"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 3 dicembre 2019

Letturedeigiornipassati. 69 «"Habitat Deus, habitat Christus, habitat veritas"».


Tratto da “La santa alleanza tra scienza e fede” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano la Repubblica del 3 di dicembre dell’anno 2011: Scrive Husserl: "Occorre qui illustrare ed evitare gli errori seducenti in cui sono caduti Cartesio e i suoi successori". Contrariamente a quanto alcuni potrebbero credere, non ho mai ritenuto che tra scienza e fede esista un vero e proprio conflitto. Al contrario ho sempre pensato che esista una santa alleanza a partire dal Seicento, quando Cartesio, inaugurando il metodo scientifico, ha ridotto il "corpo" a "organismo", a pura sommatoria di organi. Questa riduzione, che è essenziale per consentire alla scienza di poter conoscere e di conseguenza operare, travisa il senso del corpo perché , giusto per fare un esempio, il mio occhio che vede il mondo e risponde ai suoi stimoli è "corpo", mentre l'occhio, quando è visitato dall'oculista, non ha più alcun rapporto col mondo, perché, ridotto a oggetto ispezionato come si ispeziona qualsiasi oggetto, non è più "corpo", ma "organo". La riduzione scientifica del corpo a organismo ha fatto sì che tutti quei mali che non si riuscivano a spiegare a livello organico furono rubricati in una scienza allora nominata del "morbus sine materia", malattia senza riscontro organico, che solo in seguito fu chiamata "psichiatria" che letteralmente significa "cura dell'anima". Ma non solo la psichiatria nacque dallo spazio lasciato libero dalla riduzione del corpo a organismo. Anche la religione ne trasse vantaggio, perché di sua completa competenza divenne tutto ciò che era irriducibile all'organismo, e quindi l'anima, lo spirito e persino l'etica che stabilisce le colpe partire dall'intenzione interiore con cui si compie un'azione, e infine il diritto che, a partire dall'intenzionalità, distingue il reato in intenzionale, preterintenzionale, non intenzionale.
In questo modo, a partire dallo spazio lasciato libero dalla scienza, la religione ha potuto dar vita a un'etica dall'interiorità e persino a una giurisprudenza che, al pari dell'etica, prendeva le mosse dall'interiorità dell'anima dove, come dice Sant'Agostino, "habitat Deus, habitat Christus, habitat veritas". Resta a questo punto la contraddizione (…) a proposito dell'impostazione religiosa che assegna all'anima il primato sul corpo, e poi, di fronte a un organismo senz'anima perché privo di coscienza, assegna a detto organismo il dovere di continuare, con l'aiuto della tecnica, il suo funzionamento biologico, riducendo così la vita alla pura animazione della materia, e subordinando le sorti dell'anima alle condizioni di un organismo i cui ritmi biologici sono garantiti solo dalla tecnica. Quella stessa tecnica che dalla Chiesa è fortemente limitata o addirittura messa al bando (come nel caso della fecondazione eterologa) quando non si è in grado di generare per via naturale. Se questa è coerenza...

1 commento:

  1. Carissimo Aldo, la lettura di questo post e di quello in evidenza è stata ieri sera, per me, come spesso accade, "una boccata di ossigeno", di quelle che rinfrancano, dopo una giornata intensa, a tratti faticosa, anche se, in parte, ricca di piacevoli emozioni. Scienza e Spiritualità in sostanza sono due risposte al problema della "Realtà"e tentano entrambe di far luce sui misteri del nostro mondo. Bisogna considerarle come due diverse forme di conoscenza, perché fanno parte integrante della ricerca della Verità. Ricerca di quella Verità che spesso per tutti noi è, come tu affermi," un mistero di difficile, capziosa comprensione". A tale proposito,devo confessarti che capisco e ammiro la tua visione religiosa e il fascino che emana dalla lettura de "Il Profeta" di K. Gibran. Gibran parla per immagini, ricorrendo a un mondo simbolico, comprensivo di mille significati, universale e pertanto illuminante, amato dall'uomo cristiano, dall'indù, dall'ateo e dal credente. Anche per me Il Profeta è sempre stato e continua ad essere una fonte inesauribile di luce in quel bisogno perenne che è per l'uomo la conoscenza e la ricerca della verità. Grazie di cuore e buona continuazione. Agnese A.

    RispondiElimina