Da “L’Italia
alla frontiera di caoslandia” di Lucio Caracciolo, pubblicato sul
quotidiano la Repubblica del 2 di marzo dell’anno 2016: (…). Studiando la carta
geopolitica del pianeta, osserviamo che oggi questo è spartito in due
macroregioni. Una relativamente pacifica, ordinata, benestante, imperniata su
un Occidente sempre meno coeso. Chiamiamola Ordolandia. L’altra, in via di
espansione, si dipana dall’America centrale all’Africa, dal Medio Oriente ai
Mari Cinesi: è la macroarea dove si concentrano disintegrazione degli Stati,
miseria, guerre, terrorismo, migrazioni forzate, rivendicazioni territoriali
apparentemente incomponibili. Fenomeni accentuati dalle devastazioni ambientali
indotte dai mutamenti climatici nelle sensibili aree tropicali. Questo è lo
spazio dei “pezzi di guerra mondiale” evocati da Francesco. Chiamiamolo
Caoslandia. L’alternativa fra guerra e pace si gioca nell’espansione o nella
contrazione di Caoslandia. Difendere e allargare Ordolandia è la priorità di
chi non cede al millenarismo apocalittico. E sa che la pace non è dato di
natura, ma conquista di ogni giorno. Come si potrebbe configurare la terza
mondiale che il Papa giudica già in atto? A differenza delle due precedenti,
che vertevano sulla redistribuzione della potenza fra i principali soggetti
mondiali, questa deriverebbe dalla loro impotenza. È la decomposizione degli
Stati – insieme all’incapacità delle grandi potenze di arginare il caos, quando
non lo incentivano – la cifra della deriva bellica in corso nel cuore di
Caoslandia. In alcune aree del mondo, specie in Nordafrica (Libia) e fra
Levante e Mesopotamia (ciò che resta di Siria e Iraq), il crollo dei poteri formali
è degradato in guerra civile. Nelle quali intervengono potenze esterne,
regionali (Iran, Turchia, Arabia Saudita) o extraregionali (Stati Uniti,
Russia, Francia, Gran Bretagna, forse domani anche Italia). Direttamente o per
procura. Senza peraltro definire un nuovo ordine, semmai accentuando il caos. La
guerra mondiale, o qualcosa di simile, sarebbe quindi il prodotto ultimo del
processo di disintegrazione di alcuni Stati. Al momento, forse il conflitto più
minaccioso, in questa prospettiva, è la guerra in Ucraina, dove Nato e Russia
si fronteggiano lungo la labile linea di faglia che li divide. L’Italia si
trova alla frontiera di Caoslandia. Sia sul fronte meridionale che su quello
orientale. E ben dentro la crisi esistenziale che sta scuotendo l’Europa. Siamo
dunque i primi interessati a impedire che il mondo del caos valichi i nostri
confini e dilaghi nel Vecchio Continente. Deriva perfettamente evitabile. A
patto anzitutto di rovesciare il clima apocalittico, alimentato secondo
Francesco non solo dai jihadisti ma anche dai neocrociati occidentali, per cui
il nostro destino sarebbe la guerra definitiva. I credenti vorranno ricorrere
al balsamo evangelico della misericordia. Dunque ameranno il nemico. Per i
laici, si tratta di recuperare il senso inclusivo della politica. Non per
evitare di combattere, quando necessario. Ma per impedire che le armi diventino
fini a se stesse. E tornino invece al servizio di obiettivi politici. Di nuovi,
per quanto provvisori, ordinamenti di pace. Se ciò non accadrà, l’intuizione di
Francesco rischierà di svelarsi profezia.
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