“DelleRappresentazioniSacre”. “Se pure i pontefici diventano vittime di show e di meme”, testo di Loredana Lipperini pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 16 di maggio 2025: Ci sono un paio di cose che possiamo ripescare dai decenni alle nostre spalle: la prima appartiene alla filosofia calcistica dell'allenatore Zdenèk Zeman e in particolare al motto «Non importa quanto corri, ma dove corri e perché corri». Bene, nelle ultime settimane si è corso moltissimo: il riferimento è alla morte di papa Francesco e all'elezione di Leone XIV. Perché non è stata solo la copertura mediatica a essere senza precedenti, ma anche la modalità con cui si è svolta. Insomma, importa dove corri e perché corri, avrebbe detto Zeman accendendo la centesima sigaretta della giornata: la corsa in questione ha comportato non solo meme di ogni provenienza e livello e non solo i tremendi video realizzati con l'Ia dove lo spirito di Bergoglio gioca con Gesù a trasformare l'acqua in vino (segue selfie con paradisiaci sorrisi). Fosse stato solo questo, sarebbe la constatazione di quanto avesse ragione Guy Debord sullo spettacolo che ci divora. Stavolta, però, lo spettacolo è stato, si perdoni il gioco di parole, diabolico: abbiamo dunque avuto il Fantapapa, i quiz sul conclave, le infinite cronache sulla pasta alla carbonara e sui gelati al pistacchio gustati dai cardinali prima di chiudersi nella Cappella Sistina e poi ogni possibile variazione sul tema del gabbiano accanto al camino da cui provenivano le fumate, come se in una città che da anni è invasa dai gabbiani vederne uno o due o tre in Vaticano fosse faccenda degna dell'interesse degli auguri e degli aruspici dell'antica Roma (che però, vista l'epoca, traevano presagi soprattutto da cornacchie e corvi). Ora, i paragoni con il passato non sono mai utili. Però, ed ecco il secondo punto, se ripensiamo alla morte di Giovanni Paolo II e all'elezione di Benedetto XVI, è difficile non pensare che sono stati gli scrittori a ragionare sui Papi: lo fece Giuseppe Genna nel 2005, ne “L’anno luce", e la morte di Wojtyla echeggiò in diversi romanzi e i romanzi richiedono qualcosa di diverso dal grande carosello degli ultimi giorni. (…). Ecco: oggi verrebbe voglia di (…) auspicare invece parole pesanti, che non scorrano via e che si ancorino davvero a quel che ci accade intorno. E basterebbe leggere ciò che racconta la politologa Arianna Farinelli sulle riunioni clandestine dei docenti americani per difendersi da Donald Trump per rendersi conto che, a forza di distrarci con i meme, stiamo finendo in guai grossi. Per questo, la cosa preziosa di oggi è "Sotto l'inesauribile superficie delle cose" di Niccolò Scaffai, (…). Sono sei lezioni sulla profondità, intesa come spazio sotterraneo e sottomarino, e sul suo legame con l'Antropocene, laddove l'attività umana è così intensa da incidere sui processi geologici, alterando clima e struttura del Pianeta: ma è anche un'esplorazione su come spazio e tempo profondo incidano sull'immaginario, grazie alle opere di Calvino, DeLillo, Ghosh, Carson e ai film di Christopher Nolan. Sarebbe bello che quel paradigma della profondità diventasse nostro e che le parole, infine, diventassero (…) profonde, perché al momento se ne ascoltano e leggono davvero poche.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
sabato 24 maggio 2025
Uominiedio. 64 Filippo Ceccarelli: «Il futuro remoto vive tra noi».
(…). Piccolo riepilogo. Pochi giorni prima
di morire Papa Francesco ha chiesto di poter pregare dinanzi all'icona di Maria
conosciuta come Salus Populi Romani e da lui sempre molto amata, fino al punto
che a pochi passi da essa, nella basilica di Santa Maria Maggiore, Bergoglio ha
voluto essere sepolto. Ma appena eletto il suo successore, ecco che Leone XIV
si è precipitato, come già diverse volte durante la sua vita, nel santuario di
Genazzano, noto per l'immagine della Madre del Buon Consiglio, che pure
rappresenta un'antica Madonna con bambino. In raccoglimento di fronte a tale
icona, papa Prevost ha dunque inteso inaugurare il suo pontificato - e quanto
al Buon Consiglio, forse non dispiacerà sapere che s'intende quello che con
festosa risolutezza Maria impartì a suo figlio perché mutasse l'acqua in vino
durante le nozze di Cana (Gv 2,1-12). Entrambe le raffigurazioni mariane
rientrano nella categoria delle icone acheropite, parola che le classifica
secondo un'origine che non è umana, ma di programmazione per così dire
superiore, o divina, ciò che comunque gli assegna una speciale potenza
miracolosa. Nello specifico, la Salus Populi Romani, di chiara fattura
bizantina, sarebbe stata dipinta dall'evangelista Luca sulla base di un modello
apparso in una chiesa costruita a Lydda (oggi Lod, in Israele) da Pietro e
Giovanni. Inutile dire che nei secoli ha scongiurato catastrofi belliche e
sgominato pestilenze, l'ultima volta scendendo in strada contro il Covid. Così
come la Madonna prediletta da Leone XIV sarebbe rapidissimamente volata a
Genazzano sulle ali degli angeli, proveniente da Scutari, in Albania, nel 1467,
poco prima dell'invasione ottomana. Ora chi crede, crede, anche se a suo modo;
chi non crede si sforzi, magari per un attimo, di incuriosirsi. Dato il loro
carattere sacro, o quello che è, le due pitture non richiedono di essere
valutate dal punto di vista estetico. Arte, ragione e parole nel loro caso
servono a poco. Per quanto finora relegate al mondo ecclesiale, sia pure al
massimo livello, la devozione del vecchio e del nuovo Papa torna a rendere le
due icone simboli attivi, canali di grazia, porte del cielo, forze vive in
quanto visive. La novità, per nulla scontata, è il ruolo che in tale risveglio
svolgono, assecondano e sviluppano i media elettronici e la civiltà tecnologica
dell'immagine - a riprova che il futuro remoto vive tra noi. (Tratto da
“Il tecno-risveglio delle icone mariane”
di Filippo Ceccarelli, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” di
ieri, venerdì 23 di maggio 2024).
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