"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 21 giugno 2023

Dell’essere. 90 Enzo Bianchi: «Nelle acque dell’Egeo ho sentito bestemmiare l’uomo e ho provato la tentazione di bestemmiarlo anch’io».

                                 Turchia. "2 di settembre dell'anno 2015".
 

«Il naufragio in Grecia fa rivivere il mio dolore, il nostro dolore. Sono affranta.  Ho il cuore spezzato per tutte le anime innocenti perdute, che non sono solo numeri in questo mondo. «Mai più» abbiamo sentito ripetere nel 2015, l'ho sentito innumerevoli volte. E cosa è cambiato? Quante anime innocenti si sono perse in mare da allora?

Voglio riportarvi al 2 settembre 2015, quando tutti avete visto l'immagine di mio nipote, il bambino di due anni che il mare ha restituito su una spiaggia turca. Cosa avete provato di fronte a quella scena? Cosa avete detto, cosa avete fatto? Quando ho saputo che mio nipote stava annegando, sono caduta a terra piangendo e ho iniziato a urlare più forte che potevo perché volevo che il mondo mi sentisse! «Perché proprio loro? Perché proprio adesso? E chi sarà il prossimo?». Da allora ho deciso di alzare la voce e parlare per tutti coloro che non vengono ascoltati. E soprattutto per mio nipote, quel bimbo sulla spiaggia, Alan Kurdi, la cui voce non si sentirà mai più. Per favore, non tacere e aggiungi la tua voce alla mia. Non possiamo chiudere gli occhi e voltare le spalle alle persone che cercano protezione. Apri il tuo cuore e accogli le persone in fuga. La politica migratoria europea deve cambiare adesso. Anzi, avrebbe dovuto farlo molto tempo fa. Deve fornire modi sicuri per fuggire. Costruire muri non è una soluzione. Bloccare navi di soccorso perché salvano vite umane non è una soluzione. Dare la caccia alle persone accusandole di essere scafisti non è una soluzione. Le persone stanno soffrendo e troveranno sempre un modo per partire. Tu hai il potere di decidere se la loro unica opzione è percorrere strade pericolose perché non c’è altro modo di fuggire. Agisci adesso». (“Lettera aperta” di Tima, zia del piccolo Alan Kurdi tragicamente privato della Sua vita nel grande mare Mediterraneo il 2 di settembre dell’anno 2015, lettera riportata sul quotidiano “la Repubblica” - nella edizione di Palermo – di oggi, 21 di giugno 2023).

Ha scritto Enzo Bianchi – fondatore della Comunità Monastica di Bose e già priore della stessa – in “Se mancano le parole del dolore” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 19 di giugno ultimo: (…). Vent’anni fa scrivevo un libro sul massiccio arrivo di migranti nelle nostre terre con una dedica: “Agli uomini, alle donne e ai bambini che andando verso il pane sognano la nostra accoglienza. Sono morti da stranieri nelle acque del Mediterraneo, mare che avrei voluto potessero chiamare e sentire ‘nostro’ come lo sento io e lo amo”. Speravo che quel fenomeno fosse passeggero e che l’accoglienza potesse diventare realtà in un mondo come il nostro, che non dovrebbe aver paura dell’arrivo di gente sconosciuta, e anzi ne ha bisogno perché si possa forgiare insieme una nuova civiltà. E invece l’Europa è diventata sempre più inospitale, chiusa di fronte a gente che viene da altre terre a cercare benessere e pane. I paesi europei con le loro culture si sono messi alla ricerca di una loro identità, preferendo l’autarchia allo scambio fecondo di ciò che emerge come nuovo. L’Europa ormai sa solo ripetere: “Non dovete partire, restate dove siete…!”. Anche le nostre chiese tradizionali non sostengono più con la stessa convinzione l’universale diritto all’accoglienza per persone di diversa provenienza. Continuano a mantenere organismi socioassistenziali come la Caritas, ma non sanno salvaguardare per tutti gli umani quei diritti che nascono dalla concreta fraternità dei figli di Adamo. Se guardando al passato, pur riscontrando nell’analisi tragedie e sangue versato da entrambe le parti, dobbiamo constatare come il mondo greco-romano abbia saputo accogliere quello giudaico e poi quello barbarico, donandoci il frutto maturo della cultura europea, oggi non sappiamo essere così lungimiranti. Ma i morti non sono salme, non sono statistiche sull’ammontare dei cadaveri: sono uomini, donne e bambini con una vita spezzata per sempre. Altri seicento morti nei pressi delle coste greche perché non ci sono state braccia tese, braccia che li salvassero e permettessero loro di sbarcare sulla terraferma. Non so se hanno gridato ma i rabbini ne sono certi: un grande grido si è alzato da quella gente, una richiesta di aiuto e un grido che chiede vendetta. Occorrerà pure che qualcuno ascolti quel grido e intervenga e porti salvezza dalla morte! I credenti lo pensano, lo vorrebbero, lo desiderano fino a gridare a loro volta, ma forse sanno anche loro che è inutile: il cielo è chiuso, Dio tace, l’ingiustizia continua a trionfare. Sì, anche a noi mancano le parole del dolore, della rabbia di fronte a queste immani stragi di migranti. Se non c’è l’uomo non c’è neanche Dio. Troppe sofferenze, troppe morti, troppe discese nell’inferno voluto dagli uomini senza che appaia un segno di speranza. Nelle acque dell’Egeo ho sentito bestemmiare l’uomo e ho provato la tentazione di bestemmiarlo anch’io.

“Le tragedie dei migranti e noi razzisti mascherati” testo di Gad Lerner, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri, 20 di giugno: (…). Guardiamoci allo specchio. Questo nostro innegabile disinteresse per la sorte dei migranti asiatici e africani è un fatto storico, gravido di conseguenze sui futuri assetti d’Europa. Forse verrà ricordato come il più rilevante successo conseguito dalle destre europee. Ormai la solidarietà e la misericordia per le vittime sono relegate quasi solo in ambito religioso: “Morire di speranza” s’intitola la veglia di preghiera convocata dalla Comunità di Sant’Egidio per giovedì nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, con la partecipazione del presidente della Cei, cardinale Zuppi, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. Dieci anni fa, il 3 ottobre 2013, reagimmo ben diversamente al naufragio di Lampedusa in cui persero la vita all’incirca la metà delle vittime di Pylos. L’emozione, la pietà popolare erano generalizzate. Ricordiamo il presidente della Commissione europea e il premier italiano inginocchiati davanti alle bare. Giorgia Meloni ha potuto tranquillamente permettersi di non replicare quel gesto di fronte alle vittime del naufragio di Cutro riunite nel Palasport di Crotone. Non ci è andata proprio, e pochi glielo hanno rimproverato. (…). …ilfattoquotidiano.it ha pubblicato una ricerca sui social di Meloni e Salvini rilevandovi la quasi scomparsa dell’hashtag #BastaSbarchi che fu il loro cavallo di battaglia quand’erano all’opposizione. Una cautela che è facile mettere in relazione col fallimento della loro promessa di stoppare l’immigrazione irregolare. Gli sbarchi sono aumentati del 158% rispetto all’anno scorso e a questo ritmo si potrebbe superare il record di 181.436 arrivi via mare stabilito nel 2016. Dalla Tunisia ne arrivano sette volte più di prima. Il generale Haftar, padrone della Cirenaica libica, ha inaugurato da Tobruk una rotta marittima che elude i respingimenti della guardia costiera di Tripoli. Solo degli sbruffoni come i telepredicatori della destra italiana potevano credere che l’entità dei flussi migratori fosse condizionabile dalla faccia più o meno cattiva dei governanti. Dunque hanno fatto fiasco rispetto alle loro promesse elettorali, mentre l’Unione europea annaspa e si divide. C’è poco da compiacersene perché il principale risultato acquisito, quello a cui le destre tenevano di più, è proprio questa nostra mutata percezione del fenomeno migratorio: il trionfo dell’indifferenza. Quasi che avessimo vissuto una mutazione antropologica nel corso del decennio che ha visto assuefazione e desensibilizzazione fare passi da gigante, favorite prima dal terrorismo islamico, poi dalla pandemia e infine dalla guerra in Ucraina. Il risultato, se non abbiamo paura a usare le parole necessarie, è un ritorno di massa del razzismo, per quanto inconsapevole. Non saprei definire altrimenti la facilità con cui abbiamo accolto milioni di profughi ucraini intanto che le proviamo tutte per rendere pressoché impossibile la migrazione asiatica e africana verso l’Europa. Certo, non facciamo più ricorso a imbarazzanti teorie razziali pseudoscientifiche per giustificare la distinzione che operiamo fra umani bianchi e umani scuri. Preferiamo raccontarci che i trecento pachistani morti sul peschereccio di Pylos fossero privi dei requisiti necessari ad accoglierli fra noi. O che gli ivoriani e i guineani che sbarcano a Lampedusa dalla Tunisia debbano esservi rispediti anche se il presidente Saied ha scatenato una campagna xenofoba contro di loro. Non gli riconosciamo il diritto di fuggire da condizioni di vita che a noi risulterebbero insopportabili. La verità è che siamo in cerca di pretesti per autoassolverci quando muoiono o quando vorremmo respingerli (se non costasse troppo) senza più doverli definire esseri inferiori. Razzismo mascherato, appunto. Smettendo di essere la patria dei diritti umani e dei principi di uguaglianza senza distinzione di razza, l’Europa vive una transizione che renderà sempre più probabili nuove guerre ai suoi confini e al suo interno. Dieci anni fa i nostri governanti, pur nella diversità dei loro orientamenti, concordavano almeno sulla priorità assoluta dei salvataggi in mare. Oggi Cutro e Pylos ci dicono che l’omesso soccorso è la linea guida cui attenersi, nella vana speranza di disincentivare le partenze. Non è differenza da poco.

1 commento:

  1. "Una casa, che non si apre al fuori, che non sa coniugare intimità e accoglienza, diventa una tana o una tomba". (Chiara Giaccardi). "Una comunità che rifiuta di accogliere sta morendo spiritualmente". (Jean Vanier). "Se un fratello sta davanti alla porta e bussa, uno lo accoglie a braccia aperte, senza chiedersi quanto gli verrà a costare". (Ernest Junger). " Cosa può esserci di più importante dell'accoglienza? Vorrei ricordare ai cattolici, e io sono tra questi, di ricordarsi più spesso di essere anche cristiani. Il vero tempio è la comunità umana ". (Enzo Bianchi)." L'indifferenza è l'essenza della disumanità". (George Bernard Shaw). " L'amore troverà un modo. L'indifferenza troverà una scusa ". (Anonimo). " La compassione è la più importante e forse l'unica legge di vita dell'umanità intera". (Fedor Dostoevskij). Per aiutare l'umanità a guarire, bisognerebbe estirpare l'individualismo e l'indifferenza e far crescere l'Amore, praticando l'empatia e la compassione... Grazie per questo post preziosissimo che dovrebbe essere per tutti un forte stimolo a prendere coscienza del male e dei pericoli che ci circondano. Buona continuazione.

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