Chi sono oggi, correndo il
diciottesimo anno del secolo ventunesimo, i “miserabili”? Il popolo immenso
e dolente dei migranti? Le moltitudini dell’Occidente impoverite da un sistema
che sembra non trovare le giuste risposte da offrire loro e che sembra
implodere, questo sistema, come del resto altri sistemi degli umani nel corso
della Storia, su se stesso? Saranno i nuovi “miserabili” quelli che
hanno formato il cosiddetto ceto medio nelle opulente società dell’Occidente,
convinti d’avere raggiunto benessere e dignità sociale? La “memoria” di oggi è
del giovedì 2 di aprile dell’anno 2009. Si era appena all’inizio della grande “crisi”.
Nove anni dopo la “crisi” attanaglia le moltitudini dell’Occidente, esasperate e
divenute nel tempo prede delle forme più pericolose di razzismo e disumanità.
Prede di predicatori dell’odio e di disseminatori di paure ed incertezze. Annotavo
al tempo: Ha scritto Ralf Dahrendorf su
il “Corriere della Sera” del 31 di marzo: “Alla
fine ridurremo gli standard di vita di almeno un 20%. Torneremo a un modo di
vivere che somiglierà un po’ agli anni Cinquanta e Sessanta, con molta più
tecnologia ma senza l’ottimismo di quei decenni”. Forse ci riconcilieremo a
breve con la Storia grande. Forse. Forse è presto per dirlo, ma mi piace
crederci. Mi serve crederci. Quella Storia davvero grande che non fila via
sempre come un treno in corsa. Torna, forse, quella Storia grande, che ogni
tanto incontra un sassolino sul suo percorso, un piccolo inciampo, un intoppo,
ed allora devia, scarta, rovina sulle cose e sulle certezze della piccola gente
ottusa. E’ la Storia grande che ha fatto grande l’Uomo. Gli uomini. Maschi e
femmine insieme. E quando ciò avviene, quando l’intoppo si materializza, e la
storia banale e minima dei piccoli imprevidenti uomini di potere rovina sulle
cose loro, allora ritornano sulla scena della Storia grande i Miserabili. Cosa
ne era stato dei Miserabili della Storia grande? Che fine ne era stata della
povera Fantine, la prostituta? E dell’amore di Mario? E dell’amore di Cosette?
E del piccolo Gavroche, immerso nella Parigi universale? E di Jean Valjean,
l’ergastolano redento? E di Bienvenu Myriel, vescovo di Digne, il vescovo della cristiana caritatevolezza? E
di Javert, l’ostinato astuto ispettore? Dov’erano finiti i Miserabili di
sempre? Sembrava che la Terra non li potesse ospitare più, i Miserabili. Era
come se tutto si fosse trasformato in una planetaria finzione. Un’illusione
continua ed imperante. Mediatica. A volte, invece, ritornano i Miserabili. E
bisogna sempre guardare ai fratelli d’Oltralpe per poter raccattare, anche per
noi, un briciolo di speranza. Ora che il Paese grande assai di Marianne si è
mosso, possiamo sperare anche noi nel ritorno della Storia grande. Ho letto da
qualche parte che “…secondo l’Ocse, i
1100 uomini più ricchi del mondo possiedono, da soli, ricchezze superiori ai
due miliardi e mezzo di esseri umani col reddito più basso”. Ed ho letto
ancora da qualche altra parte che “secondo
dati Ocse, negli anni Sessanta in Italia un presidente di azienda guadagnava 50
volte più di un operaio. Oggi, 300 volte di più. Negli Usa, 400 volte”.
Ecco perché a volte ritornano i Miserabili. In quel di Francia però, per portare speranze a tutti. Finirà anche che, da questa parte delle Alpi, non basterà più sfoderare un sorriso a tutto denti per negare l’esistenza della catastrofe? Basterà il ritorno dei Miserabili in quel di Francia per impedire, al tonto di turno, di proclamare che converrebbe mangiare le brioches al posto del pane per saziarsi? Spero tanto nel ritorno della Storia grande. Ma come sempre, dovranno essere gli altri ad intrecciarne la trama con l’ordito. Trascrivo di seguito il pezzo della scrittrice Lidia Ravera – dal quale pezzo ho trafugato il titolo per questo mio post – pubblicato sul quotidiano l’Unità del 2 di aprile nella rubrica “Voci d’Autore”. Un ritorno, forse, all’antica forza rigeneratrice della Storia? Scrive Lidia Ravera: Ohibò: è tornata la lotta di classe? Qui non ancora. C’è tutto un arrabattarsi e un mugugnare, ma nessuno, per ora, si dà degli obiettivi. Per la Francia, perennemente in competizione con noi sui vestiti sui formaggi e sui vini, s’aggira al contrario, lo spettro dell’antica dinamica, quella che avrebbe dovuto salvare l’umanità dall’egoismo, imporre uguaglianza e santità. Operai contro padroni, la Classe contro il Capitale. I francesi, massacrati dalla crisi economica, sequestrano dirigenti industriali, amministratori delegati, principali azionisti di colossi del lusso. Li accerchiano, tirano uova, li chiudono nello stanzino. Nessuno torce un capello a nessuno, ma il gesto è forte. E il sottotesto sensato: due terzi del mondo è, con rispetto parlando, col culo per terra. Non potete fregarvene. Non possono i manager delle grandi aziende che non hanno saputo prevedere o prevenire ( e bene ha fatto Obama a intercettare i loro premi miliardari ). Non possono i politici, che hanno la responsabilità di aiutare con i fondi dello Stato. Non possono, i mercanti di status symbol della ricchezza, continuare a offendere la dilagante povertà con il loro fasto superfluo. Si pensava che, ferma restando la sperequazione fra minoranza ricca e maggioranza povera, l’antico motore della storia si fosse definitivamente bloccato per la frantumazione del mondo del lavoro e grazie alla capillare organizzazione del consenso operata dai mezzi di comunicazione di massa. Si pensava che l’invidia, il desiderio consumistico dei beni esposti sulla piazza mediatica, avesse sostituito, definitivamente, l’odio, fra le classi. Invece no: quando incomincia a mancare il necessario, tornano a ruggire le folle. Fine del languido minimalismo. Si torna a Victor Hugo. Attenti ai nuovi Miserabili.
Ecco perché a volte ritornano i Miserabili. In quel di Francia però, per portare speranze a tutti. Finirà anche che, da questa parte delle Alpi, non basterà più sfoderare un sorriso a tutto denti per negare l’esistenza della catastrofe? Basterà il ritorno dei Miserabili in quel di Francia per impedire, al tonto di turno, di proclamare che converrebbe mangiare le brioches al posto del pane per saziarsi? Spero tanto nel ritorno della Storia grande. Ma come sempre, dovranno essere gli altri ad intrecciarne la trama con l’ordito. Trascrivo di seguito il pezzo della scrittrice Lidia Ravera – dal quale pezzo ho trafugato il titolo per questo mio post – pubblicato sul quotidiano l’Unità del 2 di aprile nella rubrica “Voci d’Autore”. Un ritorno, forse, all’antica forza rigeneratrice della Storia? Scrive Lidia Ravera: Ohibò: è tornata la lotta di classe? Qui non ancora. C’è tutto un arrabattarsi e un mugugnare, ma nessuno, per ora, si dà degli obiettivi. Per la Francia, perennemente in competizione con noi sui vestiti sui formaggi e sui vini, s’aggira al contrario, lo spettro dell’antica dinamica, quella che avrebbe dovuto salvare l’umanità dall’egoismo, imporre uguaglianza e santità. Operai contro padroni, la Classe contro il Capitale. I francesi, massacrati dalla crisi economica, sequestrano dirigenti industriali, amministratori delegati, principali azionisti di colossi del lusso. Li accerchiano, tirano uova, li chiudono nello stanzino. Nessuno torce un capello a nessuno, ma il gesto è forte. E il sottotesto sensato: due terzi del mondo è, con rispetto parlando, col culo per terra. Non potete fregarvene. Non possono i manager delle grandi aziende che non hanno saputo prevedere o prevenire ( e bene ha fatto Obama a intercettare i loro premi miliardari ). Non possono i politici, che hanno la responsabilità di aiutare con i fondi dello Stato. Non possono, i mercanti di status symbol della ricchezza, continuare a offendere la dilagante povertà con il loro fasto superfluo. Si pensava che, ferma restando la sperequazione fra minoranza ricca e maggioranza povera, l’antico motore della storia si fosse definitivamente bloccato per la frantumazione del mondo del lavoro e grazie alla capillare organizzazione del consenso operata dai mezzi di comunicazione di massa. Si pensava che l’invidia, il desiderio consumistico dei beni esposti sulla piazza mediatica, avesse sostituito, definitivamente, l’odio, fra le classi. Invece no: quando incomincia a mancare il necessario, tornano a ruggire le folle. Fine del languido minimalismo. Si torna a Victor Hugo. Attenti ai nuovi Miserabili.
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