"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 1 settembre 2024

Piccolegrandistorie. 96 Patrizia Cavalli: «A me è maggio che mi rovina e anche settembre, queste due sentinelle dell'estate: promessa e nostalgia».

             Sopra. "Saint Emilion" (Francia), acquerello di Anna Fiore (2023).

La mattina del primo settembre Rossella si svegliò con una soffocante sensazione di terrore, un terrore che la sera prima aveva dimenticato nel sonno. Ancora assonnata pensò: "Di che cosa ero tanto preoccupata ieri sera? Ah sì, della battaglia. Stavano combattendo, ieri. Chi avrà vinto?". Si drizzò a sedere in fretta, strofinandosi gli occhi; e il suo cuore turbato sentì nuovamente tutto il peso che lo angosciava il giorno prima. L’aria era opprimente anche in quell'ora mattutina, calda della promessa di un meriggio infocato. La strada era silenziosa. Nessun carro cigolava, nessun soldato sollevava col suo calpestio la polvere rossa. Nessuna pigra voce di schiavo dalle cucine del vicinato, nessun rumore piacevole di preparativi per la colazione, perché tutti i vicini, eccetto le signore Meade e Merriwethcr, si erano rifugiati a Macon. (…). Mentre guardava dalla finestra, giunse alle sue orecchie un suono distante, debole come il brontolio di un temporale lontano. "Pioggia'' pensò in un primo momento; e il suo spirito campagnolo aggiunse: "Ne abbiamo proprio bisogno". Ma dopo un attimo: "Pioggia? Ma no! È il cannone!". (Tratto da “Via col vento” - 1936 - di Margaret Mitchell). 

Settembre”. “Tra promessa e nostalgia”, testo di Malcom Pagani pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 21 di agosto 2024: (…). Ho ritrovato un diario dell'estate 1985. C'è qualche adesivo, un paio di Polaroid attaccate con la colla, qualche eccesso di cromatismo e una furia compilatoria che ad occhio non ha lasciato tracce d'ordine negli anni a venire. Per ogni singolo giorno delle vacanze, sulla pagina di sinistra, feci un segno con la penna. A giugno, quando l'ozio era un latifondo, erano più di novanta: un'enormità. Li cancellavo durante i tempi morti, uno a uno, fino a quando l'impressione di conservare comunque un cospicuo bottino di giornate vuote e meravigliose non svaniva e mi faceva precipitare al centro di Settembre. Un mese diverso da tutti gli altri, l'unico che colleziona sentimenti che non si distinguono per età, l'unico che sembra guardarti mettendoti alle strette. Tra le cose che so di settembre è che in quel ciuffo di giorni si rivelano verità che nel resto dell'anno rimangono nascoste. A Settembre scopriamo chi siamo. Settembre ci chiede di ricomporci, di rimetterci la maglia, di accettare che i tempi stiano per cambiare. Settembre ci costringe a osservare la luce che si trasforma in buio. Settembre ci ricorda che abbiamo dei doveri. Settembre non prova neanche a mascherarsi per un carnevale che non conosce e non comprende. Settembre convoca all'impegno. Settembre è lo sguardo dei bambini, un po' affranti e un po' curiosi, in attesa che tutto ricominci e che ogni cosa ritorni magicamente al proprio posto. Settembre è un'attenzione obbligata proprio quando siamo più distratti e vulnerabili. Settembre è il tempo dei colpi di Stato, il tempo delle tragedie che passano alla storia, il tempo in cui gli eserciti si dissolvono e Alberto Sordi, in uno dei tanti bellissimi film di Comencini, è confuso: «Signor tenente, accade una cosa incredibile, i tedeschi si sono alleati con gli americani». Settembre è un ricordo più insistente di altri, un cartello stradale che non vorresti vedere, la consapevolezza che i desideri sono stagionali. Settembre è mobile, così diverso da Ferragosto, con i suoi semafori lampeggianti e il deserto che ti invita all'azzardo. Settembre vorrebbe essere diverso, ma alla fine è quel che è, come nelle poesie irreversibili di Erich Fried. A settembre ci sono un'infinità di compleanni, di date da ricordare, di appuntamenti che somigliano a un inizio. Ma settembre è perfetto soltanto per un finale. Settembre è una canzone di Venditti e un verso di Patrizia Cavalli: «A me è maggio che mi rovina e anche settembre, queste due sentinelle dell'estate: promessa e nostalgia». Perché settembre è poesia almeno quanto è burocrazia. Settembre è un posto da reduci in cui ritrovare sempre le stesse lamentele. Settembre è il mese dei miracoli. Settembre è il mese in cui sono diventato padre. Settembre non ha un modo per difendersi dalle opinioni su settembre perché non vuole trovarlo. Settembre perdona, ma non condanna mai.

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