"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
domenica 31 luglio 2022
venerdì 29 luglio 2022
Quellichelasinistra. 27 «I partiti di sinistra sono il riferimento politico delle classi disagiate. Non esistono più queste classi? Tutt’altro».
Scriveva Michele Serra l’11 di
dicembre dell’anno 2013 sul quotidiano “la Repubblica”: “Ceto medio impoverito”: è in
quel magma di dolore e risentimento che si giocano i destini del Paese. Fa
paura, quel magma, nel quale nuotano come pesci ultras di calcio e fascisti
(termini spesso sinonimi), e nel quale si fanno le ossa capi e capetti poco
cristallini.
giovedì 28 luglio 2022
Lavitadeglialtri. 23 Vite violate. «Ognuno di noi naviga in una sorta di bolla, in cui viene proposto quello che gli algoritmi pensano ci possa piacere».
Ha scritto Thierry Vedel in «Capire la “Bestia” e poi evitarla», riportato su “il Fatto Quotidiano” del 29 di gennaio dell’anno 2020:
Nel
mondo digitale in cui siamo bombardati di notizie e in cui il rischio di
“sovraccarico” è reale preferiamo affidarci a messaggi che fanno appello alle
nostre emozioni piuttosto che quelle che veicolano un contenuto complesso. È
così che invece di analizzare razionalmente il contenuto di un messaggio
leggiamo solo le notizie che confermano ciò in cui crediamo. Ecco perché molti
politici populisti non provano a trasmettere informazioni razionali, ma favole
caricate emotivamente, al fine di lasciare un’impressione duratura ai destinatari.
(…). Non è ancora chiaro come una fake news possa influenzare il risultato
elettorale, è tuttavia evidente che la comunicazione politica veicolata
attraverso messaggi emozionali è efficace.
mercoledì 27 luglio 2022
Piccolegrandistorie. 27 «A un certo punto lo vedo passeggiare davanti a tutti, come un Cristo fra le macerie. La sua figura minuta, sulle rovine».
Tratto da “La
scorta di Enrico” di Luca Telese – Solferino editore, pagg. 416, euro 22 – riportato
su “il Fatto Quotidiano” – “Ed Enrico
dice alla scorta: Sisma a Napoli, andiamo” – di oggi mercoledì 27 di luglio
2022:
lunedì 25 luglio 2022
Piccolegrandistorie. 26 «Non appena andai a lavorare in libreria, smisi di comprare libri. Il dolce profumo della carta che si deteriora non mi attira più».
Tratto da “Buoni
libri cattivi libri” di George Orwell – edito da “elliot”, pagg. 144, euro
16 – riportato su “il Fatto Quotidiano” – “La
fattoria degli animali in libreria: “Matti e snob” – del 20 di luglio 2022: Quando
lavoravo in un negozio di libri usati (chi non lo ha mai fatto lo immagina come
una sorta di paradiso dove signori attempati non fanno che curiosare per
un'eternità tra gli in-folio rilegati in pelle di vitello) la cosa che
soprattutto mi colpiva era la rarità dei veri bibliofili. La nostra libreria
aveva un assortimento di eccezionale interesse, eppure dubito che anche solo il
dieci per cento dei nostri clienti sapesse distinguere un buon libro da uno
brutto. Gli snob delle prime edizioni erano molto più comuni degli amanti della
letteratura; gli studenti orientali che tiravano sul prezzo dei manuali
economici lo erano ancora di più, e le donne dall'aria svampita che cercavano
regali di compleanno per i nipoti erano le più comuni di tutti.
sabato 23 luglio 2022
Eventi. 81 «Il dottor Vulpes si svegliò, e mentre si svegliava si scoprì a gridare: "Niente più rischio di vincere! Guerra per sempre!"».
"Guerra&Letteratura". Tratto dal volume “Incubi” di Bertrand Russell – edizioni Albani pagg. 112, euro 9.40
– e riportato su “il Fatto Quotidiano” – “Est-Ovest:
fine guerra mai” – del 21 di luglio 2022: Il dottor Southport Vulpes aveva trascorso
una lunga e faticosa giornata al ministero della Produzione Meccanica. Stava
tentando di convincere i funzionari che non c'era più bisogno di personale
umano nelle fabbriche. Lui era un entusiasta, semplicemente stupefatto dalla
mentalità tarda e reazionaria dei burocrati. Questi gli facevano notare che il
suo progetto avrebbe richiesto enormi capitali per l'allestimento di fabbriche
di automi, e che la produzione di tali fabbriche avrebbe potuto, ancor prima
d'essere adeguata alle necessità, venir sabotata da una ribellione dei
salariati o addirittura arrestata se il risentimento dei sindacati vi avesse
posto il veto. Questi timori sembravano al dottor Vulpes solo indice di meschinità
e mancanza di fantasia... Tornato a casa e al riparo dalla fredda pioggerellina
di marzo, il dottor Vulpes, scoraggiato ed esausto, si buttò su una poltrona e
lì, in quell'accogliente tepore, si addormentò. Nel sonno poté finalmente assaporare
il successo che non aveva allietato l'attività della sua giornata: sognò ... La
Terza guerra mondiale era, come l'assedio di Troia, al decimo anno. Dal punto
di vista militare il suo corso era stato inconcludente: la vittoria pareva ora
pendere da una parte, ora dall'altra, e mai per lungo tempo o in modo decisivo.
Ma dal punto di vista tecnico, l'unico che interessasse il dottor Vulpes,
l'andamento della guerra era stato quanto di meglio si sarebbe potuto desiderare.
Già fin dai primi due anni di guerra, gli automi avevano sostituito gli operai
umani nelle fabbriche di ognuna delle due parti, liberando immense riserve di
uomini per gli eserciti. Ma questa vantaggiosa innovazione, che i due governi
avevano dapprima accolta con entusiasmo, si mostrò poi meno soddisfacente di quanto
sperato. Le perdite, provocate soprattutto dalla guerra batteriologica, erano
enormi. In più settori, nella grande estensione dei fronti, dopo mortifere
pestilenze, i superstiti si ribellavano reclamando la pace. A un certo punto i
due governi in lotta disperarono di poter tenere viva la guerra ma il dottor
Vulpes e il suo collega di parte avversa Phinnichovski Stukinmudovich trovarono
la maniera di superare la crisi. Era stato nel terzo e quart'anno di guerra
che, sotto la guida dei due scienziati, s'iniziò infatti la fabbricazione di
automi militari destinati a sostituire i soldati semplici di fanteria negli
eserciti di entrambe le parti. Nel quinto e sesto anno si operò tale sostituzione
anche per gli ufficiali di grado inferiore al Generale. Si vide poi che anche
l'attività pedagogica, o di indottrinamento, poteva essere svolta da automi con
sicurezza e precisione molto maggiori: gli insegnanti prodotti in serie dal
dottor Vulpes e dal Compagno Stukinmudovich dicevano tutti esattamente le stesse
cose e facevano gli stessi precisi discorsi sull'importanza della vittoria ... Alla
fine, quasi tutto veniva fatto dagli automi. Solo alcuni esseri umani restavano
ancora insostituibili: geologi minerari per guidare i minatori automatici verso
le aree sfruttabili, membri del governo per le grandi questioni della politica,
e naturalmente il dottor Vulpes e il Compagno Stukinmudovich. I due scienziati
erano animati da un simile, sincero entusiasmo: erano esclusivamente dediti al
perfezionamento delle loro macchine. Amavano la guerra che costringeva i
governi a dar degli obiettivi precisi, e non ne desideravano la fine, temendo
che gli uomini potessero ricadere nelle loro tradizionali abitudini... Per
questa comunità d'intenti, i due colleghi erano legati da una salda amicizia:
dall'inizio della guerra, i due scienziati avevano avuto già molti segreti
abboccamenti durante i quali, con assoluta fiducia reciproca, s'erano andati
scambiando notizia d'ogni invenzione che potesse rendere più interessante e durevole
la guerra. "Com'è bello" dicevano "il mondo che stiamo creando.
Gli esseri umani erano imprevedibili, spesso folli, di frequente codardi, a
volte compromessi da ideali antigovernativi. E come sono invece diversi i
nostri automi: su di loro la propaganda ha sempre l'effetto voluto... L'uomo
era portato al peccato, gli automi no. L'uomo era spesso insensato, gli automi
mai. L'uomo era attratto da abberrazioni sessuali, gli automi no". E mai che
un automa venisse meno al suo dovere. O che fuggisse dal campo di battaglia...
Portata a termine infine la costruzione degli automi-guida, i due scienziati
decisero di restare nella loro galleria e attendere pacificamente l'estinzione
di quanto rimaneva della razza umana... Morirono felici, sapendo che fin quando
il pianeta fosse esistito la guerra sarebbe durata: senza diplomatici che
potessero porvi fine, cinici che dubitassero della santità degli opposti
slogan, o scettici che si chiedessero lo scopo d'uno sviluppo tecnologico senza
fine. Travolto dall'entusiasmo, il dottor Vulpes si svegliò, e mentre si
svegliava si scoprì a gridare: "Niente più rischio di vincere! Guerra per
sempre!". Sfortunatamente, qualcuno, per caso, udì queste parole ed egli fu
cacciato in prigione.
giovedì 21 luglio 2022
Notiziedalbelpaese. 66 Draghi Mario: «“Sono qui, in quest’aula, solo perché gli italiani lo hanno chiesto”».
Ha scritto Michele Serra oggi, giovedì 22 di luglio
2022, in “Tornati alla realtà” sul
quotidiano “la Repubblica” che “(…) non siamo un Paese di alto profilo e
dunque non abbiamo un Parlamento di alto profilo: chiederlo equivale a pretendere
dai parlamentari un salto di qualità che non è alla loro e alla nostra portata.
Dico anche "nostra" perché la diffusa ciancia sul Palazzo indegno è
consolatoria. Il Palazzo è espressione del Paese, così che potremmo rovesciare
il celebre slogan dell'Espresso scalfariano: "Nazione infetta, capitale
corrotta". Il basso profilo della nostra rappresentanza politica, con
poche e consolanti eccezioni, è conclamato. (…). Metà del Parlamento (metà
degli italiani) la Repubblica non sa nemmeno che cosa sia, e se lo sa la odia e
ne desidera la fine. Il Salvini è il primo portavoce di questa eversione torva
e menefreghista, ma certo non l'unico. (…). …la politica, povera lei, è anche
un attento rendiconto delle miserie che la innervano. (…)”. Vien da chiedermi: perché “tornati”? Ovvero, “tornati”
da dove? Da un Eldorado mai esistito? Il disastro della “politica” nel
bel paese è roba vecchia, vecchissima, diversamente etichettata nel tempo, e
per la quale “malapolitica” (uno dei tanti attributi affibbiatile) dilagante deve
pur esserci una spiegazione, un’analisi seria, con la scoperta generosa ed onesta,
ma certamente terribile, che essa sia tornata di comodo ai più, a quei più che
in fondo sono i tantissimi che con essa tirano a campare o ad arricchirsi e sia
tornata comoda anche agli indifferenti che non sono pochi nel bel paese, come il
pensiero di Antonio Gramsci continua implacabilmente a ricordare. Vien da
chiedermi ancora: si chiede il Serra ove le generazioni che sono venute dopo il
tempo Suo e mio possano esercitarsi ad una diversa politica che non sia
strettamente legata al “particolare” personale o strettamente di gruppo di ciascuno
di noi? Apprezzo molto lo scrivere Suo ma nell’occasione è come se Michele
Serra avesse scelto di far parte di quelle “élite servili” delle quali ne ha
scritto Barbara Spinelli in “Gli appelli
a Draghi e il populismo delle élite servili” pubblicato su “il Fatto
Quotidiano” di oggi e che di seguito riporto quasi integralmente: (…):
“Sono qui, in quest’aula, solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Questa
risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti
gli italiani”. Parlamento e partiti servono per la fiducia ma le loro esigenze
sono svilite, sia quelle dei 5 Stelle sia quelle della Lega. I molti appelli
(sindaci, accademici, imprenditori) che hanno implorato il presidente del
Consiglio di non andarsene si sostituiscono nella mente di Draghi al suffragio
universale, ai sondaggi, perfino al voto delle Camere. Il rapporto di fiducia
Draghi ha immaginato di poterlo stringere direttamente col quello che ritiene
essere il popolo italiano nella sua interezza, come fanno i capi di Stato nelle
monarchie repubblicane. Alcuni parlano di populismo delle élite. Sembra un
ossimoro ma non lo è. Il populismo delle élite ripete da anni che la politica è
un disastro e il suffragio universale un azzardo pericoloso. La scommessa sugli
omaggi di sindaci e imprenditori è stata contrassegnata da dismisura ed è
naufragata. Quel che più colpisce, negli appelli pro-Draghi, è la totale
indifferenza alle richieste avanzate da Giuseppe Conte in nome del Movimento 5
Stelle. Erano richieste che avevano un filo conduttore: la questione sociale e
la riconversione ecologica. Erano domande essenziali che esigevano risposte
concrete e non i dinieghi rabbiosi offerti ieri dal presidente del Consiglio
(su Reddito di cittadinanza, Superbonus, salario minimo, precarietà). Spesso
sono domande e critiche espresse anche dall’Ue, come l’introduzione del salario
minimo, le politiche contro la precarietà e la povertà, la riforma della
giustizia che introduce l’improcedibilità dei processi e che secondo il procuratore
Gratteri “risponde agli auspici del papello di Riina”. Ma chi ha firmato gli
appelli non ha contemplato neppure da lontano la necessità di risposte chiare
di Draghi sui drammi sociali menzionati da Conte: non era questo che
domandavano, ma un regolamento dei conti che frantumasse e togliesse di mezzo i
destabilizzatori che fanno capo a Conte. Nel mirino di Draghi non c’era solo il
M5S: tutti i partiti che si preoccupano dei propri elettori sono stati oggetto
di biasimo da parte dell’effimero monarca di Palazzo Chigi, a cominciare da
Lega e Forza Italia che avevano puntato su una coalizione completamente nuova,
senza 5 Stelle. Sotto tiro sono la dialettica democratica e i partiti in quanto
tali che ancora una volta – come quando Conte fu silurato, o Mattarella
rieletto presidente – vengono giudicati rovinosi, soprattutto quando vogliono
esistere. Stiamo per perdere il tecnico mondialmente più rinomato, piangevano
gli appelli e gran parte della stampa, e il buio era alle porte. Il colmo lo ha
raggiunto Antonio Scurati, in una lettera a Draghi sul Corriere del 17 luglio:
lo scrittore gli ha chiesto di “umiliarsi”, e di “scendere a patti con la
misera morale che spesso, troppo spesso, accompagna la condizione umana dei
politicanti”.
mercoledì 20 luglio 2022
Notiziedalbelpaese. 65 «Massimo Troisi e Roberto Benigni nella lettera a Savonarola, “Noi ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, senza chiederti nemmeno di stare fermo”».
Tratto da “Appelli. Sgusciatori di cozze, marziani e parcheggiatori: tutti pazzi per Mario” di Alessandro Robecchi pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, mercoledì 20 di luglio 2022: Coraggio, smettetela coi cardiotonici e le cure per l’ansia, oggi sapremo. In questa gloriosa giornata di luglio, infine, si spera, conosceremo la nostra sorte: se potremo continuare a vantarci di essere la Superpotenza che conosciamo, quella con Brunetta ministro, oppure se sprofonderemo nel baratro dei popoli tristi e imbelli che – con grande spregio della democrazia – si avviano alle elezioni dopo una crisi di governo innestata dalle dimissioni di un capo di governo con fiducia abbondante e maggioranza parlamentare sicura. Ma intanto, godiamoci la festa di popolo in sostegno di Mario Draghi: manifestazioni oceaniche in tutta Italia, da Roma a Milano, poderose e immense, alcune in grado di occupare addirittura due panchine, e il resto in piedi, fino a quarantadue persone (ventotto secondo la questura). Dunque siamo ancora – fino alle comunicazioni alle Camere di oggi – con un piede nella Gloria e uno nella Disgrazia, per metà illuminati dal faro della Saggezza e per l’altra metà avvolti dal buio delle Tenebre. Speriamo bene, sarebbe un delitto perdere il “Bonus zanzariere e tende da sole” (detrazione Irpef 50 per cento fino a 60.000 euro nel 2022) o il “Bonus condizionatori” (detrazione Irpef 50 per cento fino a 10.000 euro), il Paese non se lo può permettere. In più c’è la guerra, quindi niente crisi (come in Gran Bretagna, barbari) e niente elezioni (come in Francia, dilettanti). Ma portiamoci avanti col lavoro: cosa resterà di questi giorni furenti e spaventosi? Forse l’appello di Emanuele, senzatetto romano, che confermando la sua presenza alla manifestazione con decine e decine di persone, assicura (virgolette a cura di AdnKronos) che “Mario Draghi ha fatto molto per noi clochard”. Per fortuna oggi sapremo, meno male. Così ci evitiamo il nuovo strabiliante ritrovamento delle mirabili iscrizioni di Pompei: “Mane nobiscum, heroicum Mario”, nella ritrovata villa sede della Confmiliardari distrutta dal Vesuvio.
martedì 19 luglio 2022
Virusememorie. 90 Guadalupe Nettel: «Vorrei lasciare ai miei figli e alla loro generazione un pianeta pulito, un luogo sano, insegnare loro ad avere un rapporto armonioso con la natura».
Scrive M. G. lettrice del settimanale “L’Espresso”
del 3 di luglio 2022, che ne riporta la lettera “Se gli allarmi restano inascoltati”:
domenica 17 luglio 2022
Piccolegrandistorie. 25 Il partigiano Jacon: «"Non posso, questa è la mia divisa e i miei compagni siete voi, siete i miei amici, qualunque sia la nostra sorte, io sarò al vostro fianco"».
“StoriedellaResistenza”. Da “Il partigiano Jacon dalle Madonie a Biella
morto per non tradire” di Chiara Sgreccia pubblicato sul settimanale “L’Espresso”
del 10 di luglio 2022:
venerdì 15 luglio 2022
Memoriae. 29 “Storia, burle e politica”.
Sopra. Lettera di Eugenio Scalfari del 19 di novembre dell'anno 1996 in risposta ad una mia lettera di seguito riportata:
giovedì 14 luglio 2022
Notiziedalbelpaese. 64 Serra: «Siamo ai fumi, alla parola vuota, alle identità simulate».
Ha scritto Michele Serra in “Le squadre senza maglia” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”
del 13 di luglio 2022: (…). …ci si rende conto che è impossibile,
dal nome, anche solo intuire un’identità politica dichiarata, un orientamento
ideale. Come negozi la cui insegna preferisce non specificare quale merce è in
vendita. La parola “partito” non compare mai, deve essere considerata, per un
partito, imbarazzante, come se un panettiere si vergognasse di dire: faccio
pane. Il prototipo fu Forza Italia, un nome che non significa nulla (a meno di
supporre che qualcuno voglia fondare Abbasso Italia). Del resto l’intenzione
era di sostituire alla politica il marketing, come si confaceva a un partito-azienda,
e così è stato fatto a partire dal nome. I successivi sono solo tentativi di
imitazione, non a caso ricalcati sul modello originario berlusconiano, “un
leader un partito”, nessun bisogno di ulteriori specificazioni, spesso nemmeno
di quegli impicci della politica che sono i congressi, le discussioni, le
elezioni interne. Preferivo prima, e non perché sono nostalgico, lo giuro.
Preferivo prima perché socialista, comunista, democristiano, liberale,
monarchico, repubblicano lo capivano anche i bambini e gli analfabeti. Dunque
era più democratico. Qui siamo ai fumi, alla parola vuota, alle identità
simulate. Se la gente non va più a votare, è anche perché non è concepibile il
tifo per squadre non solo senza storia, ma anche senza maglia. Di seguito,
“Il galleggiante Tabacci che
circumnaviga tutti i poli del Potere” di Pino Corrias, pubblicato su “il
Fatto Quotidiano” di ieri, mercoledì 13 di luglio 2022: (…). Da mezzo secolo, Bruno
orbita con massima eleganza intorno al buco nero del Grande Centro e alle sue
ricorrenti implosioni. Il che gli consente, nello spazio curvo della politica
quantistica – calcolata in quanti voti – di transitare da un punto all’altro di
ogni schieramento, senza mai generare attrito, senza produrre troppe
interferenze o rimpianti. Ma neppure inimicizie, considerando che dopo gli
improperi riservati a Giulio Tremonti, il “golpista di via XX Settembre”, finì
per candidarlo a Palazzo Chigi nel 2010: ci aveva ripensato. Oggi naviga al
seguito di Mario Draghi, in qualità di sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio. Governa in proprio la scialuppa del Centro Democratico, offerta a
Emma Bonino per le elezioni del 2018. E l’altroieri a Luigi Di Maio che ci ha
infilato i suoi 61 secessionisti, a cui Draghi personalmente rimbocca ogni sera
le lenzuola. Nato al mondo nel 1946, Bruno Tabacci lo fa astutamente il 27
agosto, giorno di stipendio, in quel di Quistello, Mantova, paesello che si
vanta di essere “adagiato sul 45esimo parallelo, equidistante dal Polo Nord e
dall’Equatore”, come recita la prosa lisergica della pro loco. E Bruno lo
nacque talmente che già a 18 anni si adagiò sull’ampio materasso della
Democrazia cristiana, che galleggia equidistante dai meridiani dei social
comunisti e da quelli della peggiore Chiesa integralista. Il suo maestro fu
Giovanni Marcora, ex partigiano, che lo nominò pupillo – anzi “ragazzo
spazzola”, secondo Giovanni Goria – festeggiando con lui la laurea in Economia
e Commercio, all’Università di Parma, poi il matrimonio e i due figli.
mercoledì 13 luglio 2022
Eventi. 80 «Seduti sul divano, abbiamo l'illusione di essere lì perché in quel momento ci viene raccontata la guerra».
“Epica&Guerra”. Ha scritto Dario
Vergassola in “Spilloni fantocci e
missili” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” dell’8 di
luglio 2022: Laggiù qualcuno ci odia. L'ex premier ed ex presidente russo, Dmitrij
Medvedev, si sta rovinando il fegato: ha 447 milioni di fantocci - uno per ogni
abitante della Ue - che ogni notte punge con degli spilloni; e minaccia la
terza guerra mondiale se noi occidentali lo guardiamo storto. Sostiene poi che
gli attuali leader europei siano di basso livello, ma rimpiange Berlusconi, che
però - vado a memoria - non ha mai spiccato per l'altezza: una contraddizione
al limite della confusione mentale, come dire: «L'utero è mio e me lo gestisce
la Corte Suprema». Invece Putin è balisticamente infoiato: ormai parla solo di
testate, missili e anni varie, che - come dicono a Mosca - un suprematista
texano in vena di stragi "gli spiccia casa", e in preda al suo
psico-Risiko, cambia generali al comando più spesso di quanto Fulco Pratesi
cambi le mutande. Secondo Recalcati, Vladimir è un narcisista autodistruttivo,
e sicuramente è così. Però intanto sta distruggendo gli ucraini. Mentre i
russi, già in default tecnico, non si possono lamentare. Certo, se potessero...
Di seguito, “La guerra
invisibile”, colloquio di Sabina Minardi con Lucio Caracciolo e lo
scrittore Antonio Scurati pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 3 di
luglio ultimo: (…). Scurati, partendo dall'epica antica, ragiona su archetipi
millenari, e sui significati e i valori che la guerra esprime. Quali echi
classici ritrova in questo conflitto, e cosa dell'attualità smentisce ciò che
della guerra sapeva? Antonio Scurati: «La costante rispetto a una tradizione
millenaria di racconto della guerra è l'illusione che si tratti di un momento
di verità. Nella tradizione occidentale individuo un paradigma, che risale all'epica
omerica e all'Iliade: la guerra è "il paradiso dello spettatore", un
accadimento umano governato, nella narrazione, dal criterio della "piena
visibilità. Gli eroi di Omero, prima di scontrarsi in battaglia, devono essere
avvistati, con una tecnica che diventerà una convenzione, la "teicoscopia”,
lo sguardo dall'alto delle mura dell'individualità nelle sue caratteristiche distintive.
Solo dopo inizia il racconto del conflitto. Questo perché gli eroi prima di
uccidere o essere uccisi devono potersi offrire allo splendore della gloria: la
piena visibilità li fa riconoscere, in modo che possano brillare anche per un
solo istante, ed essere eternati. Se ciò non accadesse morirebbero in maniera
anonima, nell'indistinto della mischia. Questa convenzione narrativa porta con
sé un enorme bagaglio etico, estetico e metafisico. Nel senso che svela una
civiltà che non concepiva una vita dopo la vita. Quella civiltà incentra lo
sforzo verso questo istante luminoso, che sarà ricordato dalla posterità. Da
ciò discende una tradizione, che ha evidenze anche nel cinema e persino nella
teoria militare, che fa sì che in Occidente continuiamo a pensare alla guerra
come momento di verità, in cui i contendenti si mostrano nei valori e nelle
identità. E i conflitti rivelano, danno la possibilità di comprendere la
realtà. Dall'altro lato, sul piano morale noi occidentali europei riconosciamo
che questa guerra non ha giustificazioni, nulla di epico. Ma temo che
quell'archetipo omerico, in modo inconsapevole, continui a influenzarci».
lunedì 11 luglio 2022
Memoriae. 28 Folco Terzani: «"Io ci sarò nell'aria, chiudi gli occhi e vienimi a cercare" furono le sue ultime parole a Saskia, mia sorella».
A lato. "Dialogo con il padre", disegno di Folco Terzani.
Ha scritto Bernardo Valli in “Con i Terzani nei mari del Sud” pubblicato sul settimanale “L’Espresso” di ieri, 10 di luglio 2022:
domenica 10 luglio 2022
Piccolegrandistorie. 24 “Donne del Sud”.
Da “Due
tigri all’università” di Daria Galateria, pubblicato sul settimanale “il
Venerdì di Repubblica” dell’8 di luglio 2022: Ci sono viaggi di studio che
valgono una rivoluzione. "Salire verso il continente allungava", dice
Marianna Ciccone, che, nel 1915, andava da Noto a studiare matematica alla
Sapienza di Roma.
sabato 9 luglio 2022
Dell’essere. 51 «Viviamo in un'epoca in cui districarsi nel mondo, averne una concezione, oltretutto condivisa, è diventato impossibile».
“Della irrilevanza delle opinioni”. Ha scritto Evelina
Santangelo in “Limite” pubblicato
sul settimanale “L’Espresso” del 3 di luglio 2022: Oggi viviamo nel tempo in cui
«tutte le opinioni sono vere» per dirla con il sofista Protagora. La tecnologia
con gli smartphone ha eliminato dalla nostra quotidianità la fatica
dell’apprendimento.
giovedì 7 luglio 2022
Dell’essere. 50 «Che dire di una cultura che concepisce l’amicizia come una ‟perdita di tempo”?».
Ha lasciato scritto Kahlil Gibran (Bsharre, 6 di gennaio
dell’anno 1883 – New York, 11 di aprile dell’anno 1931) in “Il Profeta”: “E un giovane disse: parlaci dell’amicizia. Ed
egli rispose: l’amico è il vostro bisogno corrisposto. È il campo che seminate
con amore e mietete rendendo grazie. È la vostra mensa e il vostro focolare. Perché
a lui giungete affamati e in cerca di pace. Quando l’amico vi dice quel che
pensa, non abbiate timore di dire il no, o il sì, che sono nella vostra mente. E
quand’è silenzioso, il vostro cuore non cessi di ascoltare il suo cuore;
giacché nell’amicizia, senza parlare, tutti i pensieri e desideri e aspettative
nascono e vengono condivisi con gioia non acclamata. Quando lasciate l’amico,
non rattristatevi; perché ciò che più amate in lui può sembrarvi più chiaro
durante la sua assenza, come la montagna allo scalatore appare più nitida dal
piano. E fate che nell’amicizia non vi sia altro fine, se non l’approfondimento
dello spirito. (…)”. Di seguito,
“L’amicizia. L’unico spazio che ci
resta per un residuo di sincerità” di Umberto Galimberti, letto –
su cortese segnalazione dell’amica carissima Agnese A. – sul sito della CasaEditrice Feltrinelli: L’amicizia. O solitudini di massa, ciascuno
davanti al suo computer, vittime di bulimia informatica per non perdere neppure
un frammento di mondo, o adunate di massa in occasione di concerti, o davanti a
maxi-schermi per le partite di calcio, o in piazza San Pietro ad applaudire
parole di fede o di speranza, ma non più l’amicizia, che è quel rapporto duale
che evita alla solitudine di impazzire e alla gran massa di affogarci. Oggi
‟amicizia” è diventata una parola che cataloga amori che non si vogliono
svelare, rapporti coniugali resi esangui dalla quotidianità, conoscenze utili a
scambi di favori, relazioni ipocrite che un giorno possono rivelarsi
vantaggiose.
mercoledì 6 luglio 2022
Notiziedalbelpaese. 63 Emanuele Macaluso: «Di Maio è ministro degli Esteri, ti rendi conto?»
Ha
scritto Diego Bianchi in “Ei fu. Siccome
grillino” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del primo
di luglio 2022: «Di Maio è ministro degli Esteri, ti rendi conto?»,
mi diceva Emanuele Macaluso in un'intervista, incredulo nonostante in vita sua
ne avesse viste tante, nonostante più o meno per tutto riuscisse comunque a
darsi una spiegazione. Eppure Di Maio ministro degli Esteri, seppur alla luce
di un ampio, complessivo, trasversale, progressivo e inarrestabile
deterioramento dei profili della classe dirigente del Paese, gli sembrava
troppo. A ridosso della bizzarra scissione dell'ex capo politico del Movimento
5 Stelle e di 62 suoi follower dall'ex gruppo più numeroso in parlamento,
ripenso a Macaluso e ai tanti colpi di scena che hanno accompagnato
l'incredibile storia di Di Maio e di quel Movimento che lo ha portato alla
notorietà producendo una delle più fulminee e strabilianti carriere politiche
della storia contemporanea nazionale. Il fatto che la principale vittima
dell'ultima mutazione genetica di colui che ora dice che uno non vale l'altro
sia per l'appunto l'altro, cioè Conte - uno dei pochi davvero competitivi in
quanto a capacità di cambiare pelle pur di sopravvivere a se stesso – sembra la
rappresentazione di una tappa darwiniana di sopravvivenza della specie che fu
grillina. La capacità di non provare imbarazzo mai al cospetto delle proprie
capriole politiche sembra essere diventata un requisito imprescindibile per
molti dei leader più populisti della scena, tanto da far sorgere il dubbio che
essere populisti, in estrema sintesi, significhi anche e soprattutto non
vergognarsi mai di un faccia a faccia con le proprie opinioni di un tempo anche
molto recente. Rimanere attoniti di fronte ai mille modi di negare se stessi
oltre ogni decenza è reazione inevitabile per chiunque affidi ancora alla
memoria e alla coerenza un qualsivoglia valore. Ciononostante, proprio per
dovere di cronaca e di esercizio di memoria, sarebbe errato dimenticare che
tutte le giravolte compiute dal Movimento 5 Stelle negli anni, dalla nascita
fino alla scissione di pochi giorni fa, erano state ampiamente, facilmente e
immediatamente predette da subito pressoché da chiunque, qualunque ruolo
avesse, purché dotato di una minima nozione circa il funzionamento di una
democrazia parlamentare, delle sue regole e dei suoi limiti. La propaganda del
Movimento 5 stelle, aiutata dalle ampie praterie lasciate dagli altri partiti,
sarebbe stata efficace anche senza le strampalate e insostenibili battaglie di
principio condotte in nome di un'illusoria superiorità morale dell'uomo
qualunque sulla casta.
martedì 5 luglio 2022
Notiziedalbelpaese. 62 Galimberti: «Viviamo in una società caratterizzata da una sorta di solitudine di massa».
In fatto di “Scuola” non temiamo rivali. Siamo imbattibili.
Intendo riferirmi a quella spregiudicatezza ed a quella incompetenza di
inventare ed applicare le cosiddette “riforme” a tutto ciò che riguarda quella “benemerita”
istituzione. Ne ha scritto, nella remotissima domenica del 6 di luglio dell’anno
2014, su “il Fatto Quotidiano”, Furio Colombo in “L’ultima del Governo: riforma della scuola a caso”, imperante ed
imperversante, a quel tempo, quell’uomo venuto da Rignano sull’Arno:
domenica 3 luglio 2022
Quellichelasinistra. 26 «Lo sforzo lessicale di raccontare in modo comprensibile questo nostro Paese è già un obiettivo politico».
Hanno scritto Norberto Bobbio e Maurizio Viroli in “Dialogo intorno alla Repubblica” che “l’intransigenza
non appartiene al carattere degli italiani. Gli intransigenti sono rari,
un’élite. (…). Gli intransigenti sono quelle persone che sono disposte a
sacrificare il proprio particolare per l’idea in cui credono. Da questo punto
di vista Gobetti è stato un bell’esempio. Lo Stato italiano non lo è. (…).
sabato 2 luglio 2022
Dell’essere. 49 Gramsci: «Tutti si credono eterni e incrollabili, sebbene siano sorti da una rovina. È l'eterna natura che ci dà quest'illusione per farci vivere».
Tema. “Le
verità, invecchiando, diventano errori” E.Ibsen.
Gli uomini hanno sempre avuto bisogno di ricercare le cause dei fenomeni della vita, e di fare una completa ricostruzione del mondo dalle sue origini.
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