(…). Uno degli esempi più antichi
di violenza e tradimento consumati per la conquista del soglio di Pietro è
quello di cui fu protagonista Benedetto Caetani che costrinse il suo
predecessore Celestino V (Pietro da Morrone) ad abdicare per l´impazienza di
salire al trono dove regnerà col nome, famigerato, di Bonifacio VIII
(1235-1303). Il povero Celestino era un uomo umile e pio, certamente inadatto
all´incarico. Ma la violenza con la quale il futuro Bonifacio lo scalzò rimane
degna delle più sinistre tradizioni del potere. Dante infatti lo caccerà,
ancora vivo, all´inferno. Il periodo più fecondo dal punto di vista narrativo è
quello rinascimentale quando la corte di Alessandro VI Borgia divenne sede di
intrighi e di delitti commessi a volte alla stessa presenza del papa. Celebre
l´episodio di quando Cesare, figlio del papa e fratello di Lucrezia, assalì nei
corridoi vaticani un tal Pedro Caldes, detto Perotto, 22 anni, primo cameriere
del pontefice (…). Perotto si tratteneva affettuosamente con Lucrezia cosa che
rischiava di compromettere il matrimonio al quale la bellissima donna era stata
destinata. Un giorno che Perotto passava per un corridoio s´imbatté casualmente
in Cesare. Intuì da uno sguardo ciò che stava per accadere e cominciò a correre
gridando a perdifiato, inseguito dall´altro che aveva estratto il pugnale. La
corsa ebbe termine nella sala delle udienze dove Perotto si gettò ai piedi del
pontefice implorando protezione. Non bastò. Cesare si avventò su di lui
trafiggendolo con tale impeto che “il sangue saltò in faccia al papa”
macchiandogli di rosso la bianca tonaca. Non solo delitti ma anche orge
caratterizzavano in quegli anni la corte. Preti e cardinali mantenevano una o
più concubine “a maggior gloria di Dio”, come scrive sarcastico lo storico
Infessura, mentre il maestro di cerimonie pontificio Jacob Burchkardt nota che
i monasteri di donne erano ormai “quasi tutti lupanari” poco o nulla
distinguendo le religiose dalle “meretrices”. Cronache vivacissime ha lasciato
il protonotario apostolico Johannes Burchard. Racconta ad esempio che una sera,
a una delle consuete feste date dal papa: «Presero parte cinquanta meretrici
oneste, di quelle che si chiamano cortigiane e non sono della feccia del
popolo. Dopo la cena esse danzarono con i servi e con altri che vi erano, da
principio coi loro abiti indosso, poi nude». (…). Per venire ad anni a noi
vicini, una vasta eco ha sollevato una mossa assai ambigua dell´allora
segretario di Stato Eugenio Pacelli. Nel 1939, papa Pio XI avrebbe voluto
pronunciare un discorso nel decennale del Concordato dove tra l´altro avrebbe
denunciato le violenze del regime fascista e la persecuzione razziale dei
nazisti contro gli ebrei. Alla vigilia dell´importante allocuzione papa Ratti
venne però a morte e Pacelli, che sarebbe stato suo successore, fece
prontamente sparire il discorso avendo in mente un diverso tipo di rapporti con
le due dittature. Divenuto papa a sua volta col nome di Pio XII, lo dimostrerà.
Intrighi e tradimenti all´ombra del trono di Pietro sono tutti accomunati da
elementi rimasti invariati nel tempo: ritrosia a dare informazioni e
addirittura a collaborare ad eventuali indagini, ostinati silenzi a costo di
alimentare le ipotesi peggiori.Se n´è avuta una prova in occasione della morte,
altrettanto repentina, di Giovanni Paolo I, papa Luciani. Ancora una volta
l´evento si verificò alla vigilia di una decisione importante con la quale il
papa avrebbe riorganizzato la famigerata banca vaticana, in sigla Ior. Così
oscure le circostanze dell´evento che i media anglo-sassoni avanzarono
apertamente l´ipotesi di un assassinio. L´autopsia avrebbe probabilmente fugato
le voci ma le gerarchie vaticane la rifiutarono preferendo mantenere un
silenzio che le ha ulteriormente alimentate. Il caso più grave di reticenza si
è però avuto quando, la sera del 4 maggio 1998, tre cadaveri vennero trovati in
una palazzina a pochi metri dagli appartamenti pontifici. Il colonnello Alois
Estermann, 44 anni, comandante delle “guardie svizzere”; sua moglie, Gladys
Meza Romero di origine venezuelana; il vice-caporale Cédric Tornay, nato a
Monthey (Svizzera), 24 anni. Poche ore dopo il portavoce vaticano Joaquin
Navarro Valls dette ai giornalisti questa versione: il caporale, in un accesso
di collera incontrollata, aveva ucciso il colonnello e sua moglie per poi
togliersi la vita. Invano l´avvocato francese Luc Brossolet ha fatto eseguire
(in Svizzera) perizie che dimostrano l´incongruenza grossolana di quella
versione. Da allora non è più stata cambiata. Avete appena finito di
leggere l’interessante narrazione di quella che è stata la “storia” della
chiesa di Roma nei secoli. Alcuni tratti di quella “storia” in verità, ma che
la dicono lunga di come una religione, fattasi chiesa e stato al contempo,
abbia abbandonato gli insegnamenti dell’uomo di Nazareth per dedicarsi, anche nella
sua struttura centrale, ad altre ignominiose imprese. Lo ha raccontato, come
sempre magistralmente, lo scrittore e giornalista Corrado Augias nel Suo pezzo “Delitti e castighi sul soglio di Pietro”
pubblicato sul quotidiano la Repubblica, che ho ripreso solo in parte. Nello
stesso numero del quotidiano ha dichiarato il teologo Hans Kung in
un’intervista ad Andrea Tarquini: (…). «…la struttura e l´organizzazione della
Curia romana cerca facilmente ma invano di ingannarci, di nascondere il
fatto-chiave: che il Vaticano nel suo nocciolo è restato ancora oggi una Corte.
Una Corte al cui vertice siede ancora un regnante assoluto, con costumi e riti
medievali, barocchi e a volte moderni e tradizioni cristallizzate,
consuetudini. Nel suo cuore il Vaticano è rimasto una società di Corte,
dominata e segnata dal celibato maschile, che si governa con un suo proprio
codice di etichette e atmosfere. E quanto più ti avvicini al principe regnante
salendo nella carriera ecclesiastica, tanto più in prima linea non vale e non
conta più la tua competenza, la tua forza di carattere, le tue capacità e
talenti, bensì conta che tu abbia un carattere duttile con una capacità di
adattarsi soprattutto ai voleri del regnante. È lui solo, il regnante, a
stabilire se tu sei persona grata o invece persona non grata». (…). È
la storia di sempre, che ha una immutabilità che non è consentita ad alcuna
altra creazione degli umani. Sarà che il dio che ispira e guida quella chiesa-stato
si sia distratto. Trova ben altra spiegazione il professor Umberto Galimberti
nel Suo Perché la ricchezza non é più
peccato?, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano la Repubblica: È più
facile che un cammello entri nella cruna di un ago che un ricco in
paradiso" (Matteo, 19, 24). Che significa essere cristiani oggi?
Condividere una fede che ha nel magistero ecclesiastico il suo punto di
riferimento dottrinale ed etico. Questa dottrina e questa etica si ispirano al
Vangelo che il cristianesimo assume come suo Libro fondativo? (…). La Chiesa
perse il suo contatto col Vangelo quando, con il declino dell'Impero Romano,
prese a governare il mondo, la "città terrena", per usare le parole
di Agostino, dove nobiltà e alto clero si dividevano le ricchezze, e i poveri,
che erano la gran massa della popolazione, restavano in attesa della promessa
"città celeste" a compenso delle sofferenze patite quaggiù. Questa
situazione durò fino alla Rivoluzione francese del XVIII secolo che pronunciò
quelle tre parole: libertà, uguaglianza e fraternità. Dalla libertà nacque
nell'Ottocento il pensiero fondamentalmente anticlericale, dall'uguaglianza
nacque il socialismo nella sua versione prima riformista e poi marxista. Le due
correnti di pensiero divennero due pratiche politiche entrambe avversate dalla
Chiesa. Della fraternità, che è poi la versione laica del precetto evangelico
della carità, si persero le tracce. Nell'America latina ci fu nel secolo scorso
un tentativo di dare attenzione a questo comandamento con la teologia della
liberazione, che però fu condannata dalla Chiesa. La dottrina sociale
cattolica, inaugurata da Leone XIII con l'enciclica Rerum Novarum del 1891, non
contiene alcuna condanna della ricchezza, ma si limita ad auspicare una
riduzione dei conflitti di classe in vista di una migliore pace sociale. E il
Vangelo? E i moniti di Gesù? Già il grande inquisitore di Dostoevskij,
incontrando Gesù tornato sulla terra per richiamare col suo silenzio il
Grande Inquisitore al dettato evangelico, questi gli fa presente che, se non
fosse stato per la Chiesa, di Gesù nessuno ne porterebbe memoria. La Storia ha
di fatto esautorato il Libro. È la ricerca della ricchezza terrena,
come sempre nella storia degli umani, a guidare i passi dei singoli e delle
comunità. Anche di quelle ispirate dall’alto, ma che con facilità sorprendente
riescono a tacitare la “vocina” flebile dell’impertinente “grillo
parlante”. Ha dichiarato il cardinale Carlo Maria Martini sulla vicenda
del “corvo”
del Vaticano: “La Chiesa perda i denari ma non perda se stessa”. Ecco, per
l’appunto: i “denari”, la ricchezza di questo mondo. Completo la narrazione
di Johannes Burchard: Terminata la cena, i candelieri che erano
sulla mensa furono posati a terra, e tra i candelieri furono gettate delle
castagne che le cortigiane nude raccoglievano muovendosi carponi, a quattro
zampe. Il Papa, il duca e Lucrezia erano presenti e osservavano. Infine furono
esposti mantelli di seta, calzature, berrette e altri oggetti, da assegnare in
premio a coloro che avessero conosciuto carnalmente più volte le dette
cortigiane, ed esse, nella medesima sala, furono pubblicamente godute.
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