Ha scritto Blake Morrison in “La confessione di Gutenberg” (2000, Longanesi): (…).
Credo che un libro, quando si legge bene, possa sembrare davvero una brocca di
vino, e diffonda un caldo bagliore in tutto il corpo. In più, al contrario di
una brocca, un libro non finisce mai. Puoi arrivare alla fine eppure lui è
ancora lì e lo sarà sempre, per sempre pieno come le anfore di Cana. Pensare
che gli uomini degli anni futuri potranno trarre alimento da questa nostra
piccola brocca: ecco un’idea che mi conforta, e mi stimola, mentre il cervello
ancora fermenta, a spremere una nuova annata, piena e sincera al palato. Nei
miei bicchieri conoscerete me e tutto ciò che io ho fatto. Ha scritto
oggi Enzo Bianchi sul quotidiano “la Repubblica” in “Il tempo della lettura”: (…). Leggere non è tanto un’attività
intellettuale quanto il faticoso ma fecondo sforzo di interrogare e
interpretare se stessi e la realtà che ci circonda: si tratta di leggere non un
libro ma il mondo, le situazioni, gli eventi attraverso ciò che già "sta
scritto" perché altri lo hanno messo "nero su bianco". E, più in
profondità, di leggere se stessi: il corpo della persona che legge diviene
sovente icona di interiorità, una garanzia di raccoglimento, diremmo quasi che
il lettore si fa tutt’uno con il libro e che coinvolge nell’atto del leggere
persino l’autore di quelle pagine. La lettura, di fatto, è una conversazione,
un dialogo con chi è assente e può essere lontano nel tempo e nello spazio: è
un ricevere la parola di un altro e farla propria. Proust, in Alla ricerca del
tempo perduto, le apriva nuovi orizzonti asserendo che i suoi lettori sarebbero
stati «lettori di se stessi» in quanto il suo libro era solo il mezzo offerto
loro perché leggessero dentro se stessi. Leggere resta operazione di grande
umanizzazione, sorprendente nella sua semplicità: non occorrono tecnologie né iniziazioni
perché, come ricordava Pessoa, «l’unica prefazione di un’opera è il cervello di
chi la legge». Non a caso i medievali facevano derivare la parola latina
intellegere da intus legere, "leggere dal di dentro". Purtroppo, oggi si legge ancora poco, adducendo
tra le scuse il poco tempo a disposizione. Ma le scelte che operiamo
nell’impiego del tempo sono rivelatrici di ciò che per noi conta nella vita.
Così leggere può divenire antidoto alla monotonia dei giorni, lotta contro il
logorio del tempo: è atto antiidolatrico, gesto di resistenza contro uno degli
idoli della nostra epoca, una autentica opzione etica. Leggere è abbeverarsi a
una sorgente che non si esaurisce quando le ci si avvicina. Chi di noi, di
fronte a un libro amato non ha fatto l’esperienza di come questi assuma colori
nuovi secondo i momenti? Il libro è un oggetto strano: lo guardiamo, lo
valutiamo, lo sfogliamo, lo posiamo, lo ritroviamo. Una frase è riletta, un
passaggio familiare è nuovamente decifrato. Leggere un libro significa compiere
un’operazione tesa a leggere il mondo e la storia e accettare che questo
anelito ha già abitato uomini e donne diversi che hanno diversamente vissuto e
scritto. Leggere è percorrere un itinerario potenzialmente infinito perché «se
alla fine ho chiuso il libro - scriveva Virginia Woolf - era solo perché la mia
mente era sazia, non perché avessi esaurito il suo tesoro».
"Non ho mai avuto un dolore che un'ora di lettura non abbia dissipato".(Charles Montesquieu). "Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi". (Michel Houellebecq). "Leggere è l'unica dipendenza che non nuoce, ed è la migliore cura per l'anima".(Dumitru Novac). "I libri danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante".(Fernando Pessoa). "Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra - che già viviamo - e, facendola vibrare, ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi".(Cesare Pavese). "L'opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che,senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso".(Marcel Proust). "Pochi libri cambiano una vita. Quando la cambiano è per sempre, si aprono porte che non si immaginavano, si entra e non si torna più indietro".(Christian Bobin). "I libri sono l'alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia".(Marco Tullio Cicerone). "Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere".(Daniel Pennac). "La lettura dei buoni libri è una sorta di conversazione con gli spiriti migliori dei secoli passati".(Cartesio). "Alcuni libri devono essere assaggiati, altri divorati, e alcuni, rari, masticati e digeriti". (Francesco Bacone). Carissimo Aldo,meraviglioso e prezioso questo post, la cui lettura, ieri sera, è stata per me veramente coinvolgente e gradevole. Grazie e buona giornata.
RispondiElimina