"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 9 settembre 2024

Lavitadeglialtri. 40 Enrico Galiano: «Avere 14 anni oggi è complicato. Siamo nel bel mezzo di due guerre, in piena crisi climatica. Il futuro è incerto, i social ti portano a vivere in continua competizione».


“Un video sui social vale quanto Madame Bovary”
, intervista di Sara Scarafia a Enrico Galiano – docente di Lettere nella scuola media – pubblicata sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” dell’8 di settembre 2024: (…). Galiano, ai ragazzi che stanno per cominciare l'anno scolastico augura di commettere errori? «(…). …sbagliare è un superpotere: solo cosi puoi creare i tuoi confini. E poi gli errori non sono sempre sbagli: molti hanno condotto a grandi scoperte, pensiamo al Big Bang o alle patatine fritte. Dico loro: fate e quindi sbagliate. Così combattiamo l'overthinking, il disagio di pensare continuamente che finisce per paralizzare, del quale soffrono moltissimi tra loro. (…)».

Nel libro (“L’incredibile avventura di un Super-Errore”, Salani editore n.d.r.) Ricky e i suoi amici combattono contro la setta dei Perfetti. «I Perfetti sono senza umanità, si privano dei loro tratti migliori. Ma la perfezione è spesso una proiezione: "spalle curve per il peso delle aspettative", verso di Caparezza, descrive il bagaglio pesantissimo del quale carichiamo i giovani».

Lei dice: prima di parlare con i ragazzi, ascoltiamoli. Mica facile per moltissimi adulti che lamentano il mutismo dei figli. «Sfatiamo il primo mito: non è vero che non parlano, lo fanno e tantissimo, solo con una lingua che non capiamo e che va studiata. Hanno sempre le cuffiette? Chiediamogli cosa stanno ascoltando. L'altro problema è la postura: per ascoltarli bisogna anzitutto non giudicarli. Dovremmo riconnetterci con la nostra storia, ricordarci che anche noi da giovani siamo stati persi e abbiamo fatto cavolate. La cronaca ce lo ricorda ogni giorno: gli adolescenti stanno soffrendo tanto».

Perché soffrono? «Avere 14 anni oggi è complicato. Siamo nel bel mezzo di due guerre, in piena crisi climatica. Il futuro è incerto, i social ti portano a vivere in continua competizione. E poi manca quella che in veneziano si chiama la bricola».

La bricola? «Sono i pali di legno sui quali si regge Venezia, che cristallizzandosi sott'acqua diventano solidissimi. Noi adulti oggi ci siamo persi e non siamo più capaci di essere punto di riferimento».

Sta per dirmi che ai suoi tempi era diverso? «In un certo senso lo era: 20 o 30 anni fa il mondo adulto non cercava il dialogo, c'erano codici che oggi ci sembrano inaccettabili: il ruolo delle donne, nessuno che parlasse di identità di genere. Però c'erano regole. Per questo è importante ascoltare e poi rispondere. Ma in modo diverso dal passato».

Diverso come? «Senza trincerarsi nel refrain che la mia generazione conosce bene: "È così perché lo dico io". I giovani vogliono capire».

All'inizio del libro Ricky si ritrova in classe con un pigiama ridicolo tra lo scherno dei compagni. «È in atto una ribellione per rivendicare la propria imperfezione. (…)».

Qualcosa sta cambiando? «Gli stessi ragazzi che 10 anni fa facevano ore di coda per un prodotto sponsorizzato da un influencer oggi lo guardano con diffidenza. Ma è un processo lento».

Lei sui social ha grande successo: come se lo spiega? «Non parlo da scrittore o da insegnante. Non mi do un ruolo. Dico quello che ho da dire».

Che ci trovano i ragazzi nelle piattaforme? «Quello che abbiamo cercato tutti: un antidoto alla solitudine e le parole per descrivere le emozioni. E bisogna stare attenti a giudicarli».

Chi li giudica? «Sento molti intellettuali dire che dovrebbero leggere di più. Ma non è detto che un video (…) valga meno di Madame Bovary. Chiaro che da insegnante di Lettere promuovo la lettura con tutto me stesso, ma magari ai libri ci arrivano lo stesso». 

(…). Pochi giorni fa un suo post su Facebook è diventato virale. Lamentava le mancate assunzioni dei precari della scuola: 62.560 cattedre scoperte e appena 45mila assunzioni. «La scuola occupa gli ultimi posti dell'agenda del Paese. È un posto dove parcheggiare i ragazzi sperando che te li restituiscano in vita. E di questo loro sono consapevoli. Vengono dopo».

(…). …c'è chi ha detto che invece di riscrivere i libri per renderli più inclusivi ci vorrebbe una scuola che insegni a contestualizzarli. «Da un lato dico: che facciamo, riscriviamo l’Iliade perché è maschilista? Certo che ci vuole una scuola che insegni a leggere. Però dall'altro è vero che stiamo scoprendo che quelle che erano minoranze, sono in realtà differenze che chiedono di essere riconosciute. Basta guardare le bio dei ragazzi sui social: la prima cosa che vedi è il pronome. "She/her", "he/him" o "they". Ti stanno dicendo: per me è una priorità».

A proposito di diritti: ius scholae o ius soli? «Sarebbe bello sei i politici contrari, venissero a trascorrere un giorno nelle nostre classi. La scuola è avanti. Nessuno si chiede se uno studente è italiano, ma magari il compagno che ha origini macedoni ci insegna una parola. È evidente che questo dibattito è pura propaganda per compiacere una fetta di elettorato».

Galiano, la scuola è bella? «Sì. È uno degli ultimi posti in cui hai ancora la sensazione di poter incidere. Se riesci a far scattare in un singolo ragazzino la passione per la lettura, per la scienza, per la musica, sai che questa cosa potrà letteralmente cambiare la sua vita e quindi, in qualche modo, la vita di tutti». Buon nuovo inizio, ragazzi.

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