Da “Aumenta
la distanza tra ricchi e poveri: nel Paese dei rancori sale l’individualismo”
di Vito de Ceglia, pubblicato sul settimanale “A&F” del 25 di giugno 2018: Manifatturiero,
filiere e turismo sono i “baricentri” della ripresa economica nel nostro Paese.
Ma la crisi morde ancora, eccome, soprattutto le famiglie meno abbienti ma
anche quelle che fino a ieri fa erano considerate “ceto medio”. La frattura
appare evidente da “trascinamenti inerziali”, così li definisce il Censis nel
51° rapporto sulla situazione sociale del Paese, da “maneggiare con cura”: il
rimpicciolimento demografico, la povertà del capitale umano immigrato e la
polarizzazione dell’occupazione che penalizza proprio l’ex ceto medio. Il
Censis dice anche che “l’immaginario collettivo degli italiani ha perso la
forza propulsiva di una volta, perché non si è distribuito il dividendo sociale
della ripresa economica e non c’è nemmeno un’agenda sociale condivisa”. Ecco
perché, secondo l’Istituto, “risentimento e nostalgia condizionano la domanda
politica di chi è rimasto indietro”. La chiave di lettura del Censis è preziosa
e fa da sfondo alla tavola rotonda “Orgogli e pregiudizi nella società del
rancore”, (…). La fotografia del Paese scattata dall’Istituto si intreccia a
doppio filo con l’esperienza del Grande Viaggio Insieme, il lungo tour che
Conad organizza da 4 anni in giro per l’Italia con l’obiettivo di incontrare le
comunità che abitano la provincia, da nord a sud, per ascoltarne i bisogni e
per condividere con loro un momento di festa. Partito nel 2015, il Grande
Viaggio Insieme ha attraversato (e continuerà a farlo nei prossimi mesi) le
piazze di una quarantina di città, che di volta in volta sono state teatro di
incontri, concerti, eventi sportivi, degustazioni, legati dal filo conduttore
della comunità nelle sue molteplici forme: comunità di cittadini, di
imprenditori, di famiglie e di associazioni. Ad accompagnare dal 2017 in ogni
tappa del percorso la “carovana” Conad è il sociologo Aldo Bonomi, che
definisce questa esperienza “toccante” dal punto di vista umano: «Se ripenso
all’inizio, devo fare autocritica – dice - Prima di iniziare il precedente
viaggio, mi sono chiesto con autoironia: ma che ci faccio con i bottegai? Dopo
qualche tappa, ho realizzato che dai racconti dei bottegai, cioè le imprese del
commercio, risulta evidente che la crisi c’è ancora. Che il divario sociale tra
poveri e ricchi è aumentato. Questo ha prodotto rancore». Per rendere bene
l’idea, Bonomi racconta un aneddoto: «In una delle tappe del tour, ho
incontrato una giovane esercente di nome Manuela che mi ha conquistato con un
ragionamento: sono sciocca, mi dice, perché avevo fatto la resa delle uova di
Pasqua per non deteriorare la merce. Una settimana dopo mi arriva una richiesta
di uova. Purtroppo, non avevo preso in considerazione la Pasqua ortodossa, cioè
il fatto di vivere in un contesto multietnico. In questo caso, il bottegaio può
diventare antropologo». Il dato inconfutabile è che l’Italia dei rancori è la
diretta conseguenza di una «profonda incertezza - dice il dg del Censis Valerii
- che serpeggia tra le famiglie italiane le quali, rispetto al passato, non si
sentono più garantite: l’87,3% degli italiani appartenenti al ceto popolare
pensa che sia difficile salire nella scala sociale, come l’83,5% del ceto medio
e anche il 71,4% del ceto benestante. Pensano che al contrario sia facile
scivolare in basso nella scala sociale il 71,5% del ceto popolare, il 65,4% del
ceto medio, il 62,1% dei più abbienti. La paura del declassamento è il nuovo
fantasma sociale». Come reagiscono gli italiani? «Con un atteggiamento individualista
- spiega il direttore - prendiamo il caso della sanità, il 58% della
popolazione dichiara che non ha le stesse possibilità di cura di prima, per
questo motivo ci sono oggi 21 milioni di italiani che vogliono che siano
penalizzati dalle cure chi conduce uno stile di vita inappropriato. Mentre 13
milioni chiedono che la sanità curi solo loro e non le persone che arrivano da
fuori». L’Italia dei rancori non è l’Iraq. Ma gli italiani che sono emigrati
nel Regno Unito è quello che pensano. Un paragone “spinto”, osserva Barbara
Serra di Al Jazeera English, che si consuma sul terreno del lavoro e delle
mancate opportunità che germogliano i nuovi sentimenti sociali, o meglio
“risentimenti”, come il rancore, che oggi determinano il sentimento dominante.
«In passato gli italiani venivano in UK per cercare lavoro con un obiettivo -
sottolinea Serra - ad esempio, per imparare la lingua o per migliorare la
propria posizione professionale. Oggi, vengono per disperazione». Il rischio
concreto è questo sentimento sfoci verso una progressiva esclusione delle
persone dalle comunità in cui vivono. «È un rischio che Conad, come parte
integrante delle comunità con le quali opera, sta cercando di arginare
spingendo le persone verso l’inclusione - conclude Pugliese -. L’esperienza del
Grande Viaggio si muove in questa direzione».
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