Da “Matteo
Renzi, ovvero lo smemorato del Nazareno” di Silvia Truzzi, pubblicato su “il
Fatto Quotidiano” del 28 di febbraio 2018: (…). …Renzi è tornato a parlare (…) del
referendum: “Se il 5 marzo non ci sarà maggioranza è anche perché si è voluto
dire di no a una riforma costituzionale che semplificava il sistema
elettorale”. Oibò. E pensare che noi eravamo proprio convinti di aver votato
contro l’abolizione del Senato eletto dai cittadini e lo stravolgimento di un
terzo della Costituzione, riscritta così male che manco il libretto
d’istruzioni della lavatrice. In realtà Renzi stesso era convinto che il
quesito riguardasse, come in effetti era, la riforma costituzionale. Guardate
cosa diceva il 9 giugno 2016, ancora premier, mentre si trovava al summit Nato
di Varsavia: “Edi Rama, il premier albanese che ogni mattina legge tre giornali
italiani, mi dice: dai Matteo e cambiala questa legge elettorale se vuoi
vincere il referendum. Ho dovuto faticare non poco per fargli capire che il
referendum non è sulla legge elettorale, è su altro, sulla riduzione del numero
dei parlamentari, sulla fine del bicameralismo, chi vota Sì è per cambiare le
cose, chi vota No le lascia come sono oggi con il Parlamento più costoso e con
le procedure più contorte fra tutti i Paesi Nato”. E aggiungeva: “Non essendo
oggetto del referendum non capisco perché si colleghi la legge elettorale con
il referendum”. In effetti quella legge elettorale, l’Italicum, era stata
approvata a colpi di fiducia nel 2015 con un’entrata in vigore differita a
luglio 2016. Al di là di tutto, bisognerebbe dotare lo smemorato del Nazareno
di qualche post-it: l’Italicum (disegnato con un premio di maggioranza che
scattava al superamento del 40%, cioè sulla base della vittoria del Pd alle
Europee 2014) valeva comunque solo per la Camera. E in ogni caso la legge che
“mezza Europa” ci avrebbe copiato (dichiarazioni di Renzi e Boschi, marzo 2015)
è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta un anno fa, motivo per cui è
stata partorita – in fretta e furia e sempre a colpi di fiducie parlamentari –
questa meravigliosa nuova legge detta Rosatellum con cui ci apprestiamo a
votare domenica. Ma, ancora prima di venire battezzata, già si parla
apertamente di cambiarla perché “produce ingovernabilità”. Addirittura si dice
che potrebbe essere l’oggetto sociale di un eventuale governo di scopo: rifare
la legge elettorale e poi tornare al volo alle urne. Domanda ai cosiddetti
leader: ma voi, oltre a prenderci in giro con dichiarazioni che stravolgono la
realtà dei fatti, esattamente che lavoro fate?
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