"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 15 febbraio 2020

Cronachebarbare. 71 «Si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare».


(…). Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci… Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano…perché si è diffusa la voce di  alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppi ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. (…). Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare…e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali si è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione. (…). Avete letto? Con l’attenzione dovuta? Ove si parla di quando eravamo noi i “vu cumprà” del tempo. Quel che avete appena letto è stato trascritto dalla rubrica “Voci d’Autore” che l’artista e scrittore Moni Ovadia pubblicava in tempi oramai andati, settimanalmente, sul quotidiano “l’Unità”. Quel pezzo aveva per titolo “Il Governo e l’incubo”. E la relazione alla quale in esso – ovvero il pezzo - si fa riferimento è, nientepopodimeno che, la relazione, datata ottobre dell’anno 1912, stilata dall’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso degli Stati Uniti d’America. Eravamo noi, in quel tempo, i “vu cumprà”. Che non si differivano, almeno così pare da quella tristissima relazione, dai “vu cumprà” che sopravvivono oggigiorno nelle nostre inospitali, attonite ed atterrite città. Atterrite da chi? Per caso, dai reietti della Terra dell’oggi, della Terra del capitalismo globalizzato? Atterrite le nostre città dai bisognevoli, essi sì di protezione e di accoglienza?  Ne ha scritto in tempi sempre andati Laura Boldrini che è stata la portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), portavoce che il tanto amabile ministro del tempo La Russa definiva non contare un nulla. Sarebbe interessante sapere e capire quanto sia stato stimato all’estero il luciferino ministro La Russa. Di seguito trascrivo quello scritto – non ne ho il titolo - di Laura Boldrini, pubblicato su di un supplemento di quel tempo (giugno 2009?), supplemento dedicato alle donne del quotidiano “la Repubblica”. Ove si tornava – come si torna tutt’oggi - a parlare dell’arte di costruire le paure nei tempi bui, un’arte assurta a stile di governo. Trascrivo, per sperare sempre di poter ritornare a parlare dei problemi seri e gravi che affliggono questo disastrato Paese: Il grande equivoco si sviluppa intorno alla paura. Il buon senso può poco di fronte alla paura, specialmente quando questa, alimentata in modo strumentale, si estende e diventa collettiva. E allora è possibile che la vittima bisognosa di protezione diventi una minaccia per chi ha ceduto alla paura, una persona temibile per il solo fatto che è stata costretta ad arrivare irregolarmente, magari via mare. Quindi è possibile che persone in pericolo nei propri Paesi, che hanno rischiato la vita per mettersi in salvo, vengano considerate esse stesse come un pericolo per l'intera comunità, una volta arrivate in Italia. Questa percezione, così sommaria da diventare paradossale, non rende giustizia alle tante storie di uomini e donne, a volte bambini, che si sono avvicendate in questi anni sulle coste italiane. Molti sono scappati perché non avevano scelta, perché restare significava mettere in pericolo la propria vita e quella dei loro familiari. Oggi (2009 n.d.r.) in Europa, per entrare in questa dimensione che ci sembra estranea e lontana, dobbiamo fare uno sforzo d'immaginazione. O uno sforzo di memoria per ricordarci quello che i nostri nonni ci raccontavano della guerra, della dittatura e dei parenti che scappavano in nord Europa o in America latina. Cercavano di mettersi in salvo dalle persecuzioni e dalle violenze del regime. Proprio come oggi tentano di fare molti di quelli che arrivano sulle coste italiane. Nell'attuale fuga verso la pace e la sicurezza sono le donne le più penalizzate, sottoposte al pedaggio ulteriore dell'abuso sessuale, che avviene nella più assoluta impunità. - Nel deserto è il trafficante a decidere della tua vita. Può lasciarti lì ad aspettare per giorni se non gli dai subito quello che vuole. E può anche non tornare e nessuno ti verrà a cercare -. Freweini è una delle tante ragazze del Corno d'Africa vittime di violenza durante il viaggio della speranza. Ragazze spesso vendute e comprate più volte da trafficanti e agenti corrotti. Chi renderà loro giustizia? - Il viaggio è stato un vero incubo, non finiva mai e sentivo di odiare la mia vita per quello che avevo dovuto subire. Io ero già morta -, racconta Zeinab, 19 anni, scappata da Mogadiscio e giunta a Lampedusa dopo oltre un anno, lo scorso aprile. Tante donne coraggiose come Zeinab e Freweini, in fuga dall'orrore delle guerre e dalle violazioni dei diritti umani, in questi anni hanno popolato i barconi diretti verso l'Italia. Sono donne da proteggere e non da respingere per paura.

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