"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 18 luglio 2018

Quodlibet. 98 “Gli intransigenti, noiosi moralisti”.


Da “Occhio alle differenze” di Maurizio Viroli, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 18 di luglio dell’anno 2010: (…). Chi legge libri, anziché guardare la televisione e frequentare salotti buoni, sa che, da che mondo è mondo, servi e cortigiani hanno sempre usato, per screditare i loro avversari, una tecnica semplicissima che consiste nel cambiare il significato alle parole. Così, per ripetere esempi fin troppo noti, gli arroganti diventano intraprendenti; i buffoni, simpatici; i delinquenti, furbi che sanno stare al mondo; i cinici, intelligenti. Oppure gli onesti diventano fessi; i coraggiosi, visionari; gli intransigenti, noiosi moralisti (attenzione: oggi, in Italia, parlare di morale espone al disprezzo e al dileggio). Nel caso del neo-qualunquismo, la storia si ripete: i critici seri e severi del malgoverno e della dilagante corruzione diventano qualunquisti, avvicinabili ai più devoti servitori del signore. Non ci sarebbe nulla da commentare se non rilevare che in Italia si è persa anche la più elementare capacità di ragionamento che consiste nel rendersi conto delle differenze. Ma, data l’autorevolezza dei sostenitori della teoria del neo-qualunquismo, esaminiamo i loro argomenti più da vicino e poniamo loro due domande: “i buoni cittadini, quelli, per capirci, che rispettano le leggi, che svolgono le loro professioni con serietà ed impegno pur fra mille ostacoli e che pagano le tasse, sono moralmente superiori a coloro che corrompono i giudici, che sono collusi con la mafia, che cercano con tutti i mezzi di rendere impotenti le leggi per fare sempre più grande un uomo ed i suoi cortigiani?” “Difendere la Costituzione repubblicana è fare opera di anti-politica o dare esempio di politica seria?” Anche in questo caso, ragionando con rigore intellettuale, le risposte sono fin troppo ovvie come è ovvio che è del tutto fuori luogo sostenere, come ha fatto il presidente Massimo D’Alema, che l’ “antiberlusconismo sconfina in una sorta di sentimento anti-italiano”. Denunciare la corruzione italiana non è atto né berlusconiano né antiberlusconiano, è semplicemente dire la verità. Dalla denuncia della corruzione non deriva affatto la rinuncia a lottare per trasformare l’Italia in un paese civile. Se chi ha denunciato la corruzione morale degli Italiani dovesse essere considerato un anti-italiano, allora capofila di tale tradizione sarebbero, per citare solo qualche nome, Giuseppe Mazzini e Carlo Rosselli. Ammettiamolo, ci sono compagnie peggiori. È anche tempo di spiegare la differenza fra buone e cattive élites politiche e che appartenere ad un’élite può anche essere titolo di merito e non di vergogna. C’è una bella differenza fra l’élite politica attuale e quella, per esempio, del periodo costituente o, poiché ci stiamo avvicinando al 2011, quella della Destra Storica; e c’è una bella differenza fra la splendida élite del Partito d’Azione e buona parte dell’attuale leadership del Partito Democratico. La differenza prima che di cultura e di spessore intellettuale, qualità che non guastano, è di rigore morale. Mi pare già di sentire l’obiezione: “ma il Partito d’Azione è stato un partito di sconfitti”, o come ha dichiarato D’Alema, la “cultura azionista non ha mai fatto bene al paese”. Altri due errori: sconfitti non furono loro, sconfitta è stata ed è l’Italia che prima non li ha ascoltati e li ha derisi, e poi li ha dimenticati. La cultura azionista ha dato all’Italia piccole cose quali un contributo essenziale all’antifascismo prima e alla Resistenza e alla Costituzione Repubblicana poi, un’interpretazione rigorosa del Risorgimento nazionale, una concezione del patriottismo che insegnava la solidarietà con gli altri popoli e l’europeismo, un rispetto religioso della legalità, ha educato il Partito Comunista ai valori liberali e democratici, e, per ultimo, ci ha dato un presidente della Repubblica come Carlo Azeglio Ciampi. Proprio poco non mi pare sia. Se mai ci sarà una rinascita civile, non avverrà certo grazie a coloro che confondono i critici severi con i qualunquisti, ma grazie a chi continua a dire la verità, che l’Italia è un paese profondamente malato che ha bisogno di liberarsi del potere enorme che oggi domina e della sua corte.

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