"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 30 giugno 2021

Cronachebarbare. 92 Beppe Grillo: «il paradosso di essersi inimicato tutti gli amici e trasformato nell’idolo di tutti i nemici».

 

Ha scritto oggi Michele Serra in “Una delle tante cronache romane”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…). Qualche eventuale dettaglio stravagante (…) non sposta di molto i termini della questione: che cosa divide Conte da Grillo, a parte il desiderio di ciascuno dei due di non essere condizionato dall'altro? Ci sono mozioni congressuali (mi scuso per la vetustà del termine) sulle quali gli iscritti possono dividersi, discutere e votare? Se Conte è troppo moderato rispetto a Grillo, lo è a proposito di cosa? Su quali argomenti? E se Grillo è troppo radicale rispetto a Conte, lo è in che senso? Vuole uscire dalla Nato e fare un asse con Pechino? Vuole triplicare le tasse ai ricchi? È per la bigamia? Non parrebbe: per tutta la durata di entrambi i mandati di Conte, Grillo non ha espresso una sola critica della quale si conservi memoria. Siamo dunque autorizzati a credere che si tratti davvero, e soltanto, di un braccio di ferro su chi conta di più. Una delle tante cronache romane. Tratto da “Lasciatelo solo” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi 30 di giugno 2021: (…). …Beppe non riflette più. Fino a qualche tempo fa, ci inviava delle lettere firmate “Beppe Grillo e il suo neurologo”. Poi, tragicamente, il suo neurologo morì. E se ne sente la mancanza. Barricato nel suo bunker, in piena sindrome di Ceausescu, l’Elevato si rimira allo specchio e si dice quanto è bravo. È come l’automobilista che imbocca l’autostrada in contromano e pensa che a sbagliare siano tutti gli altri. Scambia Draghi e Cingolani per grillini, cioè le allucinazioni per visioni. E ora, mentre il grillino Draghi straccia altre due bandiere dei 5Stelle e di Conte – il blocco dei licenziamenti e il cashback utilissimo per la transizione digitale, il sostegno al commercio e la lotta all’evasione – facendo felice la destra (soprattutto la Meloni, che però sta all’opposizione), lui tenta di abbattere l’unico leader che aiuterebbe il M5S a restare al governo con la schiena dritta. E spiana la strada allo smantellamento delle ultime conquiste superstiti: quelle sulla giustizia. Del resto, come ha detto l’altro giorno alla Camera, i suoi ministri si sono girati i pollici per tre anni (infatti Bonafede e la Azzolina vivono sotto scorta). Sono Draghi&C. che hanno “visione”: non certo Conte, che un anno fa si inventò il primo lockdown d’Europa e un’altra cosetta come il Recovery Fund finanziato con Eurobond, costruendo il consenso per farlo approvare all’unanimità dal Consiglio dopo quattro giorni e quattro notti di battaglia. Quisquilie: tant’è che, per rendere meno “seicentesco” lo Statuto di Conte, Grillo pretendeva di guidare la politica estera del M5S, col decisivo argomento che conosce l’ambasciatore cinese. Il suo neurologo gli avrebbe spiegato la ridicola assurdità della pretesa. E anche il paradosso di essersi inimicato tutti gli amici e trasformato nell’idolo di tutti i nemici, ansiosi di liberarsi – tramite lui – di un movimento che con Conte minaccia di rinascere (leggere i giornaloni e la stampa di destra per credere). Ma purtroppo il neurologo non c’è più e non è stato sostituito. In compenso, nel bunker, torna Casaleggio jr., richiamato in servizio per apparecchiare l’elezione di un Comitato direttivo di cinque membri. Cinque vittime sacrificali votate al sadomasochismo che si stenta a immaginare chi possano essere. Potrebbero pure candidarsi i fuorusciti in attesa di espulsione, tipo Lezzi, Morra, Laricchia &C. Che però avevano lasciato i gruppi parlamentari in polemica contro l’ingresso del M5S nel governo Draghi imposto proprio da Grillo e osteggiato proprio da Casaleggio (che, fra l’altro, si oppone a qualunque deroga al limite dei due mandati). Un altro paradosso da neurologo: per sbarrare la strada a Conte, che ancora l’altroieri ha ribadito il sostegno a Draghi (ma da posizioni critiche e mature), il Visionario Elevato farebbe eleggere un Direttorio di nemici assatanati del governo col potere di sfiduciarlo. Ma è improbabile che l’elezione su Rousseau possa mai avvenire. Carente di neurologi, Grillo lo è anche di avvocati. Altrimenti qualcuno gli avrebbe spiegato che quella non è più la piattaforma del M5S (che ne ha un’altra) e soprattutto che Casaleggio – salvo commettere reati – non può violare l’ordine del Garante della Privacy di non trattare i dati degl’iscritti, dopo averli consegnati al legittimo titolare: il reggente Vito Crimi. Ora, siccome il partito di maggioranza relativa in Parlamento non può restare senza guida alla vigilia di un autunno caldo a suon di licenziamenti e del rush finale per l’elezione del capo dello Stato, l’unica votazione che ha un senso è quella per il nuovo capo politico: da una parte Conte, sulla base del suo Statuto e della sua Carta dei Valori, che vanno subito resi pubblici; dall’altra Grillo o chi per lui (se mai troverà un essere senziente disposto a fargli da prestanome), sulla base del suo post di ieri. Così finalmente saranno gli iscritti, davanti a un’alternativa chiara e netta senza più quesiti suggestivi, a decidere se i 5Stelle devono vivere con Conte o morire con Grillo. Del quale resta da capire se sia ancora lucido o irrimediabilmente bollito, e soprattutto quale delle due alternative sia la peggiore. Se è lucido, sta lavorando scientemente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Se invece è bollito, sta lavorando inconsapevolmente per il re di Prussia e dunque va messo in condizione di non nuocere. Come? Lasciandolo solo, cioè nella condizione che ormai predilige, convinto – come Cesare secondo Plutarco – che sia “meglio essere primo in un villaggio che secondo a Roma”. Ma qui il villaggio ha le dimensioni di una delle sue ville. E i padri padroni sono tali finché i figli diventano adulti, escono di casa e iniziano a camminare con le proprie gambe. Nel governo, in Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni e fra gli iscritti ci sono decine di migliaia di figli di Grillo ormai maggiorenni che sanno cosa devono fare.

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