"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 19 luglio 2018

Quodlibet. 99 “Due leader e tre differenze”.


Da “Due leader e tre differenze” di Giovanni Valentini, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 19 di luglio dell’anno 2014: Un amico di vecchia data, (…) mi illustra quelle che - a suo giudizio - sono le differenze principali fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Qui abbiamo parlato fin troppe volte del Cavaliere e del Caimano, vivisezionandolo sul piano mediatico e perfino psicopolitico, per non provare ora a fare un confronto con il nostro giovane presidente del Consiglio che qualcuno si ostina a considerare addirittura un "figlio" o un erede del suo anziano predecessore. Le differenze tra i due personaggi, (…), sarebbero tre: 1) Berlusconi, rispetto a Renzi, aveva e ha tuttora un potente apparato mediatico di sua proprietà (e aggiungiamo pure, al suo servizio); 2) Berlusconi s'era costruito un suo quadro ideologico, buono o cattivo, fondato sull'anti-comunismo e questo ha funzionato a livello elettorale (sottinteso: Renzi, invece, non ce l'ha, sebbene abbia superato il 40% alle ultime europee); 3) Berlusconi era "un pagliaccio, non una carogna" (mentre Renzi è "tagliente, affilato"). Sul primo punto, quello che attiene al piano più strettamente mediatico, non c'è dubbio che sia così. Berlusconi e Renzi sono entrambi due grandi comunicatori o, se si preferisce, due "venditori": di promesse, di slogan, di battute e in qualche caso - chi più, chi meno - anche di "fumo".
Ma l'uno era ed è il titolare della più grossa concentrazione televisiva e pubblicitaria del nostro Paese, costituita da Mediaset e Publitalia; proprietario di un colosso editoriale come la Mondadori; ex premier-tycoon e in quanto tale, appunto, portatore di un conflitto d'interessi senza uguali al mondo. L'altro, a quanto risulta, non possiede né giornali né televisioni; è oggetto quotidianamente di elogi e critiche, appoggi o attacchi, da parte di tutti i mezzi d'informazione; frequenta abitualmente i social network e in particolare Twitter, senza disdegnare neppure il videostreaming. E forse è anche il primo capo del governo italiano che, avendo messo in discussione l'assetto della Rai, sia stato contestato apertamente in una trasmissione del servizio pubblico ("Ballarò" di Giovanni Floris). (…). Veniamo, infine, agli aspetti più personali e psicopolitici, a parte il bunga bunga. Ammesso che Berlusconi sia un "pagliaccio" ma non una "carogna", secondo il giudizio del mio amico ex parlamentare, possiamo senz'altro convenire sul fatto che Renzi è "tagliente" e "affilato". E qualche volta pure provocatorio. Certo, non è uno che se le tiene o che le manda a dire. Per un leader politico e per un premier, possono essere limiti anche gravi. Dipende dai caratteri e dai gusti. Ma ciò non basta sicuramente a collocare Renzi nella categoria delle "carogne". Sandro Pertini avvertiva: «Chi ha carattere, ha un brutto carattere ». Più modestamente, ho coniato un altro aforisma: «Soltanto chi ha un brutto carattere si accorge del cattivo carattere altrui». Può valere in politica come nella vita quotidiana.

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