Da “Parliamo
delle cose da fare” di Alfredo Reichlin, pubblicato sul quotidiano l’Unità
del 19 di gennaio dell’anno 2006: Incendiare i raccolti e avvelenare i pozzi:
è una vecchia immagine usata per quegli avventurieri che giocano il tutto per
tutto pur di evitare la sconfitta. Ma in questo caso si tratta del capo del
governo italiano. C'è in questo scomposto agitarsi del Cavaliere il segno di
una disperazione ma c'è soprattutto il colpo che viene dato alla tenuta dello
Stato democratico. Dopo cinque anni nei quali abbiamo assistito alla vergogna
delle leggi fatte su misura (la misura dei suoi affari e dei suoi processi). Veniamo
adesso trascinati in una campagna elettorale nella quale costui usa un
altissimo ufficio pubblico come la Presidenza del consiglio - cui fanno capo le
polizie, i servizi segreti, poteri grandissimi di influenza sui giornali e
sugli uffici dello stato, capacità di pilotare informazioni e di esercitare
pressioni, minacce, ecc. ecc.- per spargere calunnie e veleni contro
l'opposizione parlamentare. Siamo arrivati, dunque, a questo punto: a una
minaccia di sovversivismo. Ed io spero almeno che questo ci aiuti a capire
quale partita si gioca in queste elezioni, una partita che va molto al di là di
un normale ricambio di governo. Ma ciò che è in gioco è anche altro rispetto
anche a quel fenomeno anomalo che va sotto il nome di “berlusconismo”. È
l'assetto complessivo dei poteri, di tutti i poteri (dalle banche ai giornali,
alla magistratura) e non soltanto dei poteri politici. E questo è anche il tema
di fondo dell'economia italiana: il rapporto tra rendita e profitto, tra
finanza e produzione. (…). …chi si candida a governare deve proporsi come una
guida, la quale per essere credibile deve avere una “visione” ma deve anche
essere in grado di porre lo sviluppo non soltanto economico ma civile e
politico della nazione italiana su basi in gran parte, se non del tutto, nuove.
(…).
Da “Noi e la
lezione di Francesco” di Alfredo Reichlin, pubblicato sul quotidiano
l’Unità del 19 di marzo dell’anno 2013: (…). …si è aperta a livello mondiale una
enorme questione sociale. Ed è questa che sta provocando fenomeni inusitati di
ribellione anche morale. Gli uomini, ma soprattutto i giovani, sentono sia pure
confusamente, che il «sistema» chiude i loro orizzonti e spegne le speranze
delle loro vite, per cui si fa strada l’idea che il mondo non può essere
governato da una ristretta oligarchia finanziaria, la quale è più potente di
qualsiasi Stato. Il denaro prodotto col denaro, questa enorme «rendita» moderna
che si mangia l’economia reale non va bene. Il risultato è un mondo coperto di
debiti che tocca ai poveri pagare riducendo le loro pensioni e finendo in mezzo
alla strada. È davvero una insopportabile vergogna. Di qui l’enorme bisogno di
cambiamento. (…). Noi parliamo troppo di politica ai politici con la «lingua di
legno» della politica. Non parliamo abbastanza alla gente delle cose e dei loro
sentimenti, di ciò che sta letteralmente sconvolgendo le loro vite. Ci rendiamo
conto delle ingiustizie del mondo di oggi? Tanto più insopportabili perché
questo non è più il mondo dei servi e dell’ottuso contadiname analfabeta di una
volta. È il mondo di giovani acculturati e informati ma privati del futuro.
(…). Il sistema non solo è ingiusto ma non funziona. L’economia a dominanza
finanziaria si è separata troppo dalla società. Il predominio della rendita
finanziaria e la gravità degli squilibri alimentati dalle logiche speculative
di breve periodo stanno distruggendo quel «valore aggiunto» che in definitiva è
prodotto dal lavoro e dalla creatività umana. In ciò io vedo non solo la
necessità ma la possibilità di una svolta che porti alla creazione di un nuovo
rapporto tra l’economia e la società. (…).
Da “Il Pd
non esiste senza sinistra” di Alfredo Reichlin, pubblicato sul quotidiano
l’Unità del 12 di dicembre dell’anno 2013: