Qualcuno ha parlato di visione ingenua e un po' bambinesca: va bene che Silvio è volato in cielo, ma basterà per intitolargli un aeroporto? Non so, ma il ministro dei Trasporti avrà fatto i suoi bravi ragionamenti: tipo che se lo scalo di Fiumicino è dedicato a Leonardo, quello dell'Ultima Cena, sarebbe stato ragionevole dedicare quello di Malpensa a Ber1usconi, quello dell'Ultima Cena Elegante. Ci sta tutto, mi pare. Tuttavia gli ultimi comunisti, ormai rossi solo per il troppo rosicare, non sanno più cosa obiettare: qualcuno azzarda che non abbia senso dare il nome di un miliardario a un posto in cui non ti fanno imbarcare se hai molti liquidi. Qualcun altro teme che presto avremo una "Forza ITA" come Compagnia di Bandana, o che addirittura decolleranno solo "Bunga Boeing 747". Insomma, Mal pensa si è improvvisamente riempita di rancorosi malpensanti. Semmai bisognava fare di più: rispettare la memoria di un famoso milanista levando da "aeroporto" la parola "Internazionale" che sa di nerazzurro, e pensare anche agli eredi. Esempio: al Piersilvio intitolare il Dudi-free, e alla Marina, per logica, un porto. (Tratto da “Bunga boeing pronto al decollo” di Dario Vergassola pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 26 di luglio 2024).
“Noi che a Berlusconi preferiamo Parri”, titolo dato alla lettera di L. C. a Natalia Aspesi pubblicata su “il Venerdì di Repubblica” del 26 u.s.: Condivido la sua lucidissima sintesi dell’avventura politica dell’imprenditore Silvio Berlusconi. Eppure, andando indietro nel tempo, dopo la caduta del fascismo l’Italia aveva imboccato bene la strada verso una società più aperta e giusta, attenta ai valori della libertà e della democrazia, affidando a Ferruccio Parri, leader della Resistenza nella lotta al nazifascismo e prestigioso esponente del Partito d’Azione, il ruolo di presidente del Consiglio. Scrive il poeta Roberto Roversi nel libretto intitolato Dopo Campoformio (Einaudi, Torino 1965): «Carri armati posano /sotto gli alberi, i negri /ridono, stendono le mani, /la gente nelle vie, / tutte le finestre al sole. / Giorno sacro d’aprile. Alti vocianti /feroci uomini nuovi». (Ferruccio Parri, nel mattino di maggio del 1945).
Natalia Aspesi: Questa è una delle prime lettere che ho ricevuto “sulla avventura politica dell’imprenditore Silvio Berlusconi”. Ne ho ricevute tante, e tutte contro l’ex premier. Con il nome di Forza Italia ha ancora dei seguaci, che di lui se ne fregano e con l’aria per bene seguono la destra a cui non credono, per il loro piacere, per i loro affari, per ciò che fa loro comodo. Lei parla di tempi andati, rimossi, dimenticati. Sì, ha ragione, forse siamo in pochi che si appassionano, come dice lei, «alle politiche sobrie», come appunto Ferruccio Parri, impregnate di “doverismo” e di alto senso etico.
“Tutto il male è cominciato lì”, titolo della lettera di V. B. a Natalia Aspesi pubblicata sulla stessa edizione de’ “il Venerdì di Repubblica”: Gentile Natalia, come vede la chiamo per nome, spero mi perdoni. Non sono esattamente un suo coetaneo, comunque viaggio sulla buona strada per diventarlo. Ogni settimana, o quasi, ormai da decenni leggo la sua rubrica, sempre con interesse e piacere, tante volte sono stato d’accordo con lei, poche in disaccordo. Il motivo per cui le scrivo, oltre che per esprimerle la mia stima, è il seguente: nella sua intervista di qualche settimana fa ho letto con straordinaria soddisfazione (...non esagero) quanto ha detto di Berlusconi. Il male, appunto, è cominciato da lì, ne sono convinto e lo penso da sempre. Proprio un individuo che ha fatto i suoi interessi e che ripetutamente ha offeso le nostre istituzioni, sia da vivo (Ruby etc.) che da morto (il suo vergognoso funerale, vergognoso per lo Stato che lo ha promosso). Meno male che c’è l’Aspesi, salutandola cordialmente.
Aspesi: Io non posso dimenticare le ridicole interviste che si faceva fare quando ballava il bunga bunga e raccontava le sue orribili barzellette. Ecco, da quel momento, con le sue televisioni che ci hanno portato delle belle coscione e pettone, tutte molto giovani, abbiamo cominciato a vedere anche in politica donne davvero molto belle perché per lui se non erano bellissime non avevano il diritto di entrare in Parlamento. Alla fine, erano decine, cominciate con la minorenne spacciata per una finta Mubarak. Siamo un Paese che non ha storia, se la dimentica, anche quando passa dal carcere (vedi Dell’Utri). Le storie su Berlusconi sono centinaia, tutte spaventose, ed è da quelle che abbiamo imparato ad accettare persino un funerale di Stato a lui dedicato.
“Come siamo finiti in fondo al baratro”, lettera di F. L. a Natalia Aspesi pubblicata su “il Venerdì di Repubblica” sempre del 26 di luglio ultimo: (…). Da sempre sostengo che Berlusconi è stato un mascalzone. A parte le schifezze e nefandezze sulle donne è stato una delle figure più orribili degli ultimi 30 ma anche 40 anni. Ha manipolato milioni di persone sdoganando il peggio di ognuno, nel privato, nel pubblico, nella politica, abbindolando tutti con le sue tv. È davvero tra i maggiori responsabili dello sfacelo di questo povero posto che è diventato l’Italia. Gli altri responsabili dello schifo nel quale siamo costretti a vivere (noi che non lo abbiamo mai votato e fin dagli anni 80 avevamo capito quanto pericoloso fosse) sono coloro che avevano la possibilità di bloccarlo emanando/applicando leggi contro il conflitto d’interessi e non lo hanno fatto. Non sono del tutto sicura che lo abbiano sottovalutato, avevano sicuramente uno scopo a non fermarlo. E ora ci troviamo nel baratro. Le sue parole dovrebbero essere stampate sui muri, ripetute come un mantra ogni giorno sui giornali ancora non allineati, ripetute dai giornalisti ancora dotati di coscienza, scritte sui libri di scuola. Chiedo venia per il grande pessimismo di questa mia, non riesco a non dolermi ogni giorno di quanto sia successo dal 1994 (ma anche da prima) ad oggi. La saluto cordialmente e la abbraccio virtualmente.
Aspesi. Gentile signora L., la sua lettera è esemplare, non poteva essere più triste e, mi scusi, senza speranza. Spero sia il caldo a toglierci il respiro. E per il resto non è detto, chissà…
Nessun commento:
Posta un commento