Il sabato 6 di giugno dell’anno 2009
compariva su questo blog – per la sezione “Zeitgeist” - il post n° 49 che
portava per titolo “L’Italia vincente che non ci piace”. Queste incursioni
ripetute nel passato mirano a vivificare una “memoria” che gli
accadimenti degli anni successivi sembra abbiano ammorbato nel senso di una
corruzione del pensiero che miri a svuotare di ogni significato le parole ed i
termini e le realtà sociali per come si sono andate configurando nei processi
storici, realtà che storicamente sono state sempre contrapposte ma dalle quali,
svuotandone pensieri ed idealità, si prefigge il traguardo di pervenire alla creazione
di una “melassa sociale” che dall’indistinto ideologico tragga il suo
essere. In quegli anni il processo di ammorbamento della dialettica sociale
muoveva speditamente i suoi passi stante il fatto che il quadro politico
offriva scenari di governo di una destra al tempo vincente. E sin da quel tempo
il tentativo di dare corso ad un indistinto trovava in quello specifico
schieramento politico la fonte ispiratrice e la necessaria forte spinta
affinché il processo intrapreso avesse rapido sbocco ed un buon fine. Trascorso
un lustro e più da quei giorni ci si ritrova in un condizione politica –
partiticamente parlando – che dovrebbe essere all’antitesi rispetto a quel
tempo, per ritrovarsi invece con gli attuali protagonisti della politica che, pur
professando una diversa matrice storica ed ideologica, realizzano in pieno quel
progetto di snaturamento sociale. Poiché nel progetto politico in corso si ha
la sensazione che l’obiettivo primo sia il superamento delle contrapposizioni
storiche che inevitabilmente la dialettica sociale concorre a stabilire. Risulta
essere pertanto salutare questa nuova incursione nella “memoria” con la
rilettura di un Autore autorevole quale è il linguista e sociologo Raffaele
Simone. Ri-sfogliamo quel post del 6 di giugno dell’anno 2009:
(…).
(a) postulato di superiorità (io sono il primo, tu non sei nessuno); (b)
postulato di proprietà (questo è mio e nessuno me lo tocca); (c) postulato di
libertà (io faccio quel che voglio e come voglio); (d) postulato di
non-intrusione dell’altro (non ti immischiare negli affari miei);(e) postulato
di superiorità del privato sul pubblico (delle cose di tutti faccio quello che
voglio). (…). …bisogna supporre che il punto di partenza politico dell’umano
sia – per così dire – a destra, molto vicino a quello descritto dai postulati
che ho indicato. Per la loro natura primigenia, questi postulati possono
ricordare (…) le convinzioni che il bambino esibisce nei suoi primi rapporti
con gli altri:egocentriche, relativamente aggressive, esibitive. Se quei
postulati sono naturali (cioè precedenti a ogni mediazione ed elaborazione),
anche l’idea di destra è naturale, dato che esprime posizioni native,
precedenti a ogni mediazione e insensibili alla necessità (…) di venire a patti
con i bisogni e i diritti dell’altro. Attorno al nucleo delimitato da quei
postulati s’articolano le varietà storiche della destra… (…). …l’idea che il
pubblico non debba immischiarsi negli affari privati e in particolare che lo
Stato (forma suprema e immateriale dell’altro) non debba occuparsi della
proprietà individuale; l’idea che un gruppo (un ceto, una élite culturale o
sociale, una cricca, una razza, una rete di famiglie, una consorteria, secondo
i casi e le dottrine: insomma un insieme che dice noi e che considera
irrilevanti gli altri) sia destinato a comandare e gli altri a obbedire; che il
gruppo di comando debba essere visto come il partito dei migliori, mentre gli
altri sono il partito dei perdenti e così via. (…). In sostanza, la destra
riconduce le differenze (cioè le disuguaglianze) tra gli uomini alla natura o
alla situazione di fatto (o a Dio). In ogni caso le tratta come inevitabili e
inestirpabili, o perfino salutari, perché riflettono una disparità che è nelle
cose stesse, non nell’arbitrio della storia. Chi sta sopra (siano i ricchi, i
componenti di un’élite o d’un comitato d’affari o una razza supposta eletta)
deve avvantaggiarsi di chi sta sotto, perché le cose stanno così. Per questo le
differenze non vanno corrette con provvedimenti di riequilibrio, ma devono
esser lasciate come sono e messe semmai a frutto. Le riflessioni appena lette sono state tratte dal volume “ Il mostro mite “ (2008) – pagg.
159/162, di Raffaele Simone edito da Garzanti. Vi si coglie lo “spirito del
tempo” vincente. Vi si può quasi scorgere e descritta con maestria l’Italia
vincente dell’oggi. L’Italia che non ci piace. Non c’è atto, non c’è parola,
non c’è scandalo, nei provvedimenti del governo del bel paese, che non possano
trovare un riferimento ed una collocazione nelle riflessioni di Raffaele
Simone, linguista e sociologo di spessore internazionale. A questa Italia
vincente andrebbe contrapposta l’Italia della responsabilità, della
accoglienza, della solidarietà, dello spirito universalistico, l’Italia che non
vuole limitarsi solamente allo scambio delle merci e dei capitali con il resto
del mondo, l’Italia che abbisogna anche dello scambio degli uomini, delle
storie, delle culture planetarie esistenti. Necessita contenere l’Italia
vincente dell’oggi con uno straordinario impegno democratico, con la
consapevolezza della situazione estrema in cui ci si dibatte, a fronte di uno
scollamento sociale di inimmaginabili conseguenze, scollamento che avrebbe come
prime “vittime” proprio coloro che stanno “dietro”, coloro che sono soli,
coloro che hanno ben poco per farsi ascoltare, per farsi ascoltare dallo
spirito sordo della destra vincente che si nasconde sotto l’aspetto “mite” e bonario trasmesso falsamente e
sub-liminalmente dagli imponenti e pervasivi mezzi di comunicazione di massa di
cui essa dispone a suo piacimento. Non bisogna mancare gli appuntamenti e le
opportunità per ribadire l’esistenza di quest’altra Italia, di una Italia diversa
che, seppure irrisa, emarginata, resta pur sempre attenta e consapevole che le
parabole anche tragiche o farsesche della storia – quelle tracciate dagli
uomini piccoli piccoli – avranno un termine ineludibile che è scritto nel
destino, nelle “cose” proprie degli umani. Trascrivo di seguito un’avvertenza
dell’illustre Autore a proposito dei Suoi postulati: Li presento (…) in due versioni,
la prima con i termini della dottrina politica, la seconda (tra parentesi) in
linguaggio colloquiale.
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