Sono sicuro che non sia sfuggita alla Vostra
attenta e sagace intelligenza la prima pagina del quotidiano la Repubblica del
31 di luglio. Campeggia al centro di essa – la pagina intendo dire e non tanto
la Repubblica - un titolo che sa di proclama molto solenne. Ed un rimando –
sempre in quella prima pagina - alle pagine interne - 2 e 3 - per una
intervista che passi pure alla storia a firma di un tale Stefano Cappellini che
ha per titolo “Mps, non pagano i
cittadini”. Bum! Come perdersi una simile leccornia? E sono sicuro che
avrete stropicciato più volte ambedue gli occhi alla lettura di quella
intervista. È che si era di domenica – giorno un tempo dedito al Signore - ed i
turiferari di quel quotidiano si attivavano al meglio del loro mestiere per
incensare quell’uomo venuto da Rignano sull’Arno. Ché leggendo ti pareva di
sentire il loro bofonchiare e salmodiare e di respirare l’acre odore di
quell’incenso copiosamente disperso per l’aere. A futura memoria non poteva non
rilevarsi e riportare nei personali diari quanto quell’uomo andava bofonchiando
che, per esempio, “Per (…) Monte dei Paschi di Siena, ci siamo mossi per dare una
risposta tempestiva: la proposta di Atlante (fondo costituito allo
scopo con il coinvolgimento a rischio di perdite della Cassa depositi e
prestiti n.d.r.) ripulisce finalmente e per sempre la questione crediti deteriorati.
Insomma grazie all'intervento di Atlante c'è una soluzione di sistema,
definitiva. E l'aumento di capitale, finalmente, sarà fatto su una banca
totalmente ripulita dai problemi del passato”. Bum, bum e poi bum! Che “Dal
2015 abbiamo cambiato verso e invertito la rotta. Il segno del pil è tornato
positivo, il Jobs Act ha portato 599mila posti di lavoro in più e la massa dei
crediti deteriorati finalmente cala. Ecco perché insisto su investimenti,
crescita e flessibiità contro la cultura dell'austerity". O
Signore dal tetto natio! Ecco l’armageddon per i turlupinatori della cosa
pubblica poiché, sentite, sentite, “io non voglio che per le responsabilità dei
politici del passato, e dei banchieri del passato, paghino i cittadini di oggi.
Non è un fatto di consenso, è un fatto di giustizia. Paghi chi ha sbagliato,
non la gente comune”. Aiuto, ed ora quei poverini che hanno sbagliato
dove emigreranno? Non è che da qui a breve avremo anche una migrazione di “lor
signori”? A sentire quel Robin Hood c’è proprio da crederci! Ah, ah, ah!
Faranno tutti assieme una fragorosa, concordata risata! Udite gente, udite, che
“A
me interessa proteggere il correntista e il risparmiatore. Devono sapere che in
Italia c'è un governo che si occupa di loro, non delle poltrone dei consigli di
amministrazione delle banche come accaduto troppo spesso in passato. Poi se le
banche finalmente si ripuliscono dai deteriorati, beh, quella diventa
oggettivamente la misura di crescita economica più forte perché significa
recuperare credito da dare ai piccoli imprenditori, agli artigiani, alle
famiglie". Quale piglio da condottiero! E da subito e senza tentennamento
alcuno “via la politica dalle banche. Via i meccanismi allucinanti delle
popolari dove qualcuno faceva campagna elettorale per il rinnovo dei cda
attraverso la concessione di credito. E per farlo la riforma delle popolari del
gennaio 2015 segna una svolta storica in Italia. Mi piacerebbe che ci fosse più
onestà intellettuale nel riconoscerlo. Nel merito delle singole banche, le
storie sono diverse. Su Banca Etruria noi siamo stati di una severità esemplare
arrivando al commissariamento e alle doppie sanzioni. Ma chi conosce Arezzo sa
che le cause di quella vicenda hanno le radici in un passato lontano e sono ben
diverse da come sono state raccontate. Su Vicenza mi sono espresso
personalmente auspicando chiarezza, anche arrivando all'azione di
responsabilità: e i veneti sanno perfettamente chi sono quelli - imprenditori e
politici - che hanno fatto i furbi. Su Mps, non prendiamoci in giro: le
responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese, sono
enormi”.
Ma quell’uomo nel più recente passato su quale altro pianeta
ha vissuto per risultare oggigiorno innocente ed ignaro delle malefatte di
quella politica della quale ha fatto parte e continua a far parte da tempo
immemore? Poiché secondo la sua visione delle cose della politica "Personalizzare
questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio.
Per questo ho già detto che il mio contributo sarà molto chiaro: parlare solo e
soltanto di contenuti, tenendomi alla larga rigorosamente da tutti i temi del
dopo. Questo referendum riguarda il futuro del Paese più che il mio. Se vince
il sì, riduciamo il numero dei politici e le competenze delle regioni, se vince
il no rimane tutto come adesso. Se vince il sì ci saranno governi più stabili e
l'abolizione degli enti inutili come il Cnel, se vince il no rimane tutto come
adesso. Sarà una bellissima campagna elettorale sui contenuti, non sulle paure".Poiché
quel poverino declama ai quattro venti che "Io non ho messo il naso in nessuna
nomina Rai e non intendo farlo adesso. Abbiamo scelto come Governo un manager
qualificato come Campo dall'Orto, adesso tocca a lui e alla sua squadra. Il
paradosso è che noi non mettiamo bocca nelle scelte e siamo giudicati
responsabili per tutto ciò che accade. Buffo, no?".È questo lo
spicilegio redatto da quei salmodianti del quotidiano la Repubblica del 31 di
luglio. Bene. Mercoledì 3 di agosto. Sono presso a poco passate soltanto 72 ore
da quel delirio. Il quotidiano la Repubblica, sul lato sinistro, titolo: “Le
banche affondano la Borsa. Mps a picco”. Ohibò! Cosa accade e viene
tenuto nascosto all’uomo venuto da Rignano sull’Arno? Ohibò! “Siena
perde il 16%, Unicredit -7,7% Il governo studia alternative”. Aiuto,
studiano! Ma allora, cosa hanno fatto sinora? Ed i proclami del 31 di luglio?
Dettati dalla calura? Su “il Fatto Quotidiano” del 3 di agosto, prima pagina in
alto a sinistra: “Crollo Mps (-16%) e 800 milioni di buco in Cdp per Etruria&C”.
E sotto al titolo: “La Borsa affonda ancora, giù anche il Monte Paschi, nonostante il
nuovo piano. Le good bank create nel 2015 valgono meno del previsto, un
problema per la Cassa depositi e prestiti”. Ed allora, povero uomo? Come
la mettiamo? Ed i turiferari di Repubblica? “Renzi, il Signor Quindicipalle” lo denomina e titola il
suo pezzo Marco Travaglio su “il Fatto Quotidiano” del 1° di agosto. E non
certo in riferimento alle esuberanze virili dell’uomo venuto da Rignano
sull’Arno, ma in considerazione del suo indulgere nella pratica delle
fanfaronate, delle fanfaluche, delle bischerate ovvero del dire “palle”
ad ogni pie’ sospinto. Ha scritto Marco Travaglio: (…). 1. Montepaschi. “Ci siamo
mossi per dare una risposta tempestiva: la proposta di Atlante ripulisce
finalmente e per sempre la questione crediti deteriorati”. (…). La complessa
operazione finanziaria che coinvolge il fondo Atlante per liberare Mps da 9,2
miliardi di crediti in sofferenza è soprattutto la risposta a un errore del
governo. A novembre, tentando di risolvere la crisi di PopEtruria e altre tre
banche, un decreto ha illuso il mercato di poter recuperare 18 euro ogni 100
prestati ai debitori in sofferenza. Questo ha aperto all’improvviso un buco nei
bilanci di molte banche che usavano valutazioni molto più ottimistiche. Ora Mps
dovrebbe cedere le sue sofferenze a 33 euro anziché a 18, cioè a quasi il
doppio. Atlante e Mps devono riuscire a far cambiare opinione al mercato,
rimasto fermo al prezzo indicato dal governo. E non è detto che ci riescano.
Non si è mai vista un’operazione di mercato a prezzi fuori mercato. 2. Jobs
Act. “Dal 2015 abbiamo cambiato verso e invertito la rotta. Il segno del Pil è
tornato positivo, il Jobs Act ha portato 599mila posti di lavoro in più e la massa
dei crediti deteriorati finalmente cala”. Le sofferenze nette delle banche
continuano a crescere, dagli 84 miliardi di aprile agli 85 di fine maggio
(ultimo dato Abi). Come ha osservato la Reuters, nel 2015, con il Jobs Act e
l’economia in crescita, sono stati creati 110.000 nuovi posti di lavoro. Nel
2014, senza il Jobs Act e con l’economia nel terzo anno di recessione, ne erano
stati creati 168.000. 3. Banche/1.
“Con Padoan abbiamo agito all’unisono, incoraggiando una soluzione di mercato.
La Bce e il Cda del Monte dei Paschi hanno fatto poi la scelta che hanno
ritenuto più solida. A me interessa proteggere il correntista e il
risparmiatore”. Per mesi Renzi e il governo hanno fatto scrivere ai giornali
amici di essere vicinissimi a una “soluzione di sistema” concordata con la
Commissione europea, tramite la ricapitalizzazione delle banche con soldi
pubblici e senza chiedere sacrifici ai risparmiatori. Poi di quel negoziato si
sono perse le tracce, visto che l’Italia non stava ottenendo nulla. Allora Renzi
ha iniziato a presentarsi come sostenitore di una soluzione di mercato, con
cessioni di crediti in sofferenza a prezzi stracciati e Mps consegnata di fatto
alla banca americana JP Morgan. Visto che l’esito finale è stato diverso, ora
prende le distanze. Se le Borse reagiscono male o se tra un anno Mps sarà di
nuovo a rischio, nessuno dovrà dare la colpa a lui (che per mesi ha lasciato
degenerare la crisi inseguendo soluzioni inapplicabili). 4. Banche/2. “Noi come governo abbiamo messo
le mani in una situazione difficilissima con un obiettivo chiaro: via la
politica dalle banche”. È stata la politica a scaricare buona parte del peso
delle crisi di alcuni istituti sul resto del sistema bancario, forzando quelli
sani a farsi carico – anche tramite i contributi al fondo Atlante – dei
disastri di PopVicenza, Etruria e Veneto Banca. 5. Etruria. “Su Banca Etruria noi siamo stati di una severità esemplare
arrivando al commissariamento e alle doppie sanzioni. Ma chi conosce Arezzo sa
che le cause di quella vicenda hanno le radici in un passato lontano e sono ben
diverse da come sono state raccontate”. Pier Luigi Boschi, padre della ministra
Maria Elena, era membro del Cda e fu promosso vicepresidente subito dopo che la
figlia entrò nel governo e che Etruria fu commissariata da Bankitalia (non dal
governo, come fa credere Renzi). E fu Bankitalia, non il governo, a
sanzionarlo. Dove sarebbe la severità del governo? Della commissione di
inchiesta promessa da Renzi per indagare sulla responsabilità di banchieri e
vigilanti nel disastro di Etruria e altre tre banche, si sono perse le tracce.
(…). 7. Referenzum. “Personalizzare
questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio….
Parlerò solo e soltanto di contenuti, tenendomi alla larga rigorosamente da
tutti i temi del dopo”. Ma è vero l’opposto: è stato Renzi a dichiarare
ripetutamente che, in caso di vittoria del No, si sarebbe dimesso da premier e
addirittura ritirato dalla vota politica (“vado a casa”), facendo cadere il
governo e mandando l’Italia alle elezioni anticipate (cosa, quest’ultima, che
non è nei suoi poteri, ma in quelli del capo dello Stato). Nessun esponente dei
Comitati del No e nessun leader dell’opposizione, prima di questo suo refrain,
aveva mai chiesto le sue dimissioni in caso di sconfitta al referendum. (…). Lo
scriveva Marco Travaglio il 1° di agosto. Il 3 di agosto funesto era di là
ancora da venire. Ohibò!
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