Da “Il segreto della domanda” di Umberto Galimberti, pubblicato sul
settimanale “D” del 17 di luglio dell’anno 2010: Scrive Oscar Wilde: "Se hai
trovato una risposta a tutte le tue domande, vuol dire che le domande che ti
sei posto non erano quelle giuste". (…). …la filosofia non è
"possesso", ma "ricerca" della verità. Per questo non
fornisce risposte, ma radicalizza le domande volte a problematizzare
l'esistente, per evitare di assopirsi in quei sogni beati propri di chi ritiene
che la vita debba essere "senza pensieri", quando invece l'uomo è un
prodotto di lotte intime e sociali, la cui soluzione provvisoria va cercata in
quel dialogo infinito con gli altri, capace di allargare la propria visione del
mondo, la cui angustia è la vera responsabile dell'acuirsi del dolore
nell'insolubilità dei problemi. Adottando il metodo socratico della "dotta
ignoranza", la filosofia, a differenza della religione, non è autoritaria.
Non dice: "Io possiedo la verità e tu apprendila", perché è persuasa
che la verità, anche se incompiuta, imperfetta e mescolata a tanti errori,
dimori in ciascun uomo. E "maestro" non è chi trasmette la verità, ma
chi aiuta gli uomini a trarla fuori dalla confusione delle loro opinioni, anche
se in contrasto con le idee più diffuse e da tutti condivise. Quando chiesero a
Socrate che cosa insegnava, lui rispose che non insegnava niente perché era
ignorante, ma aiutava coloro che ritenevano di sapere qualcosa a fondare le
loro opinioni con argomenti solidi, in modo che stessero in piedi da sole, e
non per l'autorità di chi le enunciava, per la fede in credenze infondate, per
l'impatto emotivo, per la suggestione degli affetti. Siccome riteneva di non
essere in possesso di alcuna verità da trasmettere, paragonava il suo lavoro a
quello di sua madre che aiutava le partorienti a generare. Allo stesso modo lui
aiutava i suoi discepoli a partorire la verità che, segretamente, e spesso a
loro insaputa, custodivano. Chiamò questo metodo filo-sofia che significa:
"amore per il sapere", distinguendola dalla sofia dei sapienti che
non "amano" il sapere perché ritengono di "possederlo".
Amore, infatti, non è possesso, ma ricerca, tensione e desiderio della cosa o
della persona amata. Per questo, nel racconto che ci fa Socrate nel Simposio,
Amore non è figlio di Afrodite, come voleva la mitologia greca, ma di Penia,
che significa "penuria", "povertà". Essendo povero, Amore
non "possiede" e perciò "cerca", allo stesso modo della
filosofia che, non possedendo alcuna verità, ne va alla ricerca. Per questo
Socrate dice: "Amore è filosofo, perché sta in mezzo tra il sapiente che
non cerca la verità perché ritiene di possederla e l'ignorante che non la cerca
perché non desidera sapere". In questo senso è possibile dire che la
filosofia non è un "sapere", ma un "atteggiamento". L'atteggiamento
di chi non smette di fare domande e di mettere in crisi tutte le risposte che
sembrano definitive. Per questo l'atteggiamento filosofico è la macchina capace
di inventare un mondo possibile al di là del mondo reale.
La ricerca sull'essere e quella sul significato dell'amore si sono inseguite nella storia della filosofia in diverse modalità ed attraversano tutto il tessuto del pensiero, componendo ricami significativi... "Cosa è la vita se non l'eterna ricerca dell'amore, elemento indispensabile all'esistenza umana? E cosa possiamo noi, se non seguire questo stupendo bisogno, impegnandoci con tutto il nostro essere?". (Anonimo).
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