Tratto da “Fake
news & politica: perché Renzi deve indagare se stesso” di Daniela
Ranieri, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 16 di ottobre dell’anno 2019: Italia
Viva è viva e lotta contro le fake news. Il partitino di Renzi chiede la
costituzione di una commissione d’inchiesta sulle bugie. La proposta di legge,
la cui prima firmataria è Maria Elena Boschi, prevede che la commissione
indaghi “sui casi di informazioni distorte per influenzare consultazioni
elettorali” e indichi al Parlamento “specifiche forme di repressione penale per
la diffusione di contenuti illeciti”. Di seguito un breve promemoria a uso di
chi dovesse essere condotto in ceppi davanti al giudice con l’accusa di aver
fatto perdere ai renziani il referendum del 2016 mediante “la diffusione
seriale massiva di contenuti illeciti e di informazioni false attraverso la
rete”.
“L’Italia è più grande di chi vorrebbe fermarla e l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è il simbolo che se tutti insieme lavoriamo nella stessa direzione alla fine i risultati parlano”. “La Salerno Reggio Calabria sarà pronta #comepromesso il 22 dicembre. Intanto da oggi è a 4 corsie. L’Italia cambia passo dopo passo #lavoltabuona”. Per pre-inaugurare a marzo 2016 la Salerno-Reggio Calabria (paventando che il 22 dicembre non ci sarebbe stato lui a tagliare il nastro, come infatti è stato) e vendicarsi della stampa straniera che rise di lui, Renzi accorcia l’autostrada di 95 km (da 450 a 355), chiude 4 cantieri su 5, restringe le corsie da 4 a 1 nei pressi di Cosenza. A giugno 2018, i cantieri ancora aperti erano 67.
“I cittadini sceglieranno quali consiglieri
regionali andranno a Palazzo Madama. Si vota, c’è la legge elettorale, non c’è
trucco e non c’è inganno” (29.11.2016). Nel #matteorisponde Renzi agita una
scheda elettorale per “smontare la bufala che i senatori saranno nominati dai
partiti”. Sostiene sia un fac-simile: in realtà è una fotocopia fatta a mano.
Non esisteva nessuna legge elettorale per il Senato. Tra quel foglio e delle
elezioni vere c’era la stessa relazione che c’è tra un atto di nascita falso e
un parto.
“La riforma costituzionale darà al Sud gli
stessi livelli di cura del Nord: se c’è un farmaco sull’epatite C, perché in
Lombardia ci si mette 3 mesi per liberarlo e in altre Regioni 3 anni? Perché i
sistemi sono diversi, con la riforma cambia il Titolo V e il livello di
assistenza sarà in Lombardia e in Calabria” (Renzi, 27.11.2016). “Oggi non c’è
lo stesso diritto per ciascun cittadino di accedere alle stesse cure in termini
di malattie molto gravi come il tumore o di vaccini. Se passa la riforma invece
avremo il dovere che ci sia lo stesso tipo di diritti a prescindere dalla
regione dove vivono” (Boschi, 11.2016). Posto che la riforma non toccava
affatto le disparità tra Regioni, la Costituzione vera già prevede Sanità
pubblica e gratuita per tutte le Regioni, e la legge del 2003 sui Lea (livelli
essenziali d’assistenza) impegna le Regioni a offrire ai cittadini cure
adeguate a uno standard nazionale (che questo avvenga o no, nulla c’entra col
referendum).
“Se vince il No lo spread salirà; le Borse scenderanno; il Paese andrà in recessione; gli investimenti caleranno del 17%, il Pil del 4%; ci saranno 600mila posti di lavoro in meno e 430mila poveri in più” (Centro studi Confindustria, luglio 2016). Dopo il referendum, Csc ritratta: nel 2017 il Pil sarà +0,8%e nel 2018 +1%. A proposito di informazioni distorte per influenzare consultazioni elettorali.
“Oggi la banca è risanata, investire è un
affare. Su Mps si è abbattuta la speculazione, ma oggi è risanata, è un bel
brand” (Renzi, gennaio 2016). “Le banche italiane stanno molto bene” (Renzi,
6.2016). La banca invece era sull’orlo del disastro. A dicembre 2016, dopo il
fallimento di un salvataggio di mercato di 5 miliardi, il governo annuncia un
salvataggio pubblico, che la Bce alza a 8 miliardi.
“La riforma comporta risparmi per un
miliardo” (aprile 2014); “Basta un Sì per risparmiare 500 milioni” (11.2016).
In realtà secondo la Ragioneria generale dello Stato si sarebbe trattato di 50
milioni.
“Diamo vita ad un festival delle idee che
preferisce la banda larga al Ponte sullo Stretto” (Renzi, Fuori!, 2011). Alla
celebrazione dei 110 anni di Salini-Impregilo, settembre 2016, dice ai
costruttori: “La Napoli-Palermo, preferiamo dire così che Ponte sullo Stretto,
può creare centomila posti di lavoro. Vi sfido. Noi siamo pronti”. Dopo la
generale indignazione, si affretta a far bocciare dalla sua maggioranza il
finanziamento del riavvio delle procedure per il Ponte nella legge di Stabilità.
“La posizione di Zingaretti sull’accordo con
5S è molto ambigua. Noi non possiamo fare l’accordo con chi mette in
discussione i vaccini #senzadime” (Renzi, 25.9.2018). “Oggi i giornali
rilanciano accordo coi Cinque Stelle. Penso a Di Maio/Gilet Gialli, Di Battista
contro Obama, Lezzi sul PIL, Taverna sui vaccini, scie chimiche, vaccini,
Olimpiadi, Tav, allunaggio. E ripeto forte e chiaro il mio NO all’accordo con
questi #SenzaDiMe” (12.7.2019). “La mia risposta a chi vuole fare accordi con i
Cinque Stelle ‘per difendere insieme certi valori’. Perché io sono contrario a
questo accordo #SenzadiMe” (17.7.2019). “È Gentiloni che ha fatto passare il
messaggio di una triplice richiesta di abiura da parte del Pd ai 5Stelle. Il
modo in cui lo spin è stato passato è un modo finalizzato a far saltare tutto”
(23.8.2019). No comment.
“Ma non ci penso proprio ad uscire da un
partito che è il mio partito. Poi non starò mai in un partito che fa l’accordo
coi Cinque Stelle” (Renzi, 23/7/2019). “Fare un nuovo partito non è una
questione all’ordine del giorno. Roba da addetti ai lavori, fantapolitica. Io
ho scelto di fare una battaglia culturale dentro la politica italiana.
Continuerò a farla da senatore che ha vinto il suo collegio” (2.2019). Come s’è
appreso, l’en plein della frottola.
“Diamo un hashtag: #enricostaisereno. Vai
avanti, fai le cose che devi fare. Io mi fido di Letta, è lui che non si fida.
Non sto facendo manfrine per togliergli il posto” (16.1.2014). È la
ur-fandonia, la sovra-fake news al cui cospetto ogni altra impallidisce.
“È del tutto evidente che se perdo il
referendum, considero fallita la mia esperienza in politica ” (29.12.2015). “Ho
già preso il solenne impegno: se perderemo il referendum lascio la politica”
(15.1.2016). “Se non passa il referendum, la mia carriera politica finisce.
Vado a fare altro” (11.5.2016). “Se perdo il referendum, troveranno un altro
premier e un altro segretario” (1.6.2016). “O cambio l’Italia o cambio
mestiere” (2.6.2016). “Tre anni fa la #Brexit. La realtà dimostra che tutta la
campagna elettorale si basava su #FakeNews: le bugie ti fanno vincere
referendum ma poi sono i cittadini a pagare i danni” (Renzi, 24.6.2019). La
realtà dimostra che non sempre le bugie ti fanno vincere i referendum.
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