Da “La
marcia in pace del popolo esiliato” di Paolo Rumiz, sul quotidiano la
Repubblica del 24 di novembre 2015: (…). …i carnefici hanno davvero bisogno di
camminare coi profughi? Hanno modi più spicci per arrivare. Abitano in casa
nostra. Sono frutto del nostro mondo. Ci conoscono meglio di quanto noi
conosciamo loro. Usano Twitter e Facebook. Ci fanno credere quello che
vogliono. Vogliono sollevare odio verso gli inermi e creare un clima da pogrom.
E le nostre destre populiste, dalla Francia alla Polonia fanno da docili agenti
dei loro veleni. Essi vogliono che l’Europa si riempia di reticolati e sbatta
la porta in faccia agli esiliati, la cui fuga incarna la sconfitta totale della
loro cultura di morte. Se succederà, avranno vinto loro. Essi vogliono che noi
ci si chiuda, invece di intervenire sul campo a difesa degli inermi in Medio
Oriente. Ci illudono di poter rispondere ancora con i missili, perché sanno che
i missili fanno vittime civili (distruzione della base di Médecins sans
frontières) e alimentano altri rancori. (…).
Dalla mia città, Trieste, vedo
passare rifugiati a piedi dal tempo della mia nascita. Gente che è stata sempre
circondata da pregiudizi negativi. Chi cammina è sempre un’anomalia. E poi, si
sa, come conforta supporre che il male venga solo da fuori! Ho visto gli
istriani in fuga da Tito, i curdi in fuga dalla repressione turca, i croati e i
bosniaci in fuga dal massacro jugoslavo, i serbi in fuga dalle truppe croate,
poi gli albanesi in fuga dalla repressione serba. Oggi i siriani e gli afghani.
Sembrano cose diverse, e invece no: è lo stesso film! Dietro allo scontro
etnico, religioso o nazionale, c’è sempre la guerra sociale. Quella di una
cosca di “primitivi” bene armati contro un popolo di “evoluti” inermi. (…). Abbiamo
ignorato le primavere arabe. Abbiamo alimentato i Taliban perché ci serviva
qualcuno che avesse il fegato di affrontare i russi on the ground, salvo poi
bombardarli. Ci genuflettiamo davanti agli emiri finanziatori del terrorismo.
Abbiamo eliminato Gheddafi e Saddam in nome del denaro, non di un’idea. Si
vince con le scarpe, (…). …proprio per questo, gli esiliati in cammino
troveranno un approdo. Lo troveranno nonostante gli attentati, nonostante
eventuali infiltrati che possono averli seguiti, nonostante le mafie che li
sfruttano, i nostri reticolati e le nostre paure. L’immigrazione è un destino
ineluttabile che possiamo solo subire o governare. Millenni di evoluzione lo
dimostrano. La storia non la fanno gli stanziali ma “i piedi instancabili
dell’homo sapiens” (folgorante definizione di Ceronetti), quelli di chi supera
il dolore del distacco e la paura del mare nero. Vince chi brucia le navi sulla
battigia per non cadere nella tentazione del ritorno, chi si taglia i ponti
alle spalle per cercare una vita migliore. Nulla può fermare un ventenne che ha
lo stomaco vuoto e la testa piena di sogni. Gli occhi dei rifugiati sono spesso
più vitali dei nostri. I loro figli più svegli e affamati di vita. Anche per
questo abbiamo paura di loro. Temiamo di esserne dominati. Viviamo in un mondo
di uomini soli incollati a Twitter, dove a qualsiasi arruffapopoli basta urlare
la parola “sicurezza” per essere eletto. Ma è osceno che sui rifugiati si
costruiscano consensi elettorali. Osceno che populismi vigliacchi smantellino
spensieratamente l’Europa e se la prendano con i deboli anziché con gli
assassini. Mi inquietano coloro che hanno stravolto il paesaggio della nostra
Italia con fabbriche piene di immigrati a basso costo e ora urlano contro
questi disperati. Mi fa spavento il cinismo di tante organizzazioni umanitarie
che sui rifugiati campano alla grande. Vedo popoli che in nome della
cristianità respingerebbero anche Cristo alla frontiere. Vedo la sudditanza
culturale di troppa Sinistra rispetto a chi urla le ragioni della pancia. Mi
fanno paura gli intellettuali che tacciono o, peggio, snobbano la legittima paura
della gente. Io sto con gli esiliati in cammino. Come loro, esercito coi piedi
il mio diritto primordiale di accesso allo spazio e apro varchi negli
sbarramenti che mi tagliano la strada. Come loro, ho sete di attraversare
frontiere e so che chi viaggia rasoterra penetra nei territori e li comprende
meglio di chiunque. (…). L’homo erectus che va, capisce il mondo prima di
qualsiasi Dipartimento di Stato. (…).
Da “La terza
guerra mondiale ai profughi” di Furio Colombo, su “il Fatto Quotidiano” del
20 di settembre 2015: Ecco, dopo molti summit e molte
discussioni,è stato deciso che il nemico sono coloro che fuggono in cerca di
salvezza, commettendo l’errore di portare in salvo anche donne e bambini. Sono
il nemico da umiliare, aggredire, recintare, respingere,prendere a calci,
privare di cibo, di acqua e di sonno, vietando, multando, imprigionando
qualunque tentativo di accoglienza. Non
sappiamo in quale maledetta gara di repulsione dello straniero sia nato il
grido “prima gli ungheresi”, “prima gli italiani”, “prima gli slovacchi” (che
per sicurezza scrivono i numeri sui polsi dei rifugiati, compresi i piccoli). Che
orrendo mondo è quello in cui un altro,per principio,viene prima di te,anche se
tu e il tuo bambino state morendo? È risorto il culto del sacro e inviolabile
confine della patria, e delle eroiche storie della Prima guerra mondiale,dove
si moriva a decine di migliaia dopo mesi di fango per “mantenere le posizioni”.
Eppure c’era, una volta, il “Manifesto di Ventotene” che nel mezzo dell’ultimo
spaventoso massacro, la Seconda guerra mondiale, ha invocato una patria delle
patrie, detta Europa, con l’unico scopo di dare con certezza diritti umani e
civili a tutti, e dove viene prima il diritto. (…). Tutti (…) condividono: la
causa di tutto sono i migranti, colpevoli di essere irriducibili nel loro
desiderio di scampare alla morte, di salvare i bambini, e di essere troppi. E
se la causa di tutto sono i migranti, bisogna colpire i migranti. Alcuni leader
sono chiari,violenti, fascisti, come prima di Ventotene, come Orbán, Salvini,
gli slovacchi dei numeri sulle braccia degli intrusi,i francesi di Calais e di Ventimiglia ,i gendarmi di
Cameron. Altri sono più ipocriti (gli
italiani nel governo italiano e gli italiani nel governo europeo) e si lasciano
sfuggire a mezza bocca che “nel Mediterraneo, non temete, ci sarà una fase
due”, che vuol dire finalmente sparare.
Intanto abbiamo l’offesa ai più elementari sentimenti umani con la legge
regionale Maroni. Vuol dire che in Lombardia saranno puniti gli albergatori che
accolgono chi non è di pura razza italiana, un reato aggravato dalla
solidarietà se lo fanno gratuitamente. È come una legge che obblighi ad esporre
al diluvio e ai torrenti straripati le vittime di un nubifragio. (...).
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