Ha scritto Federico Rampini “nei
cupi giorni” del “coronavirus” sul settimanale “D” del quotidiano “la
Repubblica” del 21 di marzo ultimo: “(…). …le nostre
religioni monoteiste ci hanno ispirato un malsano senso di superiorità.
Fatti a immagine e somiglianza di Dio, abbiamo ricevuto da Lui il
diritto-dovere di dominare la natura.
La fede biblica e coranica ci ha resi arroganti, prevaricatori. L’induismo della reincarnazione educa a percepire l’essere umano come una tappa di transizione fra diverse forme di vita; impone perciò il rispetto di tutte le specie naturali. (…). Gli Stati-civiltà dell’Oriente prolungano oggi una vicenda ininterrotta dai tempi dei popoli delle steppe, delle orde che traversavano l’Eurasia portando aggressioni militari e religiose. L’Islam fu per molti secoli la fede dei conquistatori stranieri. Nei flussi e riflussi secolari viene sempre il momento in cui l’invasore viene respinto e diventa perseguitato. (…)”. Ha scritto Andrea Satta – pediatra, musicista, scrittore - in “Le nuvole nei giorni cupi dell'atomo”, pubblicato sul quotidiano “l’Unità” del 27 di marzo dell’anno 2011: Cosa sono le nuvole? Sono sogni in movimento. Pezzi di cielo maneggiati dalla fantasia, plastilina in vapore. Stupiti, col naso all’aria, io e Geo le guardiamo rinnovarsi tra le carezze del vento. Siamo in Romagna, nella valle della Marecchia, stamattina a giocare...
La fede biblica e coranica ci ha resi arroganti, prevaricatori. L’induismo della reincarnazione educa a percepire l’essere umano come una tappa di transizione fra diverse forme di vita; impone perciò il rispetto di tutte le specie naturali. (…). Gli Stati-civiltà dell’Oriente prolungano oggi una vicenda ininterrotta dai tempi dei popoli delle steppe, delle orde che traversavano l’Eurasia portando aggressioni militari e religiose. L’Islam fu per molti secoli la fede dei conquistatori stranieri. Nei flussi e riflussi secolari viene sempre il momento in cui l’invasore viene respinto e diventa perseguitato. (…)”. Ha scritto Andrea Satta – pediatra, musicista, scrittore - in “Le nuvole nei giorni cupi dell'atomo”, pubblicato sul quotidiano “l’Unità” del 27 di marzo dell’anno 2011: Cosa sono le nuvole? Sono sogni in movimento. Pezzi di cielo maneggiati dalla fantasia, plastilina in vapore. Stupiti, col naso all’aria, io e Geo le guardiamo rinnovarsi tra le carezze del vento. Siamo in Romagna, nella valle della Marecchia, stamattina a giocare...
- “Guarda un cane! –
- “No, a me sembra l’Australia” –
faccio a Geo.
- “Quella sembra un rospo e
quello, un dentifricio e quello, il Giappone” - risponde lui.
- “La nube dovrebbe passare oggi.
Si sa, ma non si dice. Passerà, ce l’hanno detto, ma non ci succederà niente,
Geo. Io mi sento pure in colpa a pensare a tutti quei morti, mentre ho terrore
di immaginare un pico-grammo radioattivo su di noi, sdraiati in mezzo a questo
prato, il primo sabato di primavera”.
“Ero su un prato verde anche quel
giorno di Chernobyl, sai? Era una domenica dolcissima di aprile. Anche allora
il peggio ce lo dissero dopo”.
- “E io?”.
- “No, Geo, tu non c’eri proprio
quel giorno, eri fra quelle nuvole. Ecco, sai come funziona? Quando una di
quelle più bianche prende le forme di un bambino, quel bambino viene sulla
terra …”.
- “C’è una casa col tetto a punta
sulla collina tonda-tonda, da quella parte ... Andiamo a vedere cosa si vede da
lassù, papà? Si vedranno le radiazioni cadere? O lì saremo sopra la nube?”.
- “No quelle no. E poi tu non
devi farti venire in mente questi pensieri, non devi. È importante solo la
notizia delle radiazioni, loro no, loro non ci riguarderanno. Piuttosto
ascolta: questa nuvola, questa, Geo, questa proprio sopra di noi, fra poco
cambierà forma, poi nasconderà il sole, eppure è sempre lei e vedrai che, fra
poco, dalla collina tonda-tonda, la vedremo diversa, così trasformata da
considerarla un’altra cosa; eppure la staremo respirando.
- “Guarda, papà, un aereo ora
l’attraversa, non gli farà male? Va velocissimo e la punge. È un caccia da
guerra, vero? Sembra l’ago del dottore. E la nuvola non piange? E se la nuvola
è piena d’acqua, è così che piove? E dove va quell’aereo? E perché sento il
rumore anche quando scompare? È immenso questo fracasso!”.
- “Cosa sono le nuvole amore
mio…? Il posto da dove potremo guardare il mondo, tutto insieme, in un respiro,
un giorno, ancora vicini, scalciando, per gioco, l’ossigeno e l’azoto.
Facciamoci la doccia, a casa,
stasera, che è sempre meglio. Oggi passava la nube cattiva, quella fatta dagli
uomini. Dice che non c’è pericolo, ma a volte... Geo? Fai come me: stendi le
manine sull’erba e cerca con i polpastrelli le margherite che ti senti crescere
tra le dita, chiudi gli occhi e ascolta, qualunque cosa piova. Ha così
scritto, in una lettera dell’anno 1854, un nativo, un semplice Capo Seattle, al
potente Franklin Pierce (23 di novembre 1804 – 8 di ottobre 1869), 14º
Presidente degli Stati Uniti d'America: “Tutto ciò che accade alla terra accade
anche ai suoi figli. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della
vita: egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a sé
stesso. Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù.
Contaminate
i giacigli dei vostri focolari e una notte vi troverete soffocati dai vostri
stessi rifiuti. Dov’è finito il bosco? Scomparso. Dov’è
finita l’aquila? Scomparsa. È la
fine della vita e l’inizio della sopravvivenza”.
Nessun commento:
Posta un commento