"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 19 agosto 2016

Quellichelasinistra. 11"Ci hanno rubato anche l'allegria".



Anche questa intervista di Fabrizio Gifuni rilasciata a Concita De Gregorio sul quotidiano la Repubblica del 19 di agosto dell’anno 2013 - "Ci hanno rubato anche l'allegria" –, imperversando di già l’uomo venuto da Rignano sull’Arno, avrei dovuto collocarla nella rubrichetta “scriptamanent”, poiché la stessa si è sostanziata proprio in un 19 di agosto, ché oggi è per l’appunto il 19 di agosto ma di un triennio dopo, un triennio appena passato di futilità ed improvvisazione della sedicente sinistra al potere. Ma ho valutato che fosse meglio fare un’altra eccezione. E l’eccezione l’ho fatta. Poiché in essa viene fuori quella indicibile continuità di questa struttura di governo con la precedente dominata dall’uomo venuto da Arcore. Sostiene Fabrizio Gifuni nell’incipit della intervista: “(…). Dobbiamo parlare di sinistra? Ecco, la sinistra italiana, fra le tante cose, si è fatta rubare l'allegria. Da gente che ha spacciato per due decenni un carnevale avariato per buon umore. Riuscendoci. È diventata nell'immaginario di molti un luogo cupo, pieno di paure e di divieti. È davvero un peccato. Passa la voglia, così".
Passa la voglia di impegnarsi ancora, o di parlare di politica? "Di parlarne, di essere costretti a ripetere stancamente, da anni, le battute di un pessimo film che sembra non finire mai. Altra cosa è l'impegno, quello non può cessare mai per chi ha la fortuna di fare qualcosa in cui ciò che sei coincide con ciò che fai. (…). ".
Delusione? "Qualcosa di più profondo temo, alle delusioni ci siamo abituati. Credo che il distacco dolorosissimo a cui sono state portate un numero impressionante di persone che si sono riconosciute, generazione dopo generazione, nei valori ideali di quella cosa che chiamiamo Sinistra  -  persone da sempre e radicalmente poco inclini al qualunquismo  -  ecco, penso che questo senso di lacerazione sarà una delle ferite più difficili da rimarginare, di cui non poche persone porteranno la responsabilità. Penso ad esempio che lo spettacolo miserabile a cui abbiamo assistito nei giorni delle elezioni presidenziali (quelli in cui si è deciso che non si doveva votare una delle persone più competenti ed equilibrate della sinistra italiana, quelli dei 101 che poi erano anche di più, in cui si è andati in ginocchio dal Capo di Stato a chiedergli di restare perché non sappiamo eleggerne uno nuovo, in cui il PD ha detto ai suoi elettori ci alleiamo con Berlusconi perché il momento lo richiede), ecco penso che l'odore di quelle giornate tanta gente farà fatica a levarselo dal naso per parecchio tempo. E ci terrei a dire che nella vita non sono mai stato schizzinoso". (…).
Se sua figlia le chiedesse cosa significa essere di sinistra cosa le direbbe? "Le direi significa non avere paura delle cose che cambiano. Saper accogliere le persone e pensare che i loro diritti valgono più dei soldi. Amare e difendere con tutte le forze la scuola pubblica del nostro paese. Dare spazio a chi ha talento e fantasia, senza toglierlo a chi ha bisogno. Gli leggerei una delle più belle lettere d'addio, quella che Nicola Sacco, il compagno di Vanzetti, scrive a suo figlio: "Ricordati figlio mio, la felicità dei giochi non tenerla tutta per te". Sì, le parlerei del valore della parola e del gioco".
Gioco e parola? "I bambini sanno naturalmente che per giocare bisogna darsi delle regole. Lo sanno da soli. Basta ascoltarli mentre costruiscono le storie. Il gioco è la chiave per conoscere il mondo. Le regole sono il perimetro dentro cui tanto i bambini quanto gli adulti  -  con i loro corpi e le loro parole  -  mettono in scena lo spettacolo della propria vita. Che sia quello della democrazia, della giustizia o del teatro. (…).". (…).
E il teatro? "Il teatro assomiglia un po' alla felicità, un luogo in cui  -  con i corpi e gli sguardi vivi delle persone  -  si continua a spezzare il pane insieme. Perché questo, per inciso, significa la parola compagni: qualcuno mi sa che o non se lo ricordava o non lo ha mai saputo. Che poi vedi che le parole sono importanti... Non aver paura delle cose che cambiano, però, non significa farsi fagocitare dal tempo. Il tempo è anche un'illusione, una trappola. Non sono così sicuro che la sinistra debba reinventare a tutti costi un nuovo linguaggio per non perdere il passo. Sarebbe già un ottimo risultato ridare dignità a parole che non perderanno mai valore. Una fra tutte, uguaglianza. Che significa uguali diritti, uguali opportunità, uguali davanti alla legge. E se alcuni partiti della sinistra si ricordassero, ogni tanto, di spezzare un po' di pane con la propria gente, magari scopriremmo che non c'è più tanto bisogno di riordinare il senso delle parole. Chissà".

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