"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 6 settembre 2024

MadeinItaly. 32 Meloni: «Niente passi falsi, stiamo facendo la storia».


Alla fine è successo. Un gruppo di giornalisti, che in pubblico discuteva provocatoriamente di libertà di stampa, ha aggredito un neofascista, reo solo di aver inneggiato al duce durante il loro congresso. La camicia nera è stata dapprima spintonata da un cronista, già noto per essere stato minacciato dalla mafia, e poi pestata da alcuni elzeviristi in giacca e cravatta, che citavano senza vergogna l'articolo 21 della Costituzione. «Colpa sua», hanno detto dei direttori di testata incensurati che hanno assistito alla vile aggressione senza intervenire, «se si fosse subito qualificato come un militante di estrema destra e avesse esibito il tesserino dell'albo degli Omofobi Razzisti l'avremmo lasciato in pace, anche se questa pratica di infiltrarsi in incognito solo per spiarci e intonare motti hitleriani deve finire». La verità è che non si ha il coraggio di sciogliere queste associazioni democratiche come la Fnsi, che vaneggiano di diritto all'informazione e che - è bene ricordarlo - sarebbero espressamente vietate dal Mein Kampf. Non vi piaceva tanto Il mondo al contrario? Eccolo.(“Salvare i nazi dai cronisti attaccabrighe” di Dario Vergassola, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 9 di agosto 2024).

BarnumCircus”. 1 “Concorso di cabaret” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, venerdì 6 di settembre 2024: (…). Più che un esecutivo, pare un concorso di cabaret. La Meloni dice con aria grave: “Niente passi falsi, stiamo facendo la storia”. Sì, ma dell’avanspettacolo. Come quando telefonava a due comici russi scambiandoli per l’ambasciatore del Catonga o accoglieva col tappeto rosso Chico Forti scambiandolo per il Papa. Salvini, con l’Italia paralizzata dai ritardi di treni, aerei e traghetti, posta il suo faccione accanto a un piatto di panzanelle. Lollo, quando almeno era ancora cognato, parlava di “sostituzione etnica” e dei poveri che “mangiano meglio dei ricchi”, fermava i treni in ritardo in aperta campagna perché “si è sempre fatto così”, è la regola. Calderoli si convince che Cosa Nostra lo voglia morto perché ha ricevuto una “lettera anonima”, ma firmata (sic) “Siamo la mafia” (quindi è la mafia, sicuro). Urso lascia le accise sulla benzina che doveva abolire, anzi cancella lo sconto di Draghi, così i carburanti rincarano, ma lui spiega che “al netto delle accise costano meno che nel resto d’Europa” (e grazie al cazzo). La Santanchè, per risolvere il suo conflitto d’interessi fra Turismo e Twiga, gira le azioni al fidanzato, il celebre “Dimitri Miesko Leopoldo Kunz d’Asburgo-Lorena”, subito diffidato dai 516 eredi della casa d’Austria. Nordio svela che “i veri mafiosi non parlano al telefono” un attimo prima che Messina Denaro venga arrestato perché non riesce a staccarsi dal cellulare; poi incontra una giornalista di Sky e le chiede uno spritz; infine trinca nella masseria di Vespa e spiega che “il vino può essere un alibi per le eventuali sciocchezze che dico”, ma sia chiaro: “Bevo perché lo faceva il mio mito, che è Churchill” (fortuna che non è Baudelaire). La Russa spiega che in via Rasella i partigiani non uccisero nazifascisti, ma “una banda musicale di semipensionati” (i Pooh o i Cugini di Campagna). Piantedosi chiama i migranti superstiti della strage di Cutro “carichi residuali” (tipo cassa di patate). Toti, reduce dagli arresti domiciliari, debutta come editorialista del Giornale, tanto lì c’è Sallusti e nessuno ci fa caso. Pozzolo va al veglione di Capodanno con un pistolino carico, che centra in pieno la gamba di un poveraccio, perché è “minacciato dagli ayatollah iraniani” (dopo Rushdie, lui). E via cialtroneggiando. Pare che, nell’ultima riunione della congiura anti-Meloni, il Soviet Supremo delle Toghe Rosse si sia subito sciolto con la seguente motivazione: “Non c’è bisogno di noi, fanno tutto loro”.

BarnumCircus”. 2 “Il gossip politico formidabile arma di distrazione”, testo di Loredana Lipperini pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 30 di agosto ultimo: (…). …in questi giorni si parla e si scrive delle disavventure sentimentali delle sorelle Meloni. Ora, la pratica di identificare la politica con la vita privata di chi la fa è desolante quanto antica: risale almeno al 1988, quando la foto del bacio fra Achille Occhetto e la moglie Aureliana Alberici fece inorridire militanti e opinionisti. Di lì a poco Silvio Berlusconi avrebbe fatto le cose in grande: non un semplice bacio ma la sua biografia, Una storia italiana, inviata a tutti gli ignari cittadini per posta. E poi sarebbero arrivati i social e tutto quello su cui abbiamo dibattuto invano, come la foto del Salvini dormiente con cui Elisa Isoardi annunciò la fine della loro relazione su Instagram. Ora, la voracità verso il gossip crea soprattutto un problema: distrae. Come gli illusionisti ben sanno, quando l'attenzione viene richiamata sulla mano sinistra, il trucco viene compiuto con la destra (anche stavolta, non è una metafora). In queste settimane, dunque, stiamo perdendo un po' di notizie non trascurabili: intanto, i tredici nuovi reati introdotti dal ddl governativo sulla sicurezza, in aula il prossimo 10 settembre. Come ricordava il Manifesto, andiamo dal reato di rivolta in carcere (da 1 a 5 anni, esteso anche alle strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati e per rifugiati), alla già citata produzione di cannabis light fino all' «occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui» (da 2 a 7 anni). Non bastasse, mentre la ministra Roccella continua a dichiarare quanto questo governo abbia a cuore la famiglia, Jennifer Guerra su Fanpage ci informa che con ogni probabilità verrà ridimensionato il famoso bonus mamme (il taglio fiscale in busta paga per chi ha almeno due figli), per non parlare dell'altro taglio di 1,3 miliardi di euro per gli asili nido. Abracadabra. Per questo, la cosa preziosa di oggi è L'isola dove volano le femmine di Marta Lamalfa (Neri Pozza), dove si racconta quanto avvenne agli inizi del secolo scorso ad Alìcudi, quando gli abitanti cominciarono a vedere donne volanti, scambiandole per streghe. In realtà, avevano mangiato a pane impastato con farina di segale cornuta, che può dare allucinazioni simili a quelle provocate da sostanze psichedeliche (potrebbe essere il quattordicesimo reato, a proposito). Le allucinazioni distolgono dai veri problemi dell'isola, carestia e povertà. Esattamente come avviene quando ci occupiamo delle sorelle di patria e di governo invece di preoccuparci, e molto, di tutto il resto.

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