“Memoria” del mercoledì 30 di agosto
dell’anno 2006 tratta da “Gli alberi? Moneta ecologica”, intervista
allo neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea (5 di dicembre dell’anno 1913 – 6
di febbraio dell’anno 2011) pubblicata sul quotidiano “l’Unità” del 28 di marzo
dell’anno 2006: I. Professore Bollea, lei ha fondato l’Alvi,
associazione per il rimboschimento del suolo italiano, nata dall’esigenza di
riflettere e agire sul rapporto indissolubile e vitale che lega ogni individuo
agli alberi. Cosa intende per rapporto indissolubile fra il bambino e l’albero?
B. Basti soltanto vedere i bambini quando sono nei giardini con gli
alberi e con le piante o quando entrano nel bosco. Alzano subito la testa per
vedere le cime degli alberi, gli occhi si allargano. Gli
alberi più alti portano lo sguardo fino al cielo e i bambini cominciano a
sognare. L’albero è un segno di vita e raccoglie in sé il concetto di crescita.
I. Un ricordo del bosco con i bambini? B. Ecco, io ho imparato molto vedendo i bambini fra gli alberi. Una volta una bimbetta mi ha insegnato che sanno parlare. Gli ho chiesto: “Ma come parlano? Posso sentirli ora?”. “Vedi” - mi ha risposto - al mattino non bisogna svegliare gli alberi, perché hanno dormito tutta la notte per proteggerci. Quindi sono stanchi, bisogna aspettare… però se metti l’orecchio sulla corteccia e ascolti in silenzio, dopo lui parla! È vivo e anch’io e anche te”. Questa grande lezione mi è rimasta nel cuore. L’albero è vita nel cuore e nella mente dei bambini.
I. Un beneficio biologico
e psichico? B. L’albero dà la sensazione della bellezza. Le
foglie giovani e le foglie che cadono portandogli nutrimento. Nel bosco ci sono
gli elementi principali della nascita, della crescita, della morte della vita.
Al bambino viene automatico portare l’acqua all’albero, accarezza l’albero con
amorevolezza ed è felice di imparare a conoscere le sue portentose proprietà.
Già fra i 7 e gli 8 anni i bambini cominciano a capire che l’albero dà
ossigeno. Nel bosco sentono la limpidezza e la freschezza dell’aria nei
polmoni. Ecco perché vorrei che il bambino nasca e cresca con gli alberi
piantati da mamma e papà.
I. La legge Rutelli ha
fissato questa esigenza fra i doveri di ogni cittadino, genitore di un nuovo
nato? B. Al posto di un albero, ho proposto e ottenuto di
piantare 10 alberi perché dopo 8/10 anni, questi alberi producono l’ossigeno di
cui il figlio ha bisogno. Un bambino durante un’esperienza nel bosco disse:
“tutte le piccole margherite e le violette che nascono ai piedi degli alberi,
sono lì per fargli piacere, per festeggiarlo! Auguri! Bravo!” Dopo essere stati
nel bosco e aver notato tutti questi piccoli, importantissimi particolari, i
bambini cambiano il loro approccio con il mondo, man mano diventano più buoni.
Ricordano anche il vento, la tempesta di pioggia. Hanno sentito dei tuoni,
hanno visto qualche lampo… quanti pianti quando vedono il loro albero che ha
perso qualche ramo. Imparano a crescere e sentono di poter diventare forti come
gli alberi.
I. Secondo lei la scuola
italiana dovrebbe fare di più per l’educazione e la tutela ambientale?
B. La scuola può e deve impegnarsi a fondo per creare nei giovani una
forte cultura dell’ambiente. Per promuovere la cura di sé e degli alberi, il
senso della responsabilità, della tutela, per sentire la “necessità profonda”
del verde della loro città o del loro paese. Quest’opera di sensibilizzazione
deve cominciare però presto, già in età scolare e prescolare, quando ci si apre
all’amicizia e con la fantasia si può anche parlare con un amico-albero.
I. Dalle politiche
educative a quelle comunitarie. Secondo lei e il Consiglio europeo ha una
politica efficace sulla riduzione del danno ambientale? B.
L’Europa è riuscita a inghiottire boschi e foreste intere ad un ritmo
esorbitante. Fino a che i Paesi del Terzo Mondo hanno lanciato il loro chiaro
monito a Rio. Oggi noi, piantando un ettaro di bosco latifoglie, con il suo
sottobosco, possiamo produrre 25 metri cubi di ossigeno al giorno e
riassorbire altrettanti metri cubi di anidride carbonica, depurando l’aria.
Sono stati fatti tanti validi progetti, tante proposte. Quando inizieremo a
realizzarli?
I. Oggi siamo nell’era del
petrolio, lei auspica un ritorno all’era dell’albero? B. Oggi
l’Europa è costretta a prendere ossigeno da quei Paesi che hanno sovrabbondanza
di ossigeno. Guardiamo le foreste africane... l’Africa a livello internazionale
non è debitrice ma creditrice di ossigeno, di vita.
I. Lei parla spesso di
moneta ecologica. Cosa intende dire? B. Chi produce ossigeno
deve essere pagato. Noi respiriamo ossigeno prodotto dalle foreste equatoriali
e tropicali. Il 30/40% di quello italiano viene dall’estero. Le Nazioni Unite
devono pagare il surplus di produzione di ossigeno ad alcune Nazioni polmone.
L’uomo può vivere senza petrolio, senza carbone, ma non senza albero, né senza
polmone.
I. Perché, dopo tanti anni
di fervente attività, ha lasciato l’Alvi? B. Ho 96 anni e
qualche tempo fa, passeggiando per il bosco, ho incontrato un albero grande e
grosso. L’ ho guardato e lui mi ha guardato e poi mi ha detto: “Noi due siamo
alla fine”. Ed io ho capito che dovevo lasciare agli altri il compito di
seguire questa poesia.
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