“Storied’Acqua”. 6 “Il regno maledetto governato dalla malaria”: Un pomeriggio a settimana andiamo in paese a trovare i miei genitori e Rambo, il meticcio a pelo corto sempre in cerca di carezze e baci - e le zie e gli zii e i cugini e le cugine della famiglia in cui sono nato e diventato grande. "Andiamo da zio Efisio?", mi chiede Nora, figlia mia, anche se non ci è parente affatto, Efisio Marras antico contadino con i capelli ancora in testa e neri neri, forse novantenne o forse più, chi lo sa, che cosa conta? Quando lui parla Nora lo ascolta e son sicuro, le sembrano inventate le sue storie, il mondo antico che quest'uomo tira fuori dai ricordi e un po' dal parapiglia della mente che gli fa mischiare il vero e il forse. "Una volta son salito sulla barca per attraversare il fiume", dice zio Efisio accarezzandosi la barba, "E il barcaiolo s'amminchiona e si distrae, questionando, di caccia e di cinghiali con un uomo di Samassi, e ci fa cadere tutti in acqua, tutti e cinque che eravamo; e già gliene abbiamo dette poche, a quel tipo barcaiolo da due soldi". Siamo nati in un paese tra due fiumi, io e zio Efisio contadino, Uta si chiama, quando finisce iniziava la palude, oggi ci passa la statale lì nel mezzo e non fa più paura, ma un tempo era acquitrino e regno di anguille e di zanzare - un regno maledetto, la palude: sua regina farabutta la malaria. "Tu non sei uno che va molto al mare, non è vero"?, chiede zio Efisio guardandomi e vedendo chissà chi. "Hai ragione, ragazzo, ragione in abbondanza: il mare è cosa per turisti", dice. Nora scuote il capo, "Ma no, zio, è bello stare in spiaggia certi giorni, soltanto devi mettere la crema sennò ti bruci tutto". Zio Efisio scuote un po' la testa, riprende il filo suo: "Al fiume sì che mi piaceva fare il bagno, a maggio-giugno, quando restavano le pozze e ti potevi rinfrescare. Ma è traditore, il fiume, sai?, a un momento e t'incastravi nel fondo di fango marcio e allora addio. È successo una volta ad un bambino: pascolava un maialetto e quello si è buttato nella pozza e lui gli è andato dietro, sono morti l'uno e l'altro. Un uomo grande poi è entrato per salvarli e pure lui ci è morto, poverino, eroe lo hanno chiamato ed era vero, gli hanno dato una medaglia del governo, poveraccio, la vita quando vuole è un grande inganno". Nora a questo punto vuol sapere se c'erano pesci, nel fiume antico in cui nuotava Efisio da bambino, fiume nuragico, direbbe Giulio Angioni, e lui muove la testa a far di sì e dice "Certo! Ne avevamo persino nella vasca all'orto di nannài, una carpa grande come una balena, io e gli amici facevamo i tuffi in vasca e le nuotavamo accanto. C'era anche tuo bisnonno", dice Efisio puntando il dito verso me, "Quello che nella prima guerra era ufficiale, Emilio Lussu, si chiamava, bella testa aveva, si vedeva già dai tuffi che faceva, che era un tipo dalla schiena dritta". Non abbiamo nessuna parentela, io e Lussu, ma questo per zio Efisio ormai non conta niente: ogni tanto mi parla di sua cugina prima Grazia Deledda romanziera, o di Eleonora Regina Giudikessa di Arborea, che una volta lui ha salvato da un agguato su nei monti nostri in mezzo ai cervi. Due inondazioni, ha conosciuto Efisio nel paese nostro ormai sempre meno contadino, una antica, nel '61, una al finire dello scorso secolo, che ha allagato anche casa nostra, dei miei genitori che si sono dovuti fare un mutuo nuovo, come fossero sposi giovinetti, per riaggiustarla e poterci invecchiare dentro. L'acqua fa paura, a Uta, appena piove un po' chi lo sa cosa può fare, si teme e si sta dentro, anche io dalla città lontana quand'è autunno penso alla pioggia, "Speriamo che non faccia danni", penso. "Portiamo Rambo al fiume"?, mi chiede Nora in questo pomeriggio novembrino, oggi non piove, un saluto a zio Efisio contadino e siamo già in cammino, fianco a fianco, un utese vero e una bambina mezzo forestiera.
N.d.r. I testi sopra riportati sono rispettivamente degli scrittori Mariolina Venezia – lucana – e di Flavio Soriga – sardo – e sono stati pubblicati sul periodico “Green&Blue”, del quotidiano “la Repubblica”, dell’undici di dicembre 2024.
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