Tratto da “Merkel
e l’Europa unita (contro Trump)” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto
Quotidiano” del 20 di novembre 2018: (…). Cosa ha detto Angela? “Il tempo in cui
potevamo contare sugli altri è finito: oggi noi europei dobbiamo prendere il
destino nelle nostre mani”. Quegli “altri” sono gli americani come Angela aveva
detto in modo più esplicito qualche mese fa in un’occasione meno solenne. La
prima cosa da fare, secondo Merkel, è “costruire un vero esercito europeo”. Di
questa intenzione, per la verità di lunga data perché già negli anni Ottanta
tedeschi e francesi avevano cercato di costituire un primo nucleo di un
esercito europeo, tentativo bloccato dagli Stati Uniti, si è accorto,
preoccupandosene, anche il Washington Post per la firma di un suo autorevole
editorialista, David Ignatius. Adesso, col discorso di Merkel, questo tentativo
è diventato ufficiale. Per i soliti motivi (80 basi militari americane, anche
nucleari, in Germania, 60, in parte atomiche, in Italia) Merkel non ha potuto dire a chiare lettere
che i Paesi europei che fanno parte della Nato dovrebbero denunciare questo
Trattato che è uno degli strumenti con cui gli Stati Uniti hanno tenuto in stato
di minorità l’Europa dal punto di vista militare, politico, economico. E, alla
fine, anche culturale, per rendersene conto basterebbe guardare i programmi dei
film che si danno da noi quasi monopolizzati dalle grandi major yankee. Questa
minaccia sottintesa di lasciare la Nato è stata invece avvertita dal Washington
Post. Dovrebbero rendersene conto anche gli altri Paesi europei. E Trump ce ne
ha dato il destro come scrive lo stesso
Washington Post: “Dal giorno in cui si è insediato Trump ha fatto vacillare la
Nato”.
Questa occasione poteva, e ancora può, essere colta al volo dall’Unione europea. Merkel ha anche difeso la sua politica di austerity (“ogni Paese membro rispetti a casa propria le regole di stabilità finanziaria”) tanto contestata da una parte dell’Europa, in particolare dall’Italia. In un intervento a Sky Tg24 Federico Rampini, di Repubblica, ha lodato la politica economicamente espansiva, basata sul gonfiamento del debito e del credito, degli Stati Uniti. Peccato che nessuno gli abbia fatto notare che proprio questo tipo di politica (il debito che finanzia il credito o viceversa) abbia portato nel 2008 alla crisi della Lehman Brothers di cui tutta l’Europa, ma non solo l’Europa, ha pagato e ancora sta pagando le drammatiche conseguenze. Quello che Merkel vorrebbe evitare è proprio di creare una nuova bolla speculativa le cui conseguenze sarebbero ancora più devastanti. Ma se gli americani continuano nella politica tanto lodata da Rampini, e da tutti i Rampini del pianeta, immettendo nel sistema, come hanno fatto, tre trilioni di dollari nella forma del credito, la giusta e saggia politica di Merkel rischia di essere inutile. Come se ne esce? Creando una limitata autarchia europea. L’Unione europea ha popolazione, mercato, potenzialità di consumo e in parte anche risorse per fare da sé. Per quelle che ci mancano, soprattutto nel settore energetico, potremmo rivolgerci alla Russia e all’Iran fottendocene dei diktat unilaterali di Trump. E del resto tutta la politica di Angela Merkel molto poco ben vista dalla Casa Bianca va nella direzione di trovare una posizione di equidistanza fra Stati Uniti e Russia. Per arrivarci l’Europa deve trovare un’unità politica molto più forte di quella che ha ora ed è questo il senso di un’altra frase pronunciata da Angela Merkel al Parlamento europeo: “Per fare qualcosa insieme occorre che ogni Paese ceda un pezzetto di sovranità nazionale”. I deliri ‘sovranisti’ di Salvini and company (e tutte le accuse quotidiane ai ‘burocrati’ della Ue) sono privi di senso. Nessun Paese europeo, tantomeno l’Italia, può resistere da solo ai grandi agglomerati politici, economici, militari, dagli stessi Stati Uniti alla Russia alla Cina all’India e persino al Brasile e al Sudafrica, e alle grandi organizzazioni speculative governate da mani anonime (chiamiamole ‘anonime’ per non essere immediatamente sommersi dall’accusa di antisemitismo e finire, democraticamente, al gabbio) i famosi ‘mercati’ che possono non solo condizionare pesantemente le politiche nazionali ma spezzare in un sol giorno, con un improvviso spostamento di enormi capitali finanziari, le reni a un Paese. Quindi come ha detto Merkel: o l’Europa si salva insieme o perisce insieme.
Questa occasione poteva, e ancora può, essere colta al volo dall’Unione europea. Merkel ha anche difeso la sua politica di austerity (“ogni Paese membro rispetti a casa propria le regole di stabilità finanziaria”) tanto contestata da una parte dell’Europa, in particolare dall’Italia. In un intervento a Sky Tg24 Federico Rampini, di Repubblica, ha lodato la politica economicamente espansiva, basata sul gonfiamento del debito e del credito, degli Stati Uniti. Peccato che nessuno gli abbia fatto notare che proprio questo tipo di politica (il debito che finanzia il credito o viceversa) abbia portato nel 2008 alla crisi della Lehman Brothers di cui tutta l’Europa, ma non solo l’Europa, ha pagato e ancora sta pagando le drammatiche conseguenze. Quello che Merkel vorrebbe evitare è proprio di creare una nuova bolla speculativa le cui conseguenze sarebbero ancora più devastanti. Ma se gli americani continuano nella politica tanto lodata da Rampini, e da tutti i Rampini del pianeta, immettendo nel sistema, come hanno fatto, tre trilioni di dollari nella forma del credito, la giusta e saggia politica di Merkel rischia di essere inutile. Come se ne esce? Creando una limitata autarchia europea. L’Unione europea ha popolazione, mercato, potenzialità di consumo e in parte anche risorse per fare da sé. Per quelle che ci mancano, soprattutto nel settore energetico, potremmo rivolgerci alla Russia e all’Iran fottendocene dei diktat unilaterali di Trump. E del resto tutta la politica di Angela Merkel molto poco ben vista dalla Casa Bianca va nella direzione di trovare una posizione di equidistanza fra Stati Uniti e Russia. Per arrivarci l’Europa deve trovare un’unità politica molto più forte di quella che ha ora ed è questo il senso di un’altra frase pronunciata da Angela Merkel al Parlamento europeo: “Per fare qualcosa insieme occorre che ogni Paese ceda un pezzetto di sovranità nazionale”. I deliri ‘sovranisti’ di Salvini and company (e tutte le accuse quotidiane ai ‘burocrati’ della Ue) sono privi di senso. Nessun Paese europeo, tantomeno l’Italia, può resistere da solo ai grandi agglomerati politici, economici, militari, dagli stessi Stati Uniti alla Russia alla Cina all’India e persino al Brasile e al Sudafrica, e alle grandi organizzazioni speculative governate da mani anonime (chiamiamole ‘anonime’ per non essere immediatamente sommersi dall’accusa di antisemitismo e finire, democraticamente, al gabbio) i famosi ‘mercati’ che possono non solo condizionare pesantemente le politiche nazionali ma spezzare in un sol giorno, con un improvviso spostamento di enormi capitali finanziari, le reni a un Paese. Quindi come ha detto Merkel: o l’Europa si salva insieme o perisce insieme.
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