"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 14 dicembre 2019

Letturedeigiornipassati. 73 «Sgarbi+Cacciari. Per me era troppo e me ne sono andato».


Tratto da “Il vento è cambiato, ma non per i talk” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 14 di dicembre dell’anno 2016: (…). Lo scorso venerdì sono stato invitato al programma pomeridiano di Sky Tg24 condotto attualmente da Federica de Sanctis (prima c’era Paola Saluzzi, che mi sembrava più centrata, ma adesso è stata esiliata o promossa, non so, al mattino). Il programma iniziava alle 16 e finiva alle 17.
Per il mio solito doverismo imbecille sono arrivato con largo anticipo. Ho potuto quindi vedere Vittorio Sgarbi che furoreggiava con la solita sequela di insulti nei confronti di chi non era d’accordo con la sua tesi, peraltro un tantino azzardata: il Referendum l’ha vinto Renzi. In particolare Sgarbi se la prendeva, con le solite parolacce, con Licia Ronzulli deputato europeo di Forza Italia, l’anello più debole dei presenti (con Gianni Barbacetto è stato più cauto salvo definirlo la sera, in sua assenza, a La Zanzara, “un frocetto”. Un comportamento non esattamente coraggioso). La poveretta non poteva aprir bocca che veniva subito zittita dall’energumeno. Ha potuto solo balbettare: “Questa trasmissione è vergognosa”. La conduttrice, che sembrava aver perso il controllo della situazione, ha detto: “Non le permetto di dire che la mia trasmissione è vergognosa”. Invece era vergognosa. Intanto si erano fatte le 16 e 30, sforando di mezz’ora la prima trance del programma. Ho chiesto lumi a un assistente di Sky: “Fa share”. Quando è venuto il mio turno ho potuto solo dire che mi sembrava curioso che in un’ora di trasmissione, che seguiva di pochi giorni i risultati del Referendum, non fosse stata spesa una sola parola per i 5Stelle che di quel Referendum sono gli indiscutibili vincitori. La conduttrice ha replicato che avevano invitato più volte i rappresentanti dei Cinque Stelle ma si erano negati. “La questione non è questa – ho risposto – avete il diritto di invitare chi volete e chi è invitato di rifiutarsi. La questione non è la mancanza di rappresentanti dei Cinque Stelle ma il fatto che non sono mai stati citati”. Ho poi aggiunto ciò che dicono tutti: bisogna andare a elezioni subito per verificare la consistenza delle forze in campo, ci sono partiti che non esistono più o quasi, come Forza Italia. Qui ho capito che la mia partecipazione, durata circa un minuto e mezzo, era finita. Intanto si erano fatte le 17. Un assistente mi ha chiesto se volevo restare: la seconda trance era stata prolungata alle 17 e 30. Ho risposto che rimanevo se avessi avuto un tempo ragionevole per argomentare. Intanto però era uscito dalle consultazioni un rappresentante, mi pare, di Ala. Il quale, senza sprezzo del ridicolo, ha parlato per una quindicina di minuti sottolineando l’importanza e la responsabilità del suo gruppo. Siamo arrivati così alle 17 e 15. Pensavo che sarebbero stati interpellati quelli che erano nello studio di Milano (oltre a me, un onorevole del Pd). Ma a questo punto è spuntato Massimo Cacciari. Nello spettacolo Perché No Travaglio fa un esilarante sketch su Cacciari. Lo descrive che dorme sotto vuoto spinto in qualche studio televisivo, a Venezia. Poi al mattino, quando iniziano i talk, gli danno una spolverata e da lì trasmigra da una trasmissione all’altra fino a sera. Sgarbi+Cacciari. Per me era troppo e me ne sono andato. Ho perso tre ore della mia vita. Ma la colpa è solo mia. Diceva Montanelli: “Certe onorificenze non solo non devono essere accettate, ma non si deve nemmeno meritarsele”. Parafrasandolo, si potrebbe dire che certi inviti non solo non bisogna accettarli ma non bisogna nemmeno meritarseli. Questi conduttori televisivi, che fanno il bello e il cattivo tempo e si sentono i padroni del mondo, non hanno capito che il vento è cambiato. Che il No così come la ben più importante vittoria di Trump in Usa sono un no all’establishment, del quale fanno parte i network televisivi. Del resto questo movimento contro l’establishment mediatico, in Italia è già in atto da tempo. Mi ha detto Aldo Grasso, autorevole critico televisivo del Corriere della Sera, che i talk sono arrivati a 30 ma l’audience complessiva si è dimezzata. I cittadini non credono più a quei programmi e ai politici che li infestano. Prima o poi gli uni e gli altri saranno spazzati via. (…).

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