Da “Il bosone di Gennaro e il mistero della pizza” di Stefano Benni,
pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 6 di luglio dell’anno 2012: (…).
Signor Gennaro vuole spiegarci come era arrivato molto prima di Higgs alla
scoperta? - Per la verità io e mio fratello Giuseppe, pizzaioli professionisti,
ci interrogavamo già nel 1960 sul fatto che qualche volta la pizza veniva
perfetta e qualche volta no. Insomma, non era solo problema di acqua, farina e
dosaggio. A volta la consistenza della pasta, diciamo la massa della pizza era
più elastica oppure dura, e anche la cottura veniva meglio o peggio al di là
della temperatura del forno, per non parlare del mistero della forza di gravità
che faceva sì che una pizza su dieci cadesse dalla pala di mio fratello, anche
se è vero che lui beve dieci litri di birra ogni serata di lavoro -.
E allora? - E allora mi venne da
pensare che c’era qualcosa di misterioso, un lievito cosmico, qualcosa di non
visibile che permetteva all’universo della pizza di aggregarsi in modo
particolarmente riuscito. Studiai anni e anni le farine, l’acqua, persino il pomodoro
e i carciofini, ma riuscii soltanto a stabilire una teoria algoritmica con cui
si distingueva la mozzarella buona dalla cattiva -.
Com’era la teoria? - Se la
mozzarella puzza è cattiva se no è buona. Finché una notte di cinquant’anni fa,
cioè due anni prima della teoria di Higgs feci un sogno. Sognai il mio
protettore San Gennaro, sospeso in cielo su una nuvola di scamorza. Mangiava un
trancio di pizza e diceva: “È come nu cappero ma non è un cappero. Cerca, cerca
Gennà, solo tu puoi risolvere il mistero della pizza… il novantasei per cento
dell’universo è un mistero, ma si può capire il quattro per cento. È molto più
di quanto gli umani capiranno mai sulla loro economia. Vai Gennaro. E come dice
la Fornero, lavora, lavora che il lavoro non è un diritto”-.
Ma allora la Fornero non la
conosceva nessuno… - Era un sogno premonitore. Allora che feci? Mi feci
prestare da Fausto, l’orefice, una lente di ingrandimento e esaminai per bene i
sei impasti di pizza che avevo appena preparato. E infine feci la scoperta… In
alcuni degli impasti non c’era nulla, ma in due c’era una specie di
luminescenza, come una lucetta del presepe. Guardai meglio e vidi, un minuscolo
cappero sorridente. Era il bosone. Febbrilmente, misi in forno tutto. Beh, le
pizze che vennero dai due impasti bosonati erano sicuramente le migliori -.
Quindi da lì nacque la sua fama di pizzaiolo scientifico. - Esatto. Imparammo quale era il modo migliore per lavorare la pizza in modo da far sì che gli elettroni, i bosoni e la pommarola si fondessero in una massa universalmente gustosa. Imparammo che il bosone è musicofilo e appare, ad esempio, quando si canta. Io e mio fratello passammo ore a impastare cantando “na sera e maggio” e “malafemmena”. Non avevamo i soldi per costruire un tunnel di trenta chilometri, o un acceleratore di mozzarelle, ma allungammo il forno di un metro, E da allora il bosone appare quasi sempre. Penso che in qualche modo, tragga la sua linfa dall’energia delle mani che impastano e dal calore del forno. Forse, come dice Margherita Hack, Dio è un pizzaiolo -.
Ma perché non brevettò la sua
scoperta e non la rese nota alla comunità scientifica? - Parlai con mio
fratello. Ci dicemmo: gli scienziati stanno già inguaiati. Non sanno prevedere
un terremoto, non sanno curare un raffreddore, non hanno una teoria economica
che regga, non sanno fermare il disastro climatico, vanno sulla luna e poi non
ci fanno niente, spendono un terzo dei soldi della ricerca per le armi, c’hanno
già tanti problemi, meglio che non gli mettiamo che questo pensiero nella capa
-.
E Higgs? - Ecco quello che
accadde. Cinquant’anni fa venne nella nostra pizzeria un signore inglese molto
gentile. Si mangiò quattro pizze e disse “wonderful, mai mangiata una pizza
così. Ma qual è il vostro segreto?”. Io non gli dissi niente. Ma mio fratello
Giuseppe ci cascò, si mise a bere birra con lui e a raccontare, e il signore
inglese faceva disegni e prendeva appunti e così ci rubò la scoperta -.
Ma è tutto vero? - Giuro su Totò.
Io sono contento che al signore inglese adesso gli diano il Nobel. Ma almeno
vorrei che il merito della scoperta venisse diviso. Che lo chiamino Bosone di
Higgs- Jacoviello o Gennarone di Higgs. Non è giusto che si parli di Napoli
solo per il vibrione o la spazzatura. Anche il bosone è roba nostra. Se
l’universo si regge, non è solo per il Primo Petardo, o Big Bang come lo
chiamano loro. Ci sono anche i protoni, gli elettroni, i guaglioni, i
lavoratori che in continuazione si fanno un culo così… E poi non è importante
come inizia l’universo, ma come va a finire, che in fondo è la stessa cosa -.
E lei ha in progetto nuove
scoperte? - Sì sto studiando il problema dei buchi neri, dell’eruzione del
Vesuvio, e soprattutto come consegnare la pizza a domicilio col teletrasporto.
Sa, pizzaioli si nasce, scienziati si diventa, Ma adesso basta devo lavorare.
Posso offrirle una pizza tre stagioni? -.
Non era quattro stagioni? -
Purtroppo con la spending review Monti ci è piombato addosso. Ha detto che tre
stagioni bastano, e ci ha tassato i funghi. Spero che non tassi anche i bosoni,
se no è un disastro -.
Capisco. Grazie di tutto. Ci
batteremo perché anche a lei venga dato il Nobel. - Con quello che costa, mi
basterebbe un abbonamento di tribuna al Napoli. E se vede Higgs gli dica che
non ci si comporta così…-.
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