Tratto da “Matteo
Renzi ordina ai gufi di scusarsi” di Furio Colombo, pubblicato su “”il
Fatto Quotidiano” del 2 di settembre dell’anno 2014: (…). …c’è qualcosa di profondamente
distorto, nella logica, ma anche nella percezione della realtà del nostro
presidente del Consiglio se è vero che ha detto, subito dopo la nomina di
Federica Mogherini: “Quanta gente in Italia dovrebbe chiedere scusa per quello
che ha detto o scritto sull’operazione Mogherini, con la convinzione che non
sarebbe andata in porto”. Cito da il “Corriere della Sera” (Maria Teresa Meli,
31 agosto) dunque le parole virgolettate dovrebbero essere proprio quelle di
Renzi. E questo è il problema. Si sa che i giudizi sono discordi. Uno pensa che
la Mogherini sia la fine del mondo, e che sbaraglierà i grandi diplomatici di
tutte le tradizioni e di tutte le nazioni. Altri la vedono solo come una
attiva, efficiente segretaria di direzione che conosce bene il capo, ma non la
materia.
Le cose potevano andare in un modo o nell’altro, come in ogni trattativa politica. A meno di dover credere che, se una cosa la dice Renzi, è vera prima di accadere. Ma è impossibile che ci sia qualcuno che la pensa così, persino nel campo molto eccitato del premier. Dunque si tratta di “convinzioni”. È chiaro che Mogherini restava grande per i suoi sostenitori anche se bocciata. È chiaro che appare simpatica e irrilevante, anche dopo la nomina, a coloro che avrebbero preferito il nome di uno o una competente per una missione difficile ai limiti dell’impossibile. Ma chiedere scusa a chi? Si trattava, e si tratta, di una valutazione sulla base, per esempio, di un silenzio lungo quanto una ignota carriera politica cominciata da un po’ di anni (anche i giovani hanno un passato, come dico ai miei nipotini che, come Renzi, credono il contrario perché non hanno ancora 10 anni). Si trattava di un giudizio, come i voti a scuola. A Renzi e alla Mogherini farà piacere sapere che Einstein ha avuto brutti voti nella scuola media. Forse gli insegnanti si erano sbagliati, forse il ragazzo è maturato dopo (c’è tempo anche per Mogherini). Ma nessuno ha chiesto scusa a nessuno, neppure dopo il Nobel. Applicando il criterio di Renzi, ci sarebbe un via vai di scuse incrociate, perché se lui dice che, ogni volta che va in porto una sua idea fissa che tu avevi giudicato senza entusiasmo, gli devi chiedere scusa, allora lui deve chiedere scusa, nell’ordine, quando la riforma della Pubblica amministrazione (ovvero il nuovo disegno dello Stato) si limita a spostare di 50 km i dipendenti; quando un’epocale riforma della scuola, con assunzione immediata di centomila insegnanti, scompare senza spiegazione; quando il benevolo capo dello Stato, dopo avere dato un’occhiata al brogliaccio, dice “ragazzi, troppa carne al fuoco” che vuol dire che ha visto una gran confusione e prega di rifare il lavoro da capo. Beh in tutti quei casi (l’elenco è limitato dallo spazio di questa pagina) Renzi o qualcuno dei suoi giovani esploratori non dovrebbero chiedere scusa? Meglio di no, naturalmente, la confusione è già abbastanza grande ed è noto che Renzi non sopravviverebbe al riconoscimento di un solo errore. Allora perché non facciamo che, come in una buona democrazia, ognuno si tiene la sua opinione sui lunghi silenzi e le giudiziose astensioni della Mogherini, che c’erano e ci saranno, e restiamo amici come prima?
Le cose potevano andare in un modo o nell’altro, come in ogni trattativa politica. A meno di dover credere che, se una cosa la dice Renzi, è vera prima di accadere. Ma è impossibile che ci sia qualcuno che la pensa così, persino nel campo molto eccitato del premier. Dunque si tratta di “convinzioni”. È chiaro che Mogherini restava grande per i suoi sostenitori anche se bocciata. È chiaro che appare simpatica e irrilevante, anche dopo la nomina, a coloro che avrebbero preferito il nome di uno o una competente per una missione difficile ai limiti dell’impossibile. Ma chiedere scusa a chi? Si trattava, e si tratta, di una valutazione sulla base, per esempio, di un silenzio lungo quanto una ignota carriera politica cominciata da un po’ di anni (anche i giovani hanno un passato, come dico ai miei nipotini che, come Renzi, credono il contrario perché non hanno ancora 10 anni). Si trattava di un giudizio, come i voti a scuola. A Renzi e alla Mogherini farà piacere sapere che Einstein ha avuto brutti voti nella scuola media. Forse gli insegnanti si erano sbagliati, forse il ragazzo è maturato dopo (c’è tempo anche per Mogherini). Ma nessuno ha chiesto scusa a nessuno, neppure dopo il Nobel. Applicando il criterio di Renzi, ci sarebbe un via vai di scuse incrociate, perché se lui dice che, ogni volta che va in porto una sua idea fissa che tu avevi giudicato senza entusiasmo, gli devi chiedere scusa, allora lui deve chiedere scusa, nell’ordine, quando la riforma della Pubblica amministrazione (ovvero il nuovo disegno dello Stato) si limita a spostare di 50 km i dipendenti; quando un’epocale riforma della scuola, con assunzione immediata di centomila insegnanti, scompare senza spiegazione; quando il benevolo capo dello Stato, dopo avere dato un’occhiata al brogliaccio, dice “ragazzi, troppa carne al fuoco” che vuol dire che ha visto una gran confusione e prega di rifare il lavoro da capo. Beh in tutti quei casi (l’elenco è limitato dallo spazio di questa pagina) Renzi o qualcuno dei suoi giovani esploratori non dovrebbero chiedere scusa? Meglio di no, naturalmente, la confusione è già abbastanza grande ed è noto che Renzi non sopravviverebbe al riconoscimento di un solo errore. Allora perché non facciamo che, come in una buona democrazia, ognuno si tiene la sua opinione sui lunghi silenzi e le giudiziose astensioni della Mogherini, che c’erano e ci saranno, e restiamo amici come prima?
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