"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 23 maggio 2025

Lastoriasiamonoi. 61 Stanley Milgram: «Un individuo che, a causa dei suoi profondi principi morali, non è capace di rubare, fare del male o uccidere, riesce a compiere tranquillamente queste azioni quando un'autorità glielo ordina".


LeggereNori”. “Quali sono le colpe del popolo russo”, testo di Paolo Nori pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 15 di maggio 2025: Sono contento quando mi chiedono di fare delle interviste, però chiedo sempre di farle per iscritto perché così, almeno, pubblicano quello che dico. Mi faccio mandare le domande e rispondo, e così ho fatto con un giornalista, l'altro giorno; una delle domande era "Che filo c'è tra la sua Russia letteraria e quella che sta facendo la guerra all'Ucraina?". Io ho risposto che un ex funzionario del Kgb aveva proposto di far diventare la sede dell'ex Kgb di Pietroburgo monumento letterario, e gli hanno chiesto "Perché?", "Come perché?" ha risposto lui "son passati tutti di qui". E aveva ragione. Tutti i grandi scrittori russi del Novecento sono passati di lì e qualcuno, di lì, non è uscito. La letteratura russa, ho aggiunto è, da sempre, il più grande nemico del potere russo, e mi sembra che diffonderla non significhi fare un piacere al potere, ma fargli un dispetto. Dopodiché il giornalista mi ha chiesto: "La letteratura russa è innocente?" e io gli ho risposto "Che strana domanda". Dopo lui mi ha chiesto "Il popolo russo è innocente?", e io gli ho risposto: "Il popolo tedesco è innocente? Il popolo italiano è innocente? Il popolo israeliano è innocente? E il popolo palestinese? Il popolo turco? Il popolo statunitense? Che strana locuzione, il popolo statunitense. Esiste? Non uso popolo americano perché l'America è un continente abitato, per gran parte, da persone che parlano spagnolo o portoghese per via di quello che Zvetan Todorov, in un libro molto istruttivo, ha chiamato 'Il problema dell'altro' (il libro si intitola La conquista dell'America, in riferimento alla quale mi viene da chiedere se il popolo spagnolo è innocente. E quello portoghese?)". Ecco. Quando l'intervista è uscita sul giornale, non sono state pubblicate la domanda "La letteratura russa è innocente?'; e la risposta "Che strana domanda", che era forse la risposta che mi piaceva di più, tra tutte le altre e, nel titolo, hanno messo tra virgolette, come se fosse una cosa che ho detto io, "Tutti i popoli sono colpevoli", che non è una cosa che ho detto e non credo sia una cosa che penso (le cose che penso io su dei temi complessi come la colpa non mi sono chiarissime, ci devo pensare). Io, tanti anni fa, ho avuto l'avventura di andare, per sette anni di seguito, ad Auschwitz, e ho letto, in quegli anni, un po' di cose, sulla colpa, e tra le altre un libro di Stanley Milgram uscito nel 1974 che racconta di un esperimento che Milgram ha fatto all'Università di Yale, a New Haven. I partecipanti (296) si presentavano a due a due, e un funzionario sorteggiava per uno il ruolo dell'insegnante e per l'altro quello dell'allievo. All'insegnante veniva chiesto di fare una domanda all'allievo e, se l'allievo rispondeva in modo sbagliato, di dargli una scossa e, se sbagliava ancora, una scossa più forte, poi ancora più forte, fino a dare una scossa che sembrava, dalle reazioni dell'allievo, mortale. In realtà, l'insegnante non lo sapeva, ma l'allievo era un attore, e l'esperimento era sull'insegnante e sulla sua "Obbedienza all'autorità", che è il titolo italiano del libro che Milgram ha tratto dall'esperimento (…). All'esperimento era presente un funzionario in camice grigio che, se l'insegnante si rivolgeva a lui dicendogli, per esempio: "Gli sto facendo male", rispondeva "Vada avanti", o "L'esperimento richiede che vada avanti". E quelli di solito andavano avanti fino alla scossa apparentemente letale. In un caso, su 40 soggetti, 37 non interruppero l'esperimento prima della fine. "I risultati di questo esperimento - scrive Milgam - lasciano sorpresi e sbigottiti. Nonostante i soggetti mostrassero chiari sintomi di tensione e protestassero energicamente con lo sperimentatore, hanno tuttavia continuato, in percentuale considerevole, a premere fino all'ultimo pulsante. I lamenti di chi riceveva le scariche, il fatto che queste sembrassero autentiche e dolorose, le implorazioni della vittima non bastavano a far desistere quanti partecipavano all'esperimento dall'eseguire gli ordini dello sperimentatore. La volontà esasperata, da parte di persone adulte, di giungere fino all' estremo grado di obbedienza all'autorità, costituisce la scoperta principale del nostro studio ed è un fenomeno che richiede un'immediata spiegazione. La spiegazione più facile sarebbe considerare quei soggetti che somministravano la scossa più violenta come dei mostri, degli individui sadici, ai margini della società. Ma è un argomento ben tenue se si pensa che quasi due terzi dei partecipanti provengono da un campione di gente normale, rappresentativa di diverse classi sociali: salariati, professionisti, dirigenti. Questa circostanza ci fa tornare in mente – continua Milgram - la polemica sorta a proposito dal libro di Hannah Arendt La banalità del male, pubblicato nel 1963. [...]. Ebbene, al termine di questo esperimento, in cui ho potuto osservare centinaia di persone normali sottomettersi docilmente all'autorità, sono giunto alla conclusione che ciò che la Arendt definisce La banalità del male è una realtà assai più diffusa di quanto si vorrebbe credere. La maggior parte delle persone somministrava le scosse per un senso di obbligo nei confronti dell'istruttore, non a causa di tendenze aggressive verso la vittima. L'insegnamento principale che si può trarre dal mio studio è forse il seguente: gente normale, che si occupa soltanto del suo lavoro e che non è motivata da nessuna particolare aggressività, può, da un momento all'altro, rendersi complice di un processo di distruzione. Ancora più grave è il fatto che la maggior parte di loro non ha le risorse necessarie per opporsi all'autorità, anche quando si accorge di compiere atti malvagi in, in contrasto con le più elementari norme morali. Entra in gioco tutta una gamma di inibizioni che impediscono la rivolta e provocano la sottomissione all’autorità. Quando si chiede al soggetto di esprimere un giudizio morale su come ci si dovrebbe comportare in una circostanza simile, tutti indicano la disobbedienza come il precetto giusto. Ma, nella dinamica della situazione reale, i valori non sono le forze operanti”. Un precetto come 'non ammazzare' - conclude Milgram - occupa certamente un posto di primo piano nella gerarchia delle norme morali, ma non ha altrettanto rilievo nella psiche umana. Qualche titolo di giornale, un richiamo dal distretto militare, ordini provenienti da un superiore gallonato sono sufficienti per indurre degli esseri umani a uccidere in tutta tranquillità". E, in un altro punto del suo saggio, Milgram scrive: "Un individuo che, a causa dei suoi profondi principi morali, non è capace di rubare, fare del male o uccidere, riesce a compiere tranquillamente queste azioni quando un'autorità glielo ordina". Un mio conoscente che ha letto l'articolo mi ha ringraziato perché non conosceva il libro di Todorov La scoperta dell'America, se l’è procurato, l'ha letto e l'ha trovato molto interessante. Ecco io credo che anche quel libro di Milgram del 1974 ci dica delle cose molto interessanti su quello che sta succedendo nelle nostre teste, e sono contento che quell'intervista che a me è sembrata così strampalata sia stata l'occasione per riprenderlo in mano.

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