Ho lo “scoop”. Sì, proprio uno “scoop”.
Ma andiamo con ordine. Leggo su il Sabatini-Coletti che “scoop” - s. ingl. (pl. scoops); in it. s.m. inv. (o
pl. orig.), più freq. pr. adatt. - sta per “clamoroso colpo giornalistico”. Si dia il caso che non sia giornalista e che
non aspiri ad esserlo. Che sia di quelli che, per amore del leggere, si sia
sobbarcato della fatica di tenere in vita questo “diario” in rete al fine di
socializzare letture godute ed opinioni diverse lette ed apprezzate. Lo “scoop”
del quale a momenti parlerò e del quale non voglio minimamente ammantarmi
pensava di averlo fatto Marco Travaglio - “Siate
seri, se potete” – su “il Fatto Quotidiano” del 17 ultimo scorso. Il quel
Suo quotidiano “pezzo” editoriale posto come di consueto sulla destra della
prima pagina, quindi in grande mostra, andava
scrivendo: (…). Serietà significa dire la verità. A chi pensa che il terrorismo
sia tutt’uno con l’Islam e il bersaglio unico sia la civiltà
giudaico-cristiana, segnaliamo che l’addetto alla sicurezza dello Stade de France
che ha fermato e messo in fuga il kamikaze che tentava di farsi esplodere in
mezzo a 80 mila tifosi,si chiama Zouheir ed è un francese di religione
musulmana. Non sappiamo se sia moderato: sappiamo ha salvato migliaia di vite.
Anche Safer, cameriere in un ristorante colpito, è musulmano: le due donne
ferite che ha salvato non gli han chiesto il permesso di soggiorno, né il suo
grado di moderazione. (…).
Sono – e rimango ancora - un estimatore di
M. T. e devo pur confessare d’aver “bevuto” le Sue argomentazioni senza quella
necessaria accortezza per verificarne la veridicità. Accade. M. T. svolge un
mestiere che è affascinante ma che al contempo esige che la “notizia” prima d’essere
“sparata” sia verificata convenientemente. Mi convinco ora che non sempre M. T.
svolga quest’ufficio di garanzia, di garanzia soprattutto verso i Suoi
estimatori e lettori. E lo “scoop”? “Calma e gesso”, come suol
dirsi. C’è uno “scoop” del quale ora urge e del quale voglio parlare. Lo “Scoop”
– è proprio questo il titolo - in questione è quel film che Woody Allen nell’anno
2006 diresse amabilmente ed interpretò pure. È stato il Suo secondo film che ha
fatto seguito allo straordinario “Match Point” ambientato anch’esso nell’algida Inghilterra e
che ha avuto quella straordinaria “musa” di Scarlett Johansson tra i personaggi
più importanti. Nel film il grande Woody interpreta la parte di un
illusionista, un tale Sid Waterman che in arte si fa chiamare Splendini. E Woody
sfodera nel film il meglio della Sua arte e della Sua verve. In un passaggio di
colloquio con Scarlett Johansson, che nel film è Sandra Prensky, una giovanissima
ed ingenua studentessa americana di giornalismo che studia in quel di Londra, alle
vicendevoli domande risponde sarcasticamente così: - Lei di quale confessione è? -. - Confessione…
Religione intende? -. - Sì, sì, confessione è quello che ho detto -. - Ah, io
cristiana, e lei?-. - Come nascita sono di confessione ebraica ma poi mi sono
convertito al narcisismo -. È stato forse un narcisismo nascosto e di
notevoli dimensioni che ha spinto M. T. a scrivere quanto ha scritto pensando
di sbalordire e tacitare il mondo intero con lo “scoop” di cui sopra. Poiché
nella cacofonia delle voci nei giorni susseguenti al 13 di novembre a Parigi avrebbe
fatto un gran bene che almeno M. T. si differenziasse per accortezza e misura
nel Suo stimabile lavoro. Ma così non è stato. “Cacofonia delle voci”
dicevo, ma anche di terribilmente altro, tanto da costringermi a disertare prontamente
il chiacchiericcio globale. “Chiacchiericcio globale” che è
stato ben descritto, da par suo come sempre, da Oliviero Beha nel Suo “pezzo”
che ha per titolo “Per fortuna in Italia
abbiamo le nostre mafie”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” il successivo
giorno 18 di novembre, ovvero ieri: È già stato notato, anche su queste colonne (sic
n.d.r.), come il web sia stato invaso da balle e cialtronerie spaziali intorno
alla tragedia di Parigi, e il virus abbia contagiato tutto il sistema
mediatico, pare non solo in Italia. Ma rimaniamo a noi, ché mi pare già
abbastanza. Non mi ricordo a memoria della mia generazione un livello così
pasticciato e così scadente dell’informazione, per cui un attentato epocale
spia di insipienza e avidità planetarie è diventato una specie di Picture
Horror Show. Salvo non molte eccezioni, siamo stati travolti da
un’interminabile sfilza radiotelevisiva di esperti ignoranti, di vip prestati
all’occasione senz’arte né parte, di politici concettualmente disarmati. E in
Rete di panzane e intemerate di cui a freddo vergognarsi, dilagate dappertutto
o quasi come uno tsunami dell’assenza di ragionamento. E i giornali,
solitamente vincolati per uno straccio di tradizione, di abitudine e di
tempistica a un briciolo di serietà, hanno fatto bravamente da specchio a
questo precipizio del non sense. Forse vale la pena di domandarsi come abbiamo
potuto ridurci così, così come ha evidenziato un venerdì mostruoso e davvero
non sorprendente anche se ce l’hanno spacciato per tale nell’orgia di maledizioni
e venti di guerra. Ora quell’”anche su queste colonne” del Beha ci
porta dritto dritto allo “scoop” iniziale che è stato il “leitmotiv”
di questo mio scritto. Poiché alla pagina 11 sempre di martedì 17 di novembre e
sempre sullo stesso “il Fatto Quotidiano”,
ovvero nella “stessissima” impaginazione Caterina Soffici ha scritto un Suo
pezzo che ha per titolo “Attenzione,
caduta balle spaziali”. Ove si legge, tra le altre “cose”, quando di
seguito riportato: (…). …ieri la macchina della bufala ha continuato a inondare il web di
panzane e voci incontrollate. Una l’ha diffusa una certa Rebekka, account
Twitter americano, che raccontava la bella storia di Zouheir, una guardia di sicurezza
allo Stade de France, che avrebbe bloccato l’attentatore impedendogli di
entrare con la bomba. Se l’ordigno fosse scoppiato all’interno avrebbe fatto
una carneficina, invece è scoppiato fuori grazie a questo eroe non
riconosciuto. “È un musulmano, nessuno se lo fila” scrive Rebekka. Ritwittata
35 mila volte. “Storia bellissima – scrive Le Monde – peccato che non sia
vera”. Sono stati gli agenti di polizia a bloccare l’uomo. C’era un musulmano
fra loro? Potrebbe anche essere. Ma sarebbe un’altra storia. Pensateci
un po’: in prima pagina M. T. con il Suo “scoop”, e solamente a distanza
ravvicinata, molto ravvicinata – alla pagina 11 dello stesso quotidiano - Caterina
Soffici con il Suo anti-“scoop”. Quale “cacofonia” di voci!
Continua a scrivere Oliviero Beha: Il punto mi sembra sia il fatto che ormai,
molto anche grazie al contributo del web (…) l’importante non è più conoscere
la materia di cui si parla ma essere il più vicino possibile ai destinatari del
messaggio: quale che sia il medium in questione. E poiché un uomo della strada,
il classico tassista inteso come vox populi, anche se non sa nulla dell’Isis
straparla e si fa capire non essendoci appunto nulla da capire, ecco che viene
preferito all’esperto che vuole approfondire. Ma siccome nessuno vuole
approfondire, basta travestire la vox populi da personaggio noto e il gioco è
fatto. È stata purtroppo un’orgia di superficialità, nelle facce tv rozzamente
espressive come nei siti web, dove si mescolavano i video dell’eccidio con
quelli della pubblicità in un compendio di atroce quotidianità che rappresenta
perfettamente ciò che tutti invocano: “Non bisogna cedere né all’Isis né alla
paura, è necessario tornare alla vita normale”, proprio quella “normalità”
occidentale bersaglio del terrore. E conclude Oliviero Beha in
riferimento alla molto specifica “normalità” del bel paese: E qui
un pensierino alle nostre contrade ci vuole. (…). Sarebbe anche questo un
tributo alla nostra perversa “normalità” di cui tanto si ciancia, preferendo
ignorare le ragioni e le concatenazioni di cause che ci hanno portato a “essere
tutti francesi”. Basta infatti un becero travestito da politico che chiama alle
armi per gratificare la paura e l’incomprensione che giornalmente favoriamo.
Noi dei media, intendo, che gettata la consapevolezza alle ortiche abbiamo un
grande progetto di fronte: trasformare tutto in merce, individuare i cattivi,
disporci tra i buoni e tenerci lontano dall’eventuale connivenza e collusione
degli uni con gli altri. Ho finalmente realizzato il mio “scoop”.
Evviva! “Siate seri, se potete” ha scritto diligentemente e titolato M.
T. Ma la “serietà” non è di questo mondo malato.
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