Le “piroette di quelli del Pd” all’indomani delle
elezioni del 4 di marzo non sono una novità. È che con esse hanno convissuto da
un lungo tempo. Ri-leggere le cronache del passato per non dimenticare. Quanto resisteranno
lontani dalle stanze del potere? Tratto da “Le
lingue di Menelik” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano”
dell’8 di maggio dell’anno 2013 (anno elettorale): (…). …quando due partiti decidono
di governare insieme, è normale che prendano accordi. Gli elettori del Pdl lo
sanno e, se va bene a B., buona camicia a tutti. Viceversa gli elettori del Pd
non devono saperlo: questa almeno è l’illusione dei dirigenti che da vent’anni
li raggirano, estorcendogli i voti in nome dell’antiberlusconismo e poi
usandoli per inciuciare con Berlusconi. Ora però, nel raggiro, c’è un salto di
qualità. Due mesi fa la parola d’ordine era “mai con B.”. Un mese fa era “con
B. solo per il Quirinale”. Due settimane fa era “con B. solo per un governo di
scopo di pochi mesi: legge elettorale e si torna a votare”. Ora è “con B. per
un governo di legislatura e la riforma della Costituzione”. Nel timore che
domani si passi a “con B. per un partito unico guidato da B.”, la base si sta
ribellando in tutt’Italia. Il che spiega perché il Pd resta senza segretario:
così i dissidenti non sanno a chi tirare i pesci in faccia. Ma quali siano i
patti stipulati da Letta e B. nel famoso incontro clandestino con lo zio
Gianni, l’hanno capito tutti. Il governo Letta – come l’Italia descritta da
Corrado Guzzanti nei panni di Rutelli con la voce di Sordi – “non è né di
destra né di sinistra: è di Berlusconi”. Lui l’ha voluto, lui ha scelto il
Premier Nipote e i ministri che contano, lui decide il programma (anche perché
il Pd ne ha diversi, cioè nessuno), lui detta i tempi, lui staccherà la spina
quando gli farà comodo. (…).
Da “Bisogna trattare con il M5S contro il rischio neofascista” di Pascal Durand - eurodeputato francese dei Verdi - e Barbara Spinelli - eurodeputata del Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (Gue/Ngl) -, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 12 di marzo 2018: (…). Noi, figli di militanti antifascisti, di chi ha resistito all’oppressione e all’odio, noi che ricordiamo ciò che i nostri genitori ci hanno raccontato: che il fascismo si alimenta sempre della codardia e della rassegnazione degli altri, oltre che dell’ostinazione a preservare, sia pure momentaneamente, l’illusoria purezza della loro immagine. Noi, parlamentari europei, noi che a ogni scadenza elettorale vediamo l’estrema destra avanzare, i ripiegamenti identitari rafforzarsi, gli autoritarismi crescere, noi che vediamo la democrazia ovunque in pericolo. Noi, responsabili politici espressi da movimenti e partiti diversi, che lavoriamo quotidianamente con gli eletti del Movimento Cinque Stelle e che sappiamo come le nostre voci si uniscano sempre nel Parlamento europeo quando si tratta di promuovere la solidarietà e la democrazia. Noi, con l’umiltà e la gravità che ci conferisce il nostro mandato europeo, al servizio di 500 milioni di cittadine e cittadini europei, vi chiediamo di mettere per un istante da parte le posture e petizioni di principio, i calcoli elettorali o le valutazioni d’immagine e di tentare tutto ciò che è in vostro potere per permettere all’Italia di dotarsi di un governo nel quale l’estrema destra non avrà posto. Le elezioni del 4 marzo hanno prodotto una sconfitta elettorale per il Partito democratico, non lo neghiamo. Ma gli sconfitti non escono dalle battaglie godendo di speciali esenzioni dalle proprie responsabilità Compiacersi in una confortevole opposizione, rinunciare a sporcarsi le mani col pretesto che i vostri alleati potenziali non sono di vostra convenienza, non è un comportamento all’altezza della sfida di oggi, cioè difendere in Europa i diritti e le libertà fondamentali, i principi comuni sui quali si è costruita l’unione del nostro continente. Diceva Charles Péguy che la filosofia politica di Kant ha le mani pure ma è purtroppo sprovvista di mani. La stessa cosa si può dire di tutti i responsabili che scelgono di guardare altrove quando il fascismo è alle porte, con la scusa che per fare argine dovrebbero unire le proprie forze ad alleati troppo imperfetti. Voi non siete obbligati a voltarvi dall’altra parte. Avete la capacità concreta di costruire nelle prossime settimane l’alternativa a un governo che aprirebbe le porte al nazionalismo, al razzismo, alla xenofobia. Forse non avrete successo. Ma avete la facoltà di tentare. E le radici filosofiche e politiche del Partito Democratico rendono questa facoltà un dovere. Cari amici del Partito democratico, ci sono scenari ben peggiori di quello, indicato da Renzi, di divenire “la stampella di un governo anti-sistema”. Potreste diventare il predellino di un governo neo-fascista.
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