure responsabilità!
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