Tratto da "L'Europa
dell'Est ostaggio del bisogno di odio", intervista di Andrea Tarquini alla filosofa
ungherese Agnès Heller, pubblicata sul quotidiano la Repubblica del 3 di settembre
dell’anno 2015: "Numeri sulle braccia di adulti e anziani, donne e bambini? È
orribile, risveglia i ricordi più atroci, e non solo in me sopravvissuta alla
Shoah. L'Europa centro-orientale, con l'eccezione polacca, non si è mai
liberata dal suo bisogno di odio, di esclusione del diverso, di ostilità
razzista contro i diversi percepiti come nemici necessari. L'altro ieri gli
ebrei, ieri i Rom, oggi i migranti. È una ferita profonda nel mio cuore". (…).
I profughi marchiati sul braccio dalla
polizia cèca, che sensazioni le suscitano? "È un gesto orribile: marchiare
chi vuoi escludere per riconoscerlo, e con un numero che si riferisce al treno
su cui devo viaggiare. Via, davvero ho bisogno di essere più esplicita per chiamare
per nome le Memorie che ciò evoca?".
Tutto questo nella Repubblica cèca, paese civile, avanzato, parziale erede dell'ex Cecoslovacchia democratica... "Purtroppo non significa molto che un paese sia civile, colto, avanzato. La Germania era coltissima, avanzata, civile e con una cultura tra le più vivaci del mondo quando poi nel '33 Hitler vinse le elezioni. La Germania, dalla catarsi della disfatta, del Sessantotto e oggi di Angela Merkel coi suoi discorsi antirazzisti, è cambiata. Ma qui da noi nella nuova Europa i fantasmi dell'orrore e dell'odio razziale non sono tornati: si sono semplicemente risvegliati, non erano mai andati via. E certo sullo sfondo c'è la propaganda del governo Orbàn in Ungheria, e la tragedia che egli infligge ai migranti ammassati qui, bloccati con stazioni chiuse sulla via di Berlino pronta ad accoglierla. Mi lasci raccontarti due episodi rivelatori".
Quali? "Primo, le parole pronunciate
l'altro ieri dal capogruppo parlamentare del partito di Orbàn: - Non abbiamo
alcun bisogno di questa gente, siamo noi la nazione -. Se l'America avesse
ragionato così non sarebbe mai divenuta la prima potenza mondiale. Secondo,
l'altro giorno ero a Praga per una conferenza, e in taxi...".
Cosa l'ha colpita? "Le parole del
tassista. Mi ha detto di averne abbastanza dei migranti, che arrivino o che
siano di passaggio, - perché se non li fermiamo finiremo per trovarci in un
califfato dell'Europa centrale -. Ho provato a spiegargli con termini chiari
quanto fosse insensata la sua frase, ma è rimasto della sua opinione. Vede, si
comincia dagli incubi deliranti d'un tassista e si finisce con la polizia d'uno
Stato di diritto che registra i migranti con numeri sul braccio".
Oggi tornano i fantasmi del passato? "Penso
agli anni '30 e '40, a quando almeno tre dei sei milioni di ebrei vittime della
Shoah avrebbero potuto essere salvati se il mondo non avesse sbattuto loro in
faccia la porta di frontiere chiuse. E mi chiedo, se qui continuerà così,
quanti migranti col numero sul braccio in Cèchia o respinti a Budapest dai
treni per Berlino pur avendo pagato il biglietto, non potranno essere
salvati?".
Cosa ti aspetti per il futuro? "Vorrei
non temere il peggio. Merkel parla chiaro. Spiega anche, rischiando di perdere
elettori, che un'Europa che quasi non fa più figli, senza i migranti non avrà
più nessuno per pagare contributi di pensioni welfare e sanità. Ma a parte lei,
sono politici professionali quasi solo quelli che come Orbàn e altri -
all'est ma non solo - scelgono di cavalcare la tigre del risorto bisogno
di odio, esclusione, emarginazione e persecuzione verso l'altro, il diverso.
Quelli che come lui e altri gridano in manifesti elettorali - volete nutrire i
migranti o i vostri figli? -".
Eppure proprio i cèchi avevano in Vaclav
Havel un eroe al vertice dell'etica... "Vaclav era un grande intellettuale
europeo, ma non seppe farsi ascoltare. Lo hanno dimenticato. Così come oggi
cèchi e molti altri esteuropei non hanno ancora fatto i conti con il modo
criminale, brutale, con cui dopo il '45 espulsero milioni di tedeschi. Insisto,
manca all'Est e in molte parti altrove la memoria della catarsi, della resa dei
conti con le proprie colpe. L'Ungheria, complice dell'Olocausto senza
ammetterlo, oggi punisce col diritto penale i cittadini che ospitano migranti.
In Cèchia, Slovacchia, Bulgaria, i Rom vengono emarginati con Muri o abbattendo
le loro case con ruspe. A parte la Polonia grazie a Solidarnosc, a parte la
Germania che ha assimilato i valori costitutivi postbellici, la democrazia da
molte parti in Europa è giunta come regalo di eserciti liberatori, non come
conquista interna. E se non assimili il regalo ma torni ai secolari istinti
d'odio dei nazionalismi, come con quei numeri sulle braccia, prima o poi la
Storia ti presenta il conto".
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